La Fiat si divide in due holding: svolta epocale per l’assetto del Gruppo

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La Fiat si divide in due holding: svolta epocale per l’assetto del Gruppo

22 Aprile 2010

Lo Spin off e la riorganizzazione massiccia del gruppo Fiat è finalmente ufficiale. Nel corso del Fiat Investors Day tenutosi ieri al Lingotto, Marchionne ha annunciato una svolta epocale per l’assetto del Gruppo.

E’ necessario ricordare che la holding Fiat ad oggi detiene la totalità delle partecipazioni in Fiat Automobiles, la società che produce vetture, Iveco, attiva nella produzione di veicoli industriali, CNH che si occupa di macchina movimento terra, Powertrain che produce i motori per l’auto e aziende di componentistica di automotive e industriale e Ferrari. La holding del lingotto detiene inoltre il 100% della società che edita La Stampa e il 10% di RCS.

Marchionne rispetto a questo assetto intende scorporare dalla holding Fiat Group tutte le attività che non siano collegate alla produzione di auto. Rimarranno sotto il controllo della holding Fiat Auto e quella parte di Powertrain che produce i motori per l’auto, le aziende di componentistica. In questo modo l’aggregazione tra il comparto auto e Chrysler, di cui al momento la Casa di Torino detiene il 25% con l’opzione a salire nel capitale, dovrebbe risultare più semplice e immediato. 

Questa drastica riorganizzazione, nelle parole di Marchionne mira a valorizzare entrambi i nuovi settori. Il manager infatti senza mezzi termini ha affermato che negli ultimi anni il settore auto ha beneficiato dell’andamento positivo degli altri comparti. Pertanto la nuova suddivisione dovrebbe essere propedeutica all’ulteriore valorizzazione dei settori non automobilistici e a una maggior efficienza della produzione dell’auto, soprattutto mediante l’aggregazione con Chrysler. Marchionne infatti ha ribadito la volontà di integrare maggiormente le piattaforme produttive e soprattutto la rete commerciale di Fiat e di Chrysler.

Il CEO ha inoltre pronosticato che Fiat Industries sarà quotata entro l’anno. L’operazione dovrebbe prevedere che entro luglio si tenga il Cda per approvare il progetto e che tra fine luglio e fine ottobre si giunga all’approvazione da parte degli azionisti al fine di collocare sul mercato Fiat Industrial tra novembre e la fine di dicembre.

Per Fiat Industrial dovrebbero essere previste altrettante categorie di azioni al momento esistenti per Fiat Group e, in ogni caso queste ultime dovrebbe continuare a permanere quotate a sui listini di Milano in seguito alla scissione. Marchionne ha aggiunto che ad ogni azionista che possieda un’azione del Gruppo Fiat dovrebbe essere attribuita dopo la scissione e quotazione di Fiat Industrial un’azione Fiat holding e una di Fiat Industrial.

Gli analisti hanno interrogato il CEO circa la ripartizione del debito delle due entità. Infatti il risultato netto di Fiat nel primo trimestre 2010 è prossimo al pareggio (perdita di 21 milioni di euro rispetto alla perdita di 411 milioni di euro del primo trimestre 2009). I ricavi, pari a 12,9 miliardi di euro, sono aumentati del 14,7% rispetto al primo trimestre 2009, con Fiat Group Automobiles che ha conseguito un incremento del 22,1%. Tuttavia l’indebitamento continua ad essere cospicuo e ad attestarsi intorno ai 4,7 miliardi, in leggero aumento dello 0,3%. A questo proposito Marchionne, interrogato dagli analisti ha affermato che il debito sarà attribuito alle due nuove società in maniera paritetica, ad ognuno il 50%.

Al conforto dei dati, si aggiunge la volontà di Marchionne di continuare a produrre auto in Italia. Con l’annunciato “Progetto Fabbrica”, il CEO intende valorizzare la produzione degli stabilimenti presenti sul nostro territorio nazionale.

Marchionne, ribadendo il suo impegno nel gruppo almeno fino al 2014, rimarrà CEO di entrambe le entità risultanti dalla scissione e diverrà anche presidente della società che opererà nel comparto auto.

Si delinea uno scenario in cui la famiglia Agnelli, storico azionista di Fiat, rimarrà saldamente al comando di Fiat Industrial, sostanzialmente una holding di partecipazioni e potrà lasciare gradatamente il comando della società che produce auto. Si intravede infatti un futuro sempre più globale per l’automobile che comporterà l’adozione di un modello di pubblic company dall’azionariato diffuso frutto di ulteriori aggregazioni con altri partner per tagliare il traguardo di 6 milioni di veicoli prodotti all’anno. Molto probabilmente l’azionista storico di Fiat non inseguirà la nuova creatura su questa strada, preferendo investimenti dal ritorno più proficuo e scontato.

In questo panorama che vede una Fiat auto con il suo baricentro direzionale sempre meno italiano ma che assicura con il Piano Fabbrica di lasciare inalterati i livelli di produttività nel nostro paese potrebbe essere un vantaggio e una grande opportunità per la nostra economia. Per la quale la Fiat negli ultimi 30 anni ha sempre teso ad esternalizzare le perdite e a privatizzare gli utili, avendo impianti e centro direzionale saldamente ancorati al nostro territorio.