La Fiom fa scappare gli investimenti per avere qualche delegato in più

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La Fiom fa scappare gli investimenti per avere qualche delegato in più

09 Settembre 2010

È una rivoluzione ciò che è successo lo scorso martedì 7 settembre: la Federmeccanica ha disdetto il contratto di settore del 2008.

La decisione arriva dopo mesi di scontro tra Fiat e la Fiom e ne è anche la diretta conseguenza. Tutto nacque a Pomigliano d’Arco, dove la Fiat ha voluto portare la produzione della Nuova Panda nonostante il forte dissenso della Fiom. Le condizioni dell’investimento della casa automobilistica torinese erano chiare e prevedevano una maggiore flessibilità del contratto per i metalmeccanici.

Fiat proponeva un patto ai sindacati dove in cambio di un aumento della produzione in Italia, grazie al piano “Fabbrica Italia”, si rinnovavano le relazioni sindacali e si cambiava la struttura del contratto. Questa scommessa era stata accettata dalla parte più moderna del sindacato, mentre aveva trovato la forte opposizione della Fiom. Il sindacato della CGIL si è trovato isolato e ha chiuso le porte alla contrattazione anche perché si trovava in piena campagna di successione. Guglielmo Epifani, leader della CGIL, lascerà questo anno il posto a Susanna Camusso, la quale si scontrerà con una minoranza interna guidata dalla Fiom molto forte.

Il contratto delle tute blu era stato firmato il 20 gennaio del 2008, con l’accordo di tutti i sindacati, ma giá nell’ottobre del 2009 l’unitá sindacale venne meno. Fim e Uim firmarono un accordo separato con Federmeccanica, mentre la Fiom decise di andare contro quello che definì “un contratto scandaloso”.

La disdetta del contratto da parte di Federmeccanica segue l’impostazione scelta da Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e porta un vento nuovo nella relazione tra sindacati ed industriali. È senza dubbio un passo in avanti perché nel contratto “Pomigliano”, che verrá probabilmente utilizzato in tutto il settore, si decide per una maggiore flessibilità e soprattutto per dare più spazio a quella che è detta la contrattazione locale.

La contrattazione di secondo livello, vale a dire quella aziendale o territoriale è essenziale per aumentare la produttività delle aziende italiane. Con essa si lega maggiormente il destino degli operai a quello della fabbrica, dando la possibilità di premiare nelle aziende dove i risultati sono buoni e di penalizzare laddove vi sono perdite.

Il contratto “Pomigliano” è una rivoluzione e arriva grazie anche all’accordo che nel mese di luglio raggiunse informalmente la leader di Confindustria Emma Marcegaglia con i leader di CISL e UIL.

L’errore della Fiom di barricarsi sul contratto nazionale ha trovato una forte risposta da parte di Fiat. La decisione di spostare la produzione della monovolume da Mirafiori alla Serbia è stata la prima conseguenza dello scontro. Questa scelta della Fiat ha fatto capire che in un’economia globalizzata, gli investimenti non sono fatti se non vi è una collaborazione da parte del sindacato.

Lo scontro successivo è avvenuto a Melfi, dove la Fiom sembra essersi fermata, confermando la propria visione locale. Il blocco della produzione da parte di tre operai nella fabbrica della Basilicata ha visto una reazione intransigente di Fiat che ha deciso per l’espulsione degli stessi e la difesa ad oltranza del sindacato.

La Fiom non ha ancora compreso che guadagnare qualche delegato in piú non ha senso nel momento in cui la produzione di Fiat è globalizzata. Così facendo, l’unico risultato ottenuto sarà quello di spostare la produzione dall’Italia a Paesi nei quali le condizioni dell’investimento sono migliori.

L’Italia già sconta un problema di competitività da un punto di vista fiscale, avendo una delle tassazioni più elevate al mondo, e da un punto di vista burocratico.

Il contratto “Pomigliano” potrebbe aiutare il nostro Paese a fare quel miglioramento almeno a livello contrattuale, con l’aumento della flessibilità e con la contrattazione aziendale. Non è un caso, che in molti Paesi Europei, compresa la Germania, questo tipo di contrattazione sia ormai presente da anni.

Favorire la flessibilità significa favorire l’investimento in Italia; questo concetto la Fiom non l’ha ancora capito e non ha compreso che, solamente con una nuova contrattazione, è possibile continuare ad avere sindacalisti.