La Fed aspetta giugno per il rialzo dei tassi. Mercati Ue al tappeto
19 Maggio 2016
di redazione
Giugno non sarà un mese facile per l’Europa. Infatti non ci sarà solo il referendum Brexit a tenere tutti con il fiato sospeso. Il 14-15 giugno si riunirà il Fomc, il comitato direttivo della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti dovrà decidere se proseguire nel rialzo dei tassi dopo la prima stretta (in 9 anni) annunciata a dicembre 2015 quando i tassi sui Fed Funds sono stati portati a 0,5%.
A riaccendere uno scenario di stretta estiva sono state anche le parole del presidente della Fed di Atlanta, Dennis Lockhart. Dal suo punto di vista il mercato sta sbagliando a non prendere in considerazione la possibilità che il costo del denaro possa essere incrementato nella riunione di metà giugno.
I futures sui fed fund scommettono proprio su una manovra restrittiva da parte della Fed nel mese di giugno con una probabilità del 32%, rispetto alla probabilità del 12%, già triplicata nella sessione precedente sulla scia dei dati relativi all’inflazione e alla produzione industriale, migliori delle attese.
Le valute di Australia, Cina e Corea del Sud sono scivolate ai minimi in più di due mesi, dopo la pubblicazione delle minute, a fronte dell’indice di riferimento dell’azionario asiatico, l’MSCI Asia Pacific Index, che è sceso fino a -1%, scontando anche il calo dei titoli energetici e dei titoli di società produttrici di materie prime.
Sono baste queste informazioni qua e là a far muovere gli investitori che hanno ripreso ad acquistare dollari (l’euro è infatti sceso a 1,12 dollari quando il 3 maggio era a 1,16) e a frenare la corsa delle Borse dei Paesi emergenti (l’indice Msci emerging market ha perso nell’ultima settimana lo 0,65%). Il rafforzamento del dollaro ha poi indebolito la corsa del petrolio, che non è riuscito a superare la soglia dei 50 dollari al barile, e dell’oro, che con il +20% da inizio anno resta la migliore classe di investimento.
A fare notizia, riassumendo, quindi, in quel meeting è stata l’eliminazione del riferimento ai “rischi” posti dagli sviluppi economici e finanziari globali. Quegli sviluppi, si leggeva nel comunicato, sarebbero stati “monitorati con attenzione”. Sempre ad aprile la Fed ha confermato un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, ma aggiungendo che “la crescita dell’attività economica sembra aver rallentato”. E infatti il 28 aprile è stato diffuso il dato del Pil del primo trimestre, cresciuto dello 0,5%, il ritmo di crescita più lento da due anni.
Sullo sfondo allora, una possibile Brexit e i tassi di cambio dello yuan sono alcuni dei rischi che pesano sull’economia mondiale.