La fine delle sanzioni all’Iran e la capitolazione dell’Occidente

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La fine delle sanzioni all’Iran e la capitolazione dell’Occidente

17 Gennaio 2016

Uno scambio di prigionieri degno della Guerra Fredda sancisce l’accordo tra Stati Uniti e Iran sul nucleare di Teheran, che rimette definitivamente in pista la teocrazia islamica, sempre più "stato guida" del Medio Oriente. Ricorderemo questo "Iran Deal" come l’ultimo atto in politica estera della presidenza Obama, la mano tesa che ha il sapore della capitolazione al tradizionale avversario dell’America, lo stato canaglia che torna come agnello nel consesso internazionale. La Casa Bianca ha addirittura parlato di "gesto umanitario" per la liberazione degli ostaggi.

 

L’accordo segna il via libera al ritorno di Teheran sul mercato del petrolio, che gonfierà i forzieri della teocrazia islamica: un Paese che non ha abbandonato il suo programma militare nucleare, continua ad essere una forza destabilizzante in Medio Oriente ed "esporta terrorismo in tutto il mondo", come ha detto ieri il premier israeliano Netanyahu commentando l’accaduto. Ieri sera a Vienna la AIEA ha dato via libera all’accordo, dopo lo scambio di prigionieri avvenuto tra Washington e Teheran. Pochi minuti dopo, Ue, Usa e Onu hanno annunciato la la revoca delle sanzioni internazionali contro il regime iraniano, che permetterà ai mullah di recuperare oltre 100 miliardi di asset congelati all’estero, oltre a riprendere i propri traffici petroliferi.

 

Secondo il numero uno della diplomazia europea, Federica Mogherini, si tratta di un "accordo storico", "forte" e "giusto". Mogherini ha fatto le sue dichiarazioni da Vienna con accanto il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, lo stesso Zarif che nei giorni scorsi avrebbe telefonato al segretario di Stato Usa, John Kerry, minacciando di far saltare il tavolo diplomatico che andava avanti da oltre un anno. Per tutta risposta, Kerry ha esaltato "il potere della diplomazia nell’ affrontare sfide significative", mentre il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha definito l’accordo "un traguardo significativo che riflette lo sforzo e la buona fede di tutte le parti per rispettare gli impegni presi". Di "vittoria gloriosa" parla naturalmente il presidente dell’Iran, Hassan Rohani.

 

La candidata alle primarie del partito democratico Usa, Hillary Clinton, pur esprimendo soddisfazione sulla liberazione dei prigionieri americani da parte di Teheran, ha guastato la festa a Obama, Ban e Mogherini. Hillary chiede nuove sanzioni contro l’Iran per i suoi test sui missili balistici. La Clinto non poteva fare altrimenti viste le critiche sull’accordo che sono piombate dai banchi dei Repubblicani al Congresso. "Oggi l’amministrazione Obama comincia a togliere le sanzioni economiche contro il principale Stato che sostiene il terrorismo nel mondo", ha detto lo speaker della Camera, Paul Ryan, aggiungendo che "molto probabilmente" Teheran sfrutterà l’occasione per continuare "a finanziare il terrorismo". "L’Iran sta ottenendo sette persone, quindi essenzialmente ottiene 150 miliardi di dollari più sette persone," ha detto polemicamente Donald Trump, primo nei sondaggi alle primarie del partito repubblicano. A conti fatti, "The Don" ancora una volta ha ragione.