La gaffe di Chiodi è già un ricordo, l’Abruzzo punta sul rinnovamento

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La gaffe di Chiodi è già un ricordo, l’Abruzzo punta sul rinnovamento

24 Novembre 2008

Una campagna elettorale infuocata, quella in Abruzzo. Condita dall’ennesimo colpo di scena che ha fatto scatenare gli oppositori politici del candidato per il PdL  Gianni Chiodi, "colpevole" di aver pubblicato sul suo sito web (e poi ritirato) un invito rivolto ai giovani a lasciare un curriculum presso i suoi gazebo promettendo una selezione a gennaio per un posto di lavoro.  Un’occasione ghiotta per l’Opposizione, che ha immediatamente gridato allo scandalo, parlando di "voto di scambio" e accusando Chiodi di essere "come Achille Lauro che prometteva una scarpa prima e una dopo le elezioni". La tempesta generata dalla gaffe del candidato del Pdl in realtà è durata pochissimo, dando l’impressione di essere semplicemente una polemica enfatizzata dalla politica nazionale: i segni veri sono quelli lasciati dalla visita del Presidente del Consiglio in Abruzzo. 

Silvio Berlusconi ha infatti  infiammato gli animi di tutti quelli che credono in un vero rinnovamento della politica regionale. Con la sua visita ha confermato come Gianni Chiodi sia il miglior rappresentante del cambiamento di cui la regione abbia bisogno. Ha stretto le mani a teramani, pescaresi e aquilani e presto lo farà con i teatini. E in caso di rinvio della data delle consultazioni, ha già promesso che tornarà nonostante i suoi impegni istituzionali. 

Che le elezioni per il Consiglio regionale abruzzese sarebbero state "difficili, dopo lo scandalo delle buste piene di denaro e qualche mela (costo nominale di tali mele è di 50 mila euro l’una) e che sarebbe stata un’impresa recuperare la fiducia dell’elettorato nella politica, questo lo si intuiva già. Ma che questa tornata elettorale sarebbe stata tempestata di tali e tanti stop and go ha stupito un po’ tutti.

L’ultimo impedimento al regolare svolgimento dell’espressione del voto degli abruzzesi è una novità di pochissimi giorni fa: lunedì scorso il tribunale del Tar de L’Aquila ha infatti accolto il ricorso della lista civica "Per il bene comune" capeggiata da Angelo D Prospero, esclusa lo scorso 3 novembre dalla Commissione centrale dell’ufficio elettorale della Corte d’Appello assieme a quella del Pdl ma che, diversamente da quest’ultima, non era stata riabilitata.

Il Tar ha accettato il ricorso e Di Prospero ha quindi ottenuto una pre-sospensiva del processo elettorale, solo questo. Nulla di certo infatti sulla sorte della lista in discussione. Ma nelle sedi di partito e nei comitati elettorali spuntati come funghi in ogni angolo d’Abruzzo, si dà ormai quasi per certo che nelle schede elettorali, prima o poi, comparirà anche il simbolo “Per il bene comune”.

La data per le elezioni, già fissata al 30 novembre e primo dicembre, sembra infatti destinata ad essere procrastinata per lasciare a Di Prospero il tempo di una breve ma intensa caccia al voto. Ma sulla questione regna ancora la più grande incertezza. Ciò che è certo è che il primo punto sarà fissato in giornata dalla Corte d’Appello aquilana. Infatti il vice presidente vicario della Regione, Enrico Paolini, sta ascoltando il parere dell’Avvocatura regionale per avere un supporto tecnico-amministrativo e quello del presidente del Consiglio, Marino Roselli come espressione del parlamento regionale. Solo poi, d’intesa con il presidente della Corte d’Appello, deciderà se firmare o meno (potrebbe avvenire già martedì pomeriggio) il decreto di rinvio del voto. "L’importante – ha concluso Paolini – è che il parere dell’Avvocatura elimini i miei dubbi che le elezioni possano essere a rischio di annullamento".

"L’orientamento è che in Abruzzo si vada al voto il 14 e 15 dicembre prossimi, se non ci sono intoppi". Lo ha detto il presidente della Corte d’Appello dell’Abruzzo, Mario della Porta, che venerdì mattina, insieme a Paolini ha ascoltato il punto di vista di tutti e sei i candidati presidenti alla Regione. Tutti, Di Prospero compreso, auspicano uno slittamento minimo della data: c’è ancora chi parla del week end a cavallo tra gennaio e febbraio prossimi ma è altissimo il rischio di maltempo in quel periodo e, considerando la cartina fisica dell’Abruzzo, diventa lampante che per qualcuno, specialmente nei piccoli centri abbarbicati nelle zone montane e pedemontane, potrebbe diventare difficile estrinsecare il proprio diritto di voto. In tal caso si prevede già uno scenario finale tempestato di ricorsi che esporrebbe al rischio di annullamento delle elezioni. C’è quindi chi scorre ancora più giù nel calendario e arriva alla primavera (accorpare l’elezione del Consiglio regionale ad altre consultazioni, consentirebbe di contenere le spese).

Gianni Chiodi candidato presidente del Pdl (appoggiato dalle liste di Liberal socialisti, Mpa Abruzzo e Rialzati Abruzzo, oltre naturalmente che dal Popolo della Libertà) continua comunque a sperare che  che la data non venga cambiata. “Mi auguro che si vada a votare il 30 novembre. Se proprio ci dovesse essere un rinvio si può tollerare un massimo di 15 giorni. Oltre sarebbe difficile frenare i dubbi che purtroppo già pervadono la popolazione abruzzese”, ha dichiarato l’ex sindaco di Teramo venerdì mattina all’assemblea di Confcommercio Abruzzo a Pescara. Presente anche Carlo Costantini, candidato del Idv al più alto scranno del palazzo dell’Emiciclo de L’Aquila (appoggiato dalle liste del Partito Democratico, La Sinistra, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Partito Socialista e Italia dei Valori). Ed entrambi si sono trovati in sintonia ritenendo “inaccettabile un solo giorno oltre la data prefissata” e che se proprio gli organi competenti riterranno un rinvio “questo non deve andare oltre la data del 14 dicembre”. Della Porta fornisce però dettagli tecnici e comunica che il 30 novembre “non si potrà andare a votare, perché non ci sono più i tempi necessari per compiere gli adempimenti necessari e perché le schede devono essere stampate con la nuova lista ammessa”.

Gianni Chiodi ha spiegato che “comunque per l’Abruzzo il danno sia finanziario che di immagine è gravissimo. Siamo sicuri tuttavia che si troverà il giusto modo per assicurare agli abruzzesi il diritto di avere in tempi brevissimi un Governo nella pienezza delle sue funzioni”. 

“C’è bisogno di un governo regionale nel pieno delle sue funzioni – ha continuato Chiodi – l’Abruzzo non può essere lasciato allo stato brado. In questa vicenda qualcuno ha sbagliato e ora si sta cercando di risalire”.

Un’osservazione è d’obbligo: il rinvio si renderà necessario solo nel caso in cui la camera di Consiglio del Tar, nell’udienza fissata per mercoledì (al cui ordine del giorno c’è anche la discussione sui ricorsi presentati da La Destra, Prc e Comunisti Italiani contro la riammissione della lista del Pdl), nell’adottare il provvedimento definitivo, riammettesse la lista di “Per il bene comune” o se Di Prospero non decidesse di ritirarla. Se il Tar si esprimesse in tal senso infatti, verrebbero a mancare i tempi tecnici necessari alla burocrazia per poter andare alle urne appena quattro giorni dopo, anche perché le Prefetture, alla notizia della pre-sospensiva alla lista esclusa, hanno sospeso gli ordinativi legati alla stampa delle schede elettorali.

Anche per Paolini il massimo tollerabile è rimandare la consultazione di due settimane: “L’automatico rinvio delle elezioni al 14 e 15 dicembre mette nelle condizioni le Prefetture di stampare le nuove schede e distribuirle ai comuni”. Ma negli ambienti politici abruzzesi, di tutte le liste e gli schieramenti, anche la data del 14 dicembre viene considerata una “data a rischio” perché per il 10 dicembre è attesa l’udienza di merito del Tar e con essa una nuova decisione su sugli altri ricorsi.

La campagna elettorale intanto, almeno per le cinque liste che l’hanno già iniziata, è nel suo pieno: l’Abruzzo è stato girato in lungo e in largo dai vertici dei partiti nazionali che non fanno tappa solo nei quattro capoluoghi di provincia.

Gli onorevoli Valter Veltroni, Daniela Santanché, Antonio di Pietro e Pierferdinando Casini, il vicepresidente vicario dei senatori PdL Gaetano Quagliariello, il segretario nazionale dei Verdi Grazia Francescato, il segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e molti altri sono già stati in Abruzzo per sostenere i rispettivi candidati alla presidenza.

Sabato scorso il premier Silvio Berlusconi ha iniziato il suo tour per la regione partendo dalla città che ha dato i natali al candidato Chiodi per poi spostarsi a Montesilvano (Pescara) e L’Aquila.

Il Cav. ha intrattenuto ovunque folle entusiaste parlando di scuola e università: “Vogliamo solo ridurre gli sprechi” ha detto in proposito. Per il futuro dell’Abruzzo Berlusconi non ha dubbi sulle cose da fare: guarire la sanità, raddoppiare la ferrovia Roma-Pescara, perché «ci vogliono le infrastrutture – ha spiegato in ogni suo intervento -. E la prossima settimana nel Consiglio dei ministri ci mettiamo 16 miliardi di euro, così le facciamo subito, senza troppi cavilli burocratici e tempi lunghi”.

“L’Abruzzo avrà il suo tutor, è Gianni Letta”, ha affermato, e a chi tra il pubblico invoca Letta presidente della Repubblica, “Mi sembra una cosa giustissima”.

Il presidente del Consiglio ha incoraggiato i giovani a fare meglio e di più, a lavorare alacremente senza lasciarsi scoraggiare perché l’Abruzzo ha bisogno di nuova linfa positiva. Ha investito gli elettori abruzzesi della responsabilità delle ripercussioni che la vittoria del Pdl avrebbe a livello nazionale sia perché è la prima tornata elettorale del Pdl (fatta eccezione per le amministrativa a Trento), e questo fa dell’Abruzzo il laboratorio politico del nuovo partito, sia per l’eventuale merito di strappare la regione al centrosinistra cosa che gli consentirebbe di dare un ulteriore colpo “politico” al Veltroni che si vanta di vittorie oltreoceano ma che perderebbe in casa, ipotesi verosimile vista la distanza di 11 punti percentuali a vantaggio di Gianni Chiodi sul suo principale avversario.