La faccio io la difesa cattolica del Pdl
04 Luglio 2011
I cattolici sarebbero considerati poco o niente dal centrodestra: è l’ultima accusa al PdL, che è preso di mira da sinistra e adesso pure da destra, da chi ricorda- per esempio – che proprio con questo governo la pillola abortiva Ru486 è arrivata negli ospedali italiani.
Ma non è possibile accusare qualcuno di tutto e del suo contrario. Non si può essere sul banco degli imputati perché troppo inclini ad ascoltare le richieste della Chiesa, e al tempo stesso perché indifferenti ai cattolici che quel partito hanno votato, o addirittura perché ostili, per via della condotta privata del premier.
E allora la voglio fare io la difesa cattolica del PdL.
Quel PdL senza il quale, tanto per cominciare, non ci sarebbe mai stato un “caso Englaro”. Senza la sua iniziativa politica, quel luglio del 2008 si sarebbe concluso con qualche bottiglietta d’acqua sulle scale del duomo di Milano: una provocazione intelligente ma, insieme, l’ultimo gesto di compassione di una piccola minoranza rassegnata alla sola testimonianza. Pochi giorni, complice la pausa estiva, e il silenzio sarebbe calato su tutta la faccenda: nel bel mezzo del mese di agosto un comunicato avrebbe annunciato che Eluana se n’era andata. Fine. E invece è stata una battaglia lunga e drammatica, fatta innanzitutto da politici PdL con nome e cognome, per mesi a inventarsi ogni volta un’iniziativa, una mossa, azioni che hanno tenuta desta la coscienza del paese: il conflitto di competenze sollevato in parlamento, le commissioni ministeriali di esperti per spiegare lo stato vegetativo, l’atto di indirizzo del Ministro Sacconi, e un intero governo che, unanime, fa un decreto per salvare la ragazza. Una firma fu messa, un’altra mancò – non c’erano i requisiti di urgenza, si disse, mentre Eluana agonizzava – e lei è morta. Una mossa straordinaria e coraggiosa del Presidente Berlusconi, per la quale si può perdonare tanto: cercare di salvare una vita è cercare di salvare il mondo intero. E c’è qualcosa che non va se i cattolici che hanno difeso a spada tratta la gestione statale degli acquedotti, dimenticano quel sondino negato per portare – stavolta sì – “sorella acqua” ad una disabile.
Quando poi nel paese, specie nelle amministrazioni di sinistra, sono stati depositati migliaia di testamenti biologici per preparare i prossimi “casi” di fine vita, vere mine pronte ad esplodere, tre ministri di questo governo ne hanno certificato la non validità. Da parte cattolica, ricordo solo le battaglie di Avvenire, e nessun’altra iniziativa.
E per quello che riguarda la pillola abortiva, è tutta italiana la scoperta delle donne morte dopo la Ru486, e proprio di una dei componenti dell’attuale governo, che ne aveva scritto prima del suo incarico. Siamo il solo paese al mondo ad aver denunciato a livello governativo il tentativo di introdurre con la Ru486 l’aborto a domicilio. Sono stati politici del PdL a promuovere un’ inchiesta parlamentare – denunciando le morti, anche quelle secretate dalla ditta – e un ministro PdL a scrivere alla Commissione Europea che senza un ricovero ospedaliero la pillola è incompatibile con la nostra legge. Il ministero della Sanità, poi, ha emesso linee guida molto rigorose tese a impedire l’aborto a domicilio, e ad oggi c’è riuscito. Le resistenze sono venute da regioni amministrate dalla sinistra, come è noto.
Per quanto riguarda la cosiddetta “contraccezione di emergenza”, ricordo che la “pillola del giorno dopo” è venduta pure in Irlanda dove l’aborto è vietato, senza limiti di età, con l’obbligo dei farmacisti a consegnarla su richiesta e, contrariamente all’Italia, senza ricetta medica. E la pillola dei cinque giorni dopo è arrivata pure là. Purtroppo, se a livello internazionale le più importanti agenzie ed enti regolatori (OMS, FDA, EMA) trattano come contraccettivo un prodotto che invece è abortivo, i governi nazionali non possono fare niente per fermarlo, che piaccia o no.
Le coppie di fatto pure omosessuali le vogliono regolare, finora, Pisapia e De Magistris: quelli del “vento nuovo”, insomma, e non certo questa maggioranza.
Siamo l’unico paese al mondo ad avere un ministro che coordina le politiche di bioetica, e che si è dato addirittura un’agenda bioetica, di cui adesso non c’è tempo di parlare.
Con tutto questo il PdL , con i limiti e gli evidenti difetti che ha, rimane – e deve rimanere – un partito inclusivo, non confessionale, sanamente laico, tollerante in tutte le sue anime diverse.
E d’altra parte, non si può chiedere a un partito di sostituire l’iniziativa dei cattolici, come invece pare trasparire da certe critiche. Non si può delegare al PdL, né a nessun altro partito, presente e futuro, la presenza pubblica dei cattolici, la loro visione e le loro proposte per il paese.
Ma di questo torneremo presto a parlare dal “pulpito”.