La Francia condanna una delle “menti” di Al Qaeda in Europa

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La Francia condanna una delle “menti” di Al Qaeda in Europa

06 Febbraio 2009

11 aprile 2002. Verso mezzogiorno, un bus pieno di turisti tedeschi arriva alla sinagoga di La Ghirba a Djerba, in Tunisia. I turisti scendono fermandosi nella piazzetta della sinagoga, senza curarsi troppo di un vecchio camion della Iveco parcheggiato lì accanto. Alcuni entrano subito nel luogo santo, altri si attardano sotto il sole. In giro c’è qualche francese e i tunisini che abitano da quelle parti.

Quel camion non si trova casualmente nella piazzetta. E’ caricato al propano. Quando salta in aria provoca una terribile esplosione e un bagliore accecante. Il kamikaze Nizar Nawar, 24 anni, si è immolato uccidendo 14 turisti tedeschi, 2 francesi e 5 tunisini. E’ il primo attentato di Al Qaeda dopo l’11 Settembre.

All’inizio le autorità tunisine dicono che si è trattato di un incidente. Il ministro degli esteri tedesco, il verde Joschka Fischer, dà credito a questa versione ma il suo collega degli interni Schily sa che è stato un atto di terrorismo. Schily chiede una stretta nella legislazione antiterrorismo in Germania ma deve scontrarsi con l’opposizione rosso-verde.

Cinque giorni dopo l’attacco alla sinagoga, “L’armata islamica per la liberazione dei luoghi sacri” rivendica l’attentato. E’ uno dei mille nomi di Al Qaeda. Nel 1998, la stessa sigla aveva rivendicato gli attentati alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania.

In un discorso tenuto a Washington l’anno successivo, il ministro tedesco Schily fa riferimento a “cellule di terroristi nordafricani collegati ad Al Qaeda” che si muovono in Europa per “destabilizzare le società occidentali e terrorizzare i loro cittadini”. Gli assassini scelgono consapevolmente soft-target come Bali e Djerba, mete turistiche o per meglio dire terroristiche.

Nizar Nawar era uno dei nordafricani collegati ad Al Qaeda. Prima dell’attacco ha fatto due telefonate, registrate dai servizi anticrimine tedeschi e dalla NSA americana. La prima a Khalid Sheikh Mohammed, il finanziatore dell’attacco alle Torri Gemelle che oggi aspetta di essere condannato a Guantanamo. La seconda a Christian Ganczarski, un amico che vive a Duisburg in Germania. Subito dopo Ganczarski chiama Mohammed e il cerchio si chiude.

Ieri un tribunale francese ha condannato a 18 anni di reclusione Ganczarski, ritenuto uno dei complici di Nawar nell’attacco alla sinagoga di Djerba. E’ un altro colpo alle cellule qaediste in Europa, sferrato da quelle corti francesi che quando vogliono se ne fregano del garantismo.

Ganczarski era stato arrestato in Germania il 15 aprile del 2002 ma aveva immediatamente negato tutte le accuse che gli venivano mosse, dicendo di non avere nulla a che fare con l’attentato. Lo avevano rilasciato per mancanza di prove. Le leggi anti-terrorismo tedesche non consentivano di fermare dei sospetti per un periodo troppo lungo di tempo.

Ganczarski si rifugia in Arabia Saudita ma le autorità locali non sono più solidali come un tempo. Quegli stessi personaggi che anni prima lo avevano ospitato per istruirlo al wahhabismo, adesso lo mollano, tanto più che sta architettando altre operazioni. Come l’attacco fallito a La Réunion, che aveva per obiettivo un Hotel, sul modello di quelli riusciti a Bali o a Mumbai.

Il wahhabismo è una branca archeo-conservatrice dell’Islam. Risale a metà del XVII secolo e fu elaborato dal giurista Muhammad ibn Abd al-Wahhab, il fondatore di una setta puritana, rigida, antimistica, ispirata a una visione purista, militare e politica dell’Islam del I secolo.   

I sauditi scaricano definitivamente Ganczarski che viene arrestato e consegnato ai tedeschi. Ma il pubblico ministero Nehm si rende conto che le leggi del suo Paese non bastano a incastrare il terrorista e così intervengono i francesi.

Il ministro dell’interno Sarkozy è d’accordo con il suo omologo Schily: Ganczarski è un pericoloso capo operativo di Al Qaeda che si è lasciato dietro già troppe bare. Parigi è interessata a giudicare gli assassini della sinagoga, visto che due delle vittime erano francesi. Le leggi anti-terrorismo d’Oltralpe sono molto più all’avanguardia che nel resto dell’Europa e i giudici  non esitano a perseguire Ganczarski, fino alla condanna di ieri.

All’epoca del suo arresto in Francia, avvenuto il 2 giugno del 2006, Sarkozy aveva riferito in parlamento: “Ganczarski è uno specialista della guerra informatica e delle telecomunicazioni… è uno dei leader di Al Qaeda in Europa che aveva contatti personali con Osama Bin Laden”.

Il training terrorista di Ganczarski è uguale a quello di altri giovani europei convertiti all’Islam. Questo cattolico polacco trasferitosi in Germania con la sua famiglia quando aveva dieci anni, a un certo punto della sua adolescenza perde la fede e rimane immischiato in qualche storia di spaccio. Trova dei lavoretti che lo introducono nella comunità islamica e un suo amico tunisino lo spinge a leggere il Corano.

Nel 1986, a 20 anni, Ganczarski fa la sua professione di fede (shahada) e si converte in una moschea. Viene circonciso e prende il nome di Ibrahim. Si sposa con un’altra musulmana convertita e vivono con i loro figli nel paesino di Mulheim. La gente del posto si ricorda di quest’uomo che si era fatto crescere la barba, indossava abiti di foggia pakistana e passeggiava con la moglie coperta dal niqab.

Con l’aiuto di un ginecologo saudita, Ganczarski riceve il permesso di andare a studiare in Arabia Saudita. Siamo nel 1992. Il regime saudita sta investendo milioni di dollari nella internazionale islamista usando come collante ideologico il wahhabismo. Era stato l’imam di Mulheim a contattare il ginecologo chiedendogli se conosceva giovani disposti a partire per la Mecca. Ganczarski è il candidato perfetto. Lui e la sua famiglia raggiungono l’Arabia Saudita ma ci restano poco, nel ’94 sono di nuovo in Germania, a Duisburg.

Il regno saudita è solo una delle tappe della bildung jihadista che prevede anche il passaggio rituale dai Talebani in Afghanistan. Qui Ganczarski è più conosciuto come “Ibrahim il tedesco”. Bin Laden gli affibbia il soprannome di “Generale Tedesco” e lo apprezza soprattutto per le sue conoscenze informatiche. Diventa uno dei “postini” tra il capo di Al Qaeda e Khaled Sheikh Mohammed. Probabilmente entra in contatto con alcuni membri della “Cellula di Amburgo” guidata da Mohammed Atta. Mentre Atta s’infila in una delle Torri Gemelle, Ganczarski tira le fila dell’attacco a Djerba.

La Ghriba di Djerba era la più antica sinagoga al mondo. Ospitò la più vecchia comunità di ebrei nel Maghreb. Nella notte dei tempi, le tribù berbere si erano convertite al giudaismo per poi riconvertirsi all’Islam. La sinagoga divenne un simbolo di pace tra musulmani ed ebrei. Nessun arma aveva violato questo luogo di preghiera prima che Bin Laden ordinasse di attaccarla.