La gaffe di Prodi alla festa di Israele
24 Aprile 2007
di redazione
Alla festa per il 59° anniversario dell’indipendenza dello Stato
di Israele, Prodi ha superato se stesso. Il suo discorso, se non fosse stato
per l’occasione festosa, avrebbe raccolto salve di fischi, invece, per sua
fortuna è piombato in un silenzio di ghiaccio.
Il presidente del Consiglio non arrivava con credenziali
specchiate. Domenica scorsa a Riad, incontrando il principe saudita Faisal
al-Saud, aveva infilato una serie di dichiarazioni molto indigeste per la
platea raccolta a Roma per celebrare Yom Hazamaut. Prodi aveva sostenuto la
necessità di trattare con Hamas senza evocare alcuna condizione; aveva lodato
senza remore il “piano di pace saudita”; aperto le porte diplomatiche alla
Siria e sostenuto contro ogni logica che “Ogni crisi in Medio Oriente è legata
al conflitto israelo-palestinese”.
Parlando all’Hotel Excelsior di Roma, Prodi ha riprodotto in gran parte questa
stessa impostazione, come se, invece di avere di fronte l’ambasciatore di
Israele e la comunità ebraica italiana in festa, avesse ancora di fronte la
corte saudita. Con l’aggravante che poche ore prima Hamas aveva annunciato la
fine della tregua fissata lo scorso 26 novembre e aveva accompagnato l’annuncio
con il lancio di una trentina di razzi contro Israele. Prodi ha completamente
ignorato la notizia e ha proseguito la sua perorazione in favore di Hamas come
nulla fosse. Il presidente del Consiglio si è invece impancato in una
improvvida lezioncina sulla “vera sicurezza di Israele”, legata soltanto alla “nascita
di uno stato Palestinese indipendente, sovrano e con continuità geografica”.
Prodi parlava alla platea della festa per l’indipendenza di Israele, ma dava l’impressione
che il suo vero e prediletto interlocutore fosse Abu Mazen, con cui, assieme a D’Alema (anche lui presente all’Excelsior)
aveva in agenda un incontro ufficiale subito dopo.
Il ministro degli Esteri ha mantenuto per tutto il tempo la faccia
da funerale che sceglie per queste occasioni. Lui probabilmente la pensa
esattamente come Prodi o peggio, ma avendo un più spiccato senso dell’occasione,
fremeva d’imbarazzo.
Alla fine del suo intervento il presidente del Consiglio, accompagnato
da un flebile applauso di circostanza, ha infilato la porta e con D’Alema ha
preso il largo.
Gianfranco Fini, anche lui presente alla celebrazione, ha avuto
gioco facile nel rivendicare i meriti del governo Berlusconi e lo sforzo diplomatico compiuto per fare
inserire Hamas tra i movimenti terroristici che l’Europa non dovrebbe
finanziare. Oltre a ricordare che per trattare con Hamas occorre che questa riconosca
il diritto di Israele ad esistere e rinunci al terrorismo
Il nuovo ambasciatore israeliano Gideon Meir nel suo discorso aveva
sottolineato come nel mondo arabo islamico “ci sono ancora organizzazioni terroristiche come
Hamas e Hezbollah e stati estremisti
come l’Iran che ogni giorno mettono in dubbio apertamente il diritto all’esistenza
del nostro stato e invocano la sua distruzione”.
E
poi ha aggiunto che “non siamo noi israeliani a
rifiutare la pace bensì sono altri a rifiutare noi, la nostra stessa
esistenza, mentre noi, sebbene siamo sotto minaccia, continuiamo a desiderare
la parola pace”.
Prodi
la pensa diversamente e non ha fatto nulla per nasconderlo.