La Fiat di Marchionne ha superato molte prove ma non quelle del mercato
29 Aprile 2011
Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, “scala” l’America, mentre la rivista “Time” lo riconosce uno dei cento personaggi più influenti dell’anno.
Settimana scorsa è stata una settimana intensa per l’azienda torinese, che ha annunciato che entro giugno salirà al 46 per cento di Chrysler, dall’attuale 30 per cento. In questo modo, l’obiettivo di avere la maggioranza assoluta dell’azionariato della casa di Detroit potrà essere raggiunto entro la fine del 2011. Il 5 per cento aggiuntivo, infatti, potrà essere acquisito da Fiat nel momento in cui produrrà in Nord America un veicolo che possa percorrere almeno 40 miglia con un gallone di benzina e questo avverrà con certezza entro la fine dell’anno.
L’esborso per la casa automobilistica italiana, per avere il controllo di Chrysler si è limitata dunque a poco più di 800 milioni di euro, più il trasferimento tecnologico e una nuova struttura di vendita per il costruttore americano. Un gran colpo, da tutti i punti di vista.
Sergio Marchionne ha saputo trattare benissimo con la politica ed in particolare con Barack Obama, che ha deciso di affidare le sorti della casa di Detroit, ormai decotta dall’incapacità di vendere i propri veicoli, ad un partner italiano. Il salvataggio è stato pagato dai contribuenti americani, che non è un caso che non amino troppo la politica economica della Casa Bianca.
Un’altra qualità di Marchionne è stata quella di saper far passare le riforme sociali in Italia. I referendum di Pomigliano d’Arco prima e Mirafiori dopo, hanno definito un nuovo tipo di contratto, dove la maggiore flessibilità viene compensata con un salario più elevato. L’amministratore delegato di Fiat è andato al muro contro muro con la FIOM, la quale è uscita con le ossa rotte dallo “scontro”.
Da un punto di vista politico e sindacale, la nuova Fiat ha compreso benissimo quale era la direzione da prendere; ma è tutto oro quello che luccica?
I conti di Fiat stanno migliorando, come dimostra il primo trimestre del 2011, ma rimangono delle forti preoccupazioni per il resto dell’anno.
Fiat Auto è trascinata dai buoni risultati di Ferrari e Maserati e solo dal buon andamento del mercato brasiliano. La casa torinese tuttavia vede all’orizzonte “forti minacce”.
La scalata in Chrysler è essenziale per Fiat nel processo di globalizzazione del mercato automotive; tuttavia il produttore torinese ha dei difetti che non riesce a risolvere ormai da anni.
La casa automobilistica è infatti il quinto o il sesto produttore sulle due sponde dell’Atlantico, ma a parte il Brasile, non riesce a penetrare nei mercati dell’auto del futuro: Cina, India e Russia. In quest’ultimo Paese lo scacco subito è stato molto forte. Dopo aver raggiunto un accordo nel 2010 con Sollers, per produrre fino a 500 mila veicoli, il partner russo ha deciso di ritirarsi dalla joint-venture per allearsi con l’americana Ford. In questo modo Marchionne si è ritrovato senza un partner in Russia e con gravi problemi d’entrata in uno dei mercati più importanti dell’auto in futuro.
Ancora più grave è la situazione in Cina. Il ritardo accumulato da Fiat è enorme rispetto ai competitor globali quali Toyota o Volkswagen. La casa automobilistica tedesca ha fatto della Cina il primo mercato per numero di veicoli venduti, superando anche la Germania. In India la joint-venture con Tata non funziona e la casa torinese sta cercando di rivedere i propri piani.
E in Europa e Stati Uniti? Nel “vecchio continente” la crisi Fiat è forte, dato che nei primi tre mesi del 2011 ha venduto il 19 per cento di auto in meno rispetto all’anno precedente, mentre il mercato limitava le proprie perdita a poco più del 2 per cento. La quota di mercato è scesa al 7,3 per cento dal precedente 8,8 per cento. Una crisi segnata certamente dall’impatto della fine dei sussidi, che si erano invece avuti all’inizio del 2010 e dei quali Fiat era stata una delle case automobilistiche maggiormente beneficiaria.
Negli Stati Uniti la situazione è migliore per Chrysler, dato che il mercato continua a crescere a doppia cifra, e la quota di mercato negli ultimi dodici mesi è stata del 9,4 per cento, in leggera crescita rispetto a quella dello scorso anno, pari al 9,2 per cento. Tuttavia l’obiettivo di raggiungere l’11 per cento del mercato e due milioni di veicoli sembra essere molto lontano per la casa di Detroit, anche tenendo conto del prezzo elevato del petrolio che potrebbe fare rallentare la crescita.
Sergio Marchionne ha dunque saputo agire perfettamente da un punto di vista politico e delle relazioni sociali. Ora si trova di fronte ai problemi più grandi, che arrivano dal mercato.