La follia di Hamas corre sul web. Guardare per credere

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La follia di Hamas corre sul web. Guardare per credere

28 Febbraio 2009

Hamas, il partito armato palestinese armato e finanziato dall’Iran, ci riprova con internet: dopo che i provider francesi e russi s’erano rifiutati di continuare a ospitare il precedente AqsaTube, ora Hamas ha lanciato Palutube, il suo nuovo sito di file sharing, mentre AqsaTube ha cambiato nome e grafica ed è diventato TubeZik. Palutube e TubeZik sono siti web di file sharing, come Youtube, in cui gli utenti possono caricare video clip. Ovviamente le clip ospitate nel sito web contengono incitamenti alla distruzione d’Israele, inneggiano alla guerra, propugnano il terrorismo, glorificano Hamas, e soprattutto diffondono notizie contraffatte. Sul sito web ci sono anche numerosi manifesti e filmati riguardo l’operazione Piombo Fuso, che viene definita come olocausto. Come nel caso di altri siti web di Hamas, le informazioni pubblicate seguono l’ideologia radicale e la politica guerrafondaia del movimento.

Questi siti web fanno parte della grande infrastruttura internet di Hamas, che sviluppava i suoi siti durante l’operazione Piombo Fuso e tuttora continua. L’indirizzo IP è 213.167.40.131, ossia il medesimo indirizzo IP usato anche da altri cinque siti web, tra cui 4gaza.info – sito web d’informazione nel territorio di Gaza –, al-fateh.net – il giornale online di Hamas dedicato ai bambini (sic!) –, fm-m.com – il sito web di Filastin al-Muslimah, un’attività di Hamas che si trova in Gran Bretagna –, e altri tre siti web la cui identità è sconosciuta. Il provider d’accesso originario di AqsaTube era OVH (indirizzo IP: 87.98.226.7), una compagnia spagnola alle dipendenze di Hamas, già bloccata in Francia dopo la denuncia dell’Intelligence and Terrorism Information Center. Simile al popolare YouTube americano, AqsaTube diffondeva manifesti sempre più violenti in favore del terrorismo, fino a che la protesta degli stessi media francesi l’ha costretto a chiudere. Il 15 ottobre 2008 un comunicato ufficiale di Hamas da Gaza recitava: «AqsaTube mandato offline a seguito delle pressioni Sioniste-Americane». Alla fine del comunicato, Hamas ha espresso la propria volontà di riaprire il sito web. Dopo una settimana, infatti, AqsaTube è tornato online grazie a un ISP russo, Ru Network, col logo modificato per essere meno simile a YouTube. Informate, le autorità russe hanno ordinato la chiusura del sito per contenuti fondamentalisti contrari alle leggi russe. Da quel momento sono nati PaluTube e TubeZik. Quest’ultimo è più infido ancora, poiché apparentemente sembra un innocente spazio d’intrattenimento con musica e video, invece al suo interno contiene un archivio completo di filmati con leader di Hamas, incitamenti a colpire i civili israeliani, apologie dei kamikaze, informazioni falsificate, e l’intera sequenza fondamentalista antioccidentale.

Solitamente la pubblica denuncia di fornitori di servizi web internet per società con scopi terroristici ottiene l’effetto di mettere offline tali siti, ma occorre vigilare continuamente per rendere difficile alle organizzazioni terroristiche fare la loro propaganda mediatica. Ovviamente non si può fare nulla per il lavaggio del cervello operato da queste strutture all’interno dei propri paesi, e se ne vedono gli effetti sulla gioventù iraniana, palestinese, libanese, siriana, ma non solo, visto che su YouTube girano per tutto il mondo le stesse immagini di Hamas d’indottrinamento all’odio, come questa in cui bambole e pupazzi incitano a uccidere gli israeliani (clicca qui); oppure quest’altra intitolata Bombs are more precious than children (Le bombe sono più preziose dei bambini); il tutto sempre condito dalle prediche religiose contro gli Occidentali cui si augura la peggior morte.

Ma se la guerra di disinformazione appartiene alla strategia politica degli islamisti, quel che invece sconcerta è la sua accettazione supina da parte delle organizzazioni internazionali e di taluni media occidentali. L’Onu è caduto nella trappola della falsa informazione, fornendo cifre fasulle e denunciando episodi inventati nel corso del recente conflitto di Gaza, salvo poi ritrattare tutto e chiedere ufficialmente scusa al governo israeliano. Ma a quel punto solo pochi giornali hanno riportato la notizia.

La propaganda di Hamas e del fondamentalismo islamico è talmente ben strutturata che tra i media occidentali nessuno si è preso la briga di informare l’opinione pubblica di come sotto la facciata degli aiuti umanitari targati Onu arrivino ad Hamas interi carichi di armi nelle scatole di medicinali, e di come buona parte dei finanziamenti europei (miliardi di euro) per la popolazione civile vengono regolarmente incamerati dalle bande armate palestinesi dei signori della guerra.

I maestri della falsificazione e della propaganda mediatica sono unanimemente considerati Hamas, Hezbollah, e Teheran che ne è il deus ex machina. Entrambi i gruppi terroristici possiedono propri canali televisivi, stazioni radio e siti internet. Yaniv Levyatan insegna all’Ezri Center for Iran and Persian Gulf Studies, Università di Haifa, e ha analizzato le loro tecniche propagandistiche che consistono sempre nell’umiliare le forze armate israeliane, tenere alto il morale dei propri sostenitori, e convincere l’opinione pubblica internazionale che i palestinesi sono martiri e gli israeliani (o americani, o occidentali in genere) feroci carnefici. Quattro sono i pilastri su cui si basano: strategia della verità, scudo umano, drammatizzazione, demonizzazione. E gli effetti sui media europei si vedono eccome. Ne è un esempio il quotidiano italiano Il Manifesto, che il 12 febbraio scorso ha presentato ai suoi lettori la vittoria di Tzipi Livni nelle ultime elezioni politiche israeliane con una vignetta di Vauro Senesi nel segno del peggior conformismo antiebraico e antioccidentale: la Livni, secondo Vauro, è un avvoltoio che proclama vittoria sulle macerie di Gaza. Disumanizzazione dei politici israeliani, condanna morale degli elettori descritti come assetati di morte e distruzione, deformazione degli eventi della guerra tra Israele e Hamas trasformata in una spedizione punitiva israeliana contro i civili di Gaza: questi sono i messaggi di una vignetta criminale che poteva benissimo essere pubblicata su uno dei tanti giornali arabi falsificatori di verità.