La frode Madoff sarà chiara solo quando salteranno fuori i complici
16 Marzo 2009
Dopo una vita professionale passata nelle borse valori, so che ci sono tre cose che costituiscono senza alcun dubbio una frode finanziaria.
Primo, le crisi finanziarie sono materia da economisti, una frode è argomento letterario le cui migliori descrizioni sono state fornite da romanzieri. Secondo, una frode è keynesiana, nel senso che la domanda crea offerta. Per questo, quasi sempre si verifica durante una fase di espansione, quasi mai durante una fase di recessione. La gente si mette a commettere frodi perché è facile, o perché tanta gente intorno a loro è impegnata a commettere frodi e l’onestà diventerebbe uno svantaggio. Terzo, le frodi possono nascere nel cuore di un singolo uomo, ma poi per continuare hanno bisogno di un gruppo che le sostenga. Il truffatore è spesso descritto come un romantico antieroe, astuto, furtivo, ma con il passare del tempo diventa spesso indispensabile trovare alleati e tenerseli stretti.
E adesso c’è il personaggio Bernie Madoff. E’ il primo principio che mi ha portato a considerare il suo volto prima ancora di scervellarmi con i cavilli della frode in sé. Che volto! Guardate alle tante foto che lo ritraggono (è consigliato un vasto campionario). Nell’irritazione di quelle labbra serrate che vengono mostrate dai media si avverte arroganza, forse addirittura sdegno. L’acconciatura dei capelli, più che attenzione al proprio aspetto, suggerisce vanità: pettinatura all’indietro, con i ricci che ricadono sul collo.
No, a suo modo Bernie è un bello. Non ho mai visto le sue mani, ma non mi meraviglierei se non mostrassero il classico anello rosa, come capita con tanti uomini, diciamo, piuttosto indulgenti con loro stessi.
Due occhi ombrosi completano il quadro. Quest’uomo è abituato ad essere cercato, ad essere ascoltato, a sollecitare l’attenzione di una sala piena di gente. Credo che siamo tutti d’accordo, Bernie troverà il carcere un’esperienza piuttosto difficile.
“Non esistono vittime innocenti…”, mi disse una volta un poliziotto di Miami. Le facce degli investitori di Madoff mi confermano quella convinzione. La gente non si mette a fare truffe se non sono facili, e gli anni Novanta lo resero facile, a Bernie, principalmente in due modi.
C’era così tanto denaro, in tante mani relativamente inesperte. Tanti polli in giro, ansiosi di rischiarsi tutto per quell’incredibile tasso di interesse al 10% fisso, su tutti i mercati, con il sole o con la pioggia. La cosa stupefacente, ancora una volta, è come tanta gente abbia affidato tutto il suo capitale a Madoff, ignorando la più semplice delle regole sul rischio: evitare le concentrazioni. La concentrazione è rischio. E ancora, quanti l’hanno fatto senza fare la necessaria due diligence. Semplicemente stupefacente.
Bernie ha fatto tanta strada grazie alle sue parole, e alla credibilità che deriva dal privilegio. I giusti club, le giuste amicizie sono spesso bastati per raccogliere milioni. Si staglia, nella sua tragica ridicolaggine, la figura del francese suicida Rene-Thierry Magon de la Villehuchet, trovato alla sua scrivania con i polsi tagliati; ha portato amici, famiglia e conoscenti nelle mani di Madoff, per anni, senza mai verificare se le promesse dell’investimento avessero un minimo di concretezza. Notare bene: tutti quelli che ci pensarono su, e verificarono il sistema prosposto da Madoff, la cosiddetta “split strike conversion”, decisero di starne alla larga. Alcuni si spinsero al punto di avvisare ripetutamente la Sec che qualcosa di losco era in atto.
Parafrasando il celebre aneddoto tra Hemingway e Fitzgerald rispetto ai benestanti: il vero ricco non è come noi. Sono più pigri, e si meritano maledettamente quello che gli capita. Gran parte di quel che Bernie ha rubato sono i soldi appartenuti alle seconde o terze generazioni. Il denaro stupido ha le gambe lunghe, e scappa sempre da casa.
Gli inquirenti sospettano che lo schema-Madoff risalga agli anni Ottanta. Bernie ha dichiarato di non avere iniziato prima dei Novanta, e io sono incline a credergli. Questo è un altro aspetto facile della truffa.
La Sec ha avuto carenze di organico per lungo tempo, con conseguenze tanto serie da non essercene ancora resi del tutto conto. Durante gli ultimi anni dell’amministrazione Carter (78-79), il budget della Sec fu tagliato per necessità fiscali. Durante gli anni di Reagan, le risorse della Sec vennero ulteriormente tagliate in ossequio all’ideologia del “governo leggero”. Il problema era serio, ma ancora gestibile negli anni Ottanta. Nel 1990 era diventato senza speranza. La qualità delle verifiche era crollata, la supervisione era gravemente inadeguata e, cosa peggiore, la commissione era sotto controllo. Madoff faceva parte dell’establishment e l’establishment era lasciato in pace dai repubblicani della Sec. La gente delinque quando nessuno vigila.
In ultimo, tutti abbiamo visto l’atto di citazione in giudizio e ascoltato i testimoni, e adesso Bernie è in galera. Per parte mia, però, non credo che conosciamo la fine della storia.
Le truffe iniziano nell’isolamento, ma continuano nella folla. Non credo che Bernie abbia agito da solo, o anche soltanto con un piccolo gruppo di esecutori di basso livello, descritti in questi giorni come persone del tutto prive di conoscenze finanziarie. E’ una bella storia, ma non la bevo.
Mi aspetto che la storia completa coinvolga i membri più prossimi della famiglia, e qualche aiuto di un certo livello. Il periodo di tempo è troppo lungo perché non esista una nutrita schiera di complici.
La storia dei truffatori e delle loro confraternite è ricca di ironia. Pochi ricordano che il primo Ponzi, Charles, alla fine venne scaricato dai compari che lui stesso si era scelto. Lo pregarono di chiudere lo schema prima che crollasse, e quando si rifiutò si impossessarono del malloppo e scomparvero.
In questo momento, Bernie si sta occultando, e il biasimo è quasi tutto per lui. Abbiate pazienza, date tempo al tempo. Potremmo vedere una storia diversa emergere in futuro.
(Traduzione Enrico De Simone)