La Ferrero sconfigge Pechino con un cioccolatino
08 Aprile 2008
La Cina è sempre più alla ribalta della cronaca. Il
viaggio della fiaccola olimpica e la repressione delle proteste indipendentiste
del Tibet stanno destabilizzando gli assetti mondiali. Ma per una volta anche
il colosso di Pechino deve chinare la testa alle leggi. Questo è il caso della
Ferrero.
Che il Piemonte sia una regione in cui l’understatement
regna sovrano, è indubbio. Basta osservare la letteratura proverbiale locale
per rendersi conto che il basso profilo nella vita è tipico della tradizione
sabauda. Basti pensare a Michele Ferrero, storico patron dell’omonima azienda
dolciaria di Alba, nel bel mezzo de La Granda, come affettuosamente i
piemontesi chiamano la provincia di Cuneo, è stato
recentemente insignito di un titolo a cui tantissimi, in questo periodo
storico, ambiscono, quello di uomo più ricco d’Italia, direttamente dalle
pagine di Forbes. Eppure, niente feste sfarzose e ridondanti, ma solo una
pacata felicità. Si, perché non ci si deve mai dimenticare delle origini. Ma non
solo, dato che il gruppo Ferrero stava per mettere a segno un colpo da maestro
nella giurisprudenza internazionale dei prodotti industriali.
Si sa che i cinesi sono degli
assi della copiatura. Qualsiasi oggetto, marchio, prodotto alimentare, brevetto
che passi sotto gli occhi a mandorla di Pechino, può essere studiato e
riprodotto fedelmente per il mercato interno. Non me ne vogliano i cinesi, dato
che per la loro cultura l’opera di copia è considerata una sorta di omaggio ad
un marchio o bene che loro apprezzano. Anzi, più la copia è fedele
all’originale, maggiore è la soddisfazione per l’elevato standard qualitativo
raggiunto. La stessa Camera di Commercio di Pechino ha una sezione che si
occupa prevalentemente di studiare prodotti stranieri di successo per cercare
di riprodurli in modo fedele. Peccato che nessuno, a Oriente, aveva fatto i
conti con Ferrero.
Montresor è un’impresa dolciaria
cinese, una delle più famose ed apprezzate. Produce una pralina dal nome Tresor
Dore, del tutto simile alla ben più famosa (in questa parte del globo) Ferrero
Rocher. Non solo le confezioni sono uguali, ma anche l’involucro con il
quale è confezionato il cioccolatino. Dopo l’ingresso, avvenuto nel 1984, del
gruppo di Alba nel mercato cinese, agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso
cominciano a manifestarsi sugli scaffali dei negozi di Pechino proprio i
prodotti di Montresor, i quali avevano copiato in ogni minimo dettaglio
l’eccellenza italiana. Nel 2005 comincia finalmente la causa relativa fra
Ferrero e Montresor. Ad una prima istanza la Seconda Corte Intermedia del
popolo di Tianjin respinse le accuse della società italiana poiché la pralina
copiata era ben più nota in Cina rispetto a quella italiana. Ma la Corte
d’Appello di Tianjin ha capovolto la sentenza, condannando Montresor al
pagamento di 70 mila euro nei confronti di Ferrero. Infine, ieri la grande
vittoria. La pralina Tresor Dore non potrà più essere venduta in alcun
negozio cinese, con buona pace di chi l’ha copiata così fedelmente da risultare
impossibile il riconoscimento immediato, se confrontata con quella italiana.
Il vantaggio competitivo basato
sulla qualità è un’arma su cui l’Italia deve puntare sempre più magari operando
come due simboli dell’eccellenza nostrana che hanno saputo dettare legge in
Cina, non subirla passivamente.
Ferrero e Geox, di Mario Moretti Polegato,
hanno saputo farsi portavoce di tutto quello che di buono c’è nel nostro paese,
secondo le regole legislative cinesi per la tutela dei marchi e della proprietà
intellettuale. Lo stesso Polegato ha impiegato ben 10 anni prima di poter
ottenere tutti i brevetti per poter operare in modo sicuro sul mercato cinese.
Uffici di avvocati per lavorare giorno e notte per comprendere tutte le
sfaccettature della normativa cinese hanno fatto sì che si potesse operare in
totale sicurezza contro la copia selvaggia. Ora, il suo prodotto più famoso è
venduto in oltre 100 negozi monomarca in Cina, con la sicurezza che non ci
potranno essere contraffazioni o danni industriali al marchio Geox. Questo
perché si tratta solo di comprendere quali solo le regole del gioco vigenti.
Come dire paese che vai, usanza che trovi. Ed è vero questo assioma
della strada. Allo stesso modo, Ferrero ha dimostrato che la qualità, anche nel
mercato globale che abbatte sempre più i costi di produzione con economie di
scala, viene riconosciuta e premiata.
Due esempi di un’Italia che vince
e che si fa apprezzare nel mondo. L’esempio di una Cina che deve rinunciare alle
sue posizioni prevaricanti e liberticide. Peccato solo che non si riesca a fare
altrettanto con il dilemma Tibet.