La farsa grillina su Napolitano

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La farsa grillina su Napolitano

30 Gennaio 2014

M5S ha presentato in Parlamento l’impeachment, la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il reato è "attentato alla Costituzione". Scrivono i grillici di aver "mantenuto la promessa" con i cittadini, mentre Napolitano risponde con un laconico "Faccia il suo corso" e i partiti fanno testuggine intorno al Capo dello Stato. "Dovranno essere convocate le giunte per le prerogative parlamentari e le elezioni di Camera e Senato," fanno sapere i grillini Crimi e Santangelo, "insieme valuteranno se procedere con la messa in stato di accusa o archiviare tutto. Il presidente Grasso ha già comunicato il nostro atto alla presidente Boldrini".

Ma di cosa è accusato nello specifico il Capo dello Stato e dove sarebbe "l’attentato alla Costituzione", come recita l’articolo 90 della Costituzione? Napolitano avrebbe violato "sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali ed informali, i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana", secondo M5S. "Il compimento e l’omissione di atti e di fatti idonei ad impedire e a turbare l’attività degli organi costituzionali, imputabili ed ascrivibili all’operato del presidente della Repubblica in carica, ha determinato una modifica sostanziale della forma di stato e di governo della Repubblica italiana, delineata nella carta costituzionale vigente".

I grillini sostengono che Napolitano non stia svolgendo il suo mandato secondo i crismi, "in armonia con i compiti e le funzioni assegnatigli dalla Costituzione e rinvenibili nei suoi supremi principi. Gli atti e i fatti summenzionati svelano la commissione di comportamenti sanzionabili, di natura dolosa, attraverso cui il capo dello Stato ha non solo abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri ma, nei fatti, ha radicalmente alterato il sistema costituzionale repubblicano". Tante belle parole ma ancora non si capisce dove sarebbe il reato. E già, perché sollevare l’articolo 90 dovrebbe portarci davanti a fatti di estrema gravità, tanto è vero che l’impeachment è stato usato assai di rado nelle democrazie occidentali. Invece i grillici si limitano a usarlo come uno spauracchio, calcolandone l’utile politico e ai fini elettoralistici.

Insomma, in cosa Napolitano avrebbe "attentato alla Costituzione", una fattispecie su cui ancora oggi i più fini giuristi s’interrogano su come l’articolo 90 andrebbe realmente applicato? Alcuni lo riconducono all’articolo 283 del Codice Penale, ma d’altra parte non è mai accaduto che venisse usato nella intera storia repubblicana. Eppure i grillici, i parlamentari delle sirene e dei microchip impiantati sottopelle, sembrano avere le idee più chiare addirittura dei nostri Padri Costituenti.

Ma soprattutto adesso ci sarà da ridere sul procedimento richiesto dalla legge che è di una complessità non da poco. Simone Santucci l’ha ricostruito così per l’Occidentale: "Prima dell’introduzione vi è una attività probatoria svolta da un comitato bicamerale appositamente riunito  che ha veri e propri poteri inquirenti. Una volta deciso (a maggioranza) se procedere alla archiviazione o alla proposta formale d’accusa da presentare all’aula (in seduta comune) questa dovrà poi approvare l’accusa a maggioranza assoluta. A tutt’oggi rimane un mistero su come possa costituirsi una maggioranza di voti in seno al comitato e poi, eventualmente, all’interno del Parlamento". Ma andiamo avanti.

"In caso di approvazione dell’accusa, come si è detto, non è il Parlamento a decidere (come in Gran Bretagna o o negli Stati Uniti) ma la Corte costituzionale (in composizione integrata), un organo a più riprese ritenuto eversivo da molti di questi esponenti politici che oggi addirittura vorrebbero affidargli un così delicato processo. Non osiamo immaginare in caso di assoluzione se questi stessi personaggi riterranno più incostituzionale un Presidente assolto o una corte clemente (composta poi da numerosi giudici di nomina presidenziale)".

"Il lettore non si spaventi, non è un romanzo fantasy," è la conclusione di Santucci, "ma una delle possibilità concrete in caso, raro per fortuna, di sviluppi rilevanti. Un teatrino al quale avremmo fatto volentieri a meno ma che, nonostante tutto, non accenna ad uscire dal dibattito politico". Insomma, non è una idea peregrina pensare che i grillici che invocano la messa in stato d’accusa del Presidente Napolitano non sappiano nulla circa la sua reale struttura. Se l’avessero conosciuta probabilmente si sarebbero scoraggiati già in partenza.