La Fiom affonda a Pomigliano

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La Fiom affonda a Pomigliano

02 Luglio 2010

La FIOM ha aperto un piccolo spiraglio nel difficile accordo con FIAT per Pomigliano d’Arco, tuttavia la possibilità di accettazione delle condizioni del produttore italiano da parte del sindacato rimane davvero piccola.

 

Se da un lato si registra la volontà a trattare da parte dell’unico sindacato che non ha sottoscritto l’accordo, come affermato dal segretario FIOM Maurizio Landini, dall’altro lato l’assemblea ha riconfermato la contrarietà alle condizioni Fiat. Una posizione di stallo completa.

Lo stabilimento campano, nelle intenzioni della casa automobilistica torinese, dovrebbe diventare il centro produttivo della nuova Panda, trasferendo la costruzione del modello Fiat dall’efficiente stabilimento polacco. Questa decisione è condizionata dall’accettazione da parte dei sindacati, che in grande maggioranza hanno votato per il sì.

L’opposizione della Fiom sembra essere un paradosso: nel momento in cui è difficile attrarre investimenti in Italia e la Fiat decide di riportare in Italia la produzione di un prodotto che genera grandi volumi, il sindacato si oppone adducendo la non costituzionalità dell’accordo.

Ma perché questo stallo della Fiom? La posizione del sindacato è estremamente incosciente ed è dettata da una scadenza elettorale. Infatti, quest’anno è previsto il cambio al vertice della CGIL, della quale la Fiom  fa parte, e si è aperta una vera lotta alla successione. Sembra di essere nella Repubblica Popolare Cinese dove le lotte clandestine per il ricambio al vertice del Politburo fanno sempre grandi vittime.

La Fiom vuole portare al vertice della CGIL i propri leader e la corrente del segretario uscente della confederazione, Guglielmo Epifani, è stata messa alle corde. Non è un caso che lo stesso segretario generale della CGIL abbia avuto durante la trattativa, una posizione sempre più conciliante e favorevole all’accordo.

La Fiom rappresenta la parte più intransigente della CGIL e Pomigliano è stata l’occasione per affermare il consenso interno.

Questa visione del sindacato è tuttavia di corto periodo, perché non sembra rendersi conto che vi è il rischio che si arrivi alla chiusura di un altro stabilimento dopo quello di Termini Imerese. Senza la nuova Panda, Pomigliano d’Arco andrebbe verso un inesorabile declino e nel 2012 potrebbe chiudere i cancelli.

La lotta al potere all’interno della CGIL rischia di lasciare molti lavoratori Fiat senza una fabbrica dove lavorare.

Fiat, nel progetto “Fabbrica Italia”, presentato a fine dello scorso Aprile, ha deciso di puntare anche sull’Italia. Nonostante il gruppo sia sempre più globalizzato, come dimostrano i dati delle vendite del mese di giugno, la casa automobilistica torinese ha deciso di arrivare a una produzione italiana del 20/25 per cento a livello globale.

Fiat è sempre più internazionale e la Fiom invece non sembra rendersi conto di questo fatto. Lo stabilimento brasiliano o quello polacco sono molto più efficienti di quelli italiani ed è necessario, per continuare ad avere una produzione italiana, saper produrre di più con lo stesso numero di persone.

I circa 6 mila dipendenti polacchi, producono circa lo stesso numero di autoveicoli dei 22 mila lavoratori italiani. Non è una solo una questione di costo dunque, ma soprattutto una questione di efficienza produttiva. Questa efficienza è possibile raggiungerla con impianti più moderni, come Fiat ha deciso di rendere Pomigliano d’Arco, e con lavoratori più efficienti.

Questa cecità della FIOM arriva forse nel momento più difficile dell’automotive. Le case automobilistiche si stanno concentrando per cercare di raggiungere economie di scala e una struttura di vendita globalizzata.

L’entrata di Fiat nel mercato americano, con l’acquisto del 20 per cento di Chrysler ne è la dimostrazione. Questa internazionalizzazione è molto positiva perché serve alla casa automobilistica torinese a diversificare il rischio; mentre il mercato italiano ed europeo vanno a picco, quello americano sta rimbalzando dopo un 2009 estremamente difficile.

Gli incentivi europei hanno drogato il mercato per tutto il 2009 e per i primi mesi del 2010, ma nel secondo e terzo quadrimestre la caduta delle vendite potrebbe essere vicina al 20 per cento. Il mercato negli Stati Uniti dovrebbe invece cresce di oltre il 10 per cento e Chrysler beneficerà di queste maggiori vendite.

I dati di Giugno sono esemplificativi di questa situazione così differente tra le due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti nei primi sei mesi del 2010 il numero di veicoli venduti è cresciuto del 16,3 per cento, mentre a giugno l’aumento è stato di oltre il 9 per cento. Chrsyler, pur con una quota di mercato in calo nei primi sei mesi dal 9,8 al 9,4 per cento, ha visto un recupero nello scorso mese con una crescita delle vendite di oltre il 35 per cento.

Al contrario, in Italia, Fiat è in forte difficoltà con una contrazione del 28 per cento nel mese di giugno e con una quota di mercato in calo di oltre 3,5 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2009.

La situazione europea non è differente da quella italiana e il 2010 si prevede molto difficile per Fiat.

Questi dati dovrebbero far riflettere la Fiom, che al posto di spendersi in lotte interne inutili, dovrebbe concentrarsi per affrontare i problemi che sono alle porte nel mercato italiano.