La Germania del post-pandemia e il bivio europeo tra austerità e crescita

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La Germania del post-pandemia e il bivio europeo tra austerità e crescita

24 Maggio 2021

La pandemia sta per essere archiviata e si inizia a ragionare sul dopo. O almeno così sembra stia accadendo in una Germania sempre più proiettata alle elezioni del Bundestag che si terranno il prossimo 26 settembre. Due interventi, entrambi apparsi sul Sole 24 Ore nei giorni scorsi, meritano di essere segnalati anche perché quel dibattito, inevitabilmente, si ripercuote sul futuro dell’Europa e dell’Italia che viene esplicitamente tirata in ballo insieme al suo Premier, Mario Draghi.

Il primo a intervenire è stato il già ministro tedesco delle Finanze e ora Presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble con un articolo il cui titolo non lascia dubbi: «La disciplina di bilancio è l’unico vaccino in grado di scongiurare la pandemia del debito». Il messaggio è chiaro. Chi pensa che la mutualizzazione del debito possa far presagire una modifica dei Trattati e dei Regolamenti che definiscono e vincolano le politiche dei bilanci degli Stati dell’Unione, si metta l’anima in pace, non insegua una pura illusione, perché «lasciati a sé stessi, è sin troppo facile che i membri di una confederazione di Stati come la zona euro siano tentati di contrarre debiti a spese delle comunità. Senza pressioni esterne, è pressocché impossibile realizzare bilanci equilibrati nei Paesi ad alto debito». Insomma è risaputo che gli scolari quando non c’è l’insegnante a controllarli sono indisciplinati e possono far danni!

Nell’argomentare la sua tesi e il lavoro che sta conducendo in prima persona da diversi mesi per un rapido «ritorno alla normalità» nella quale «ogni Paese deve lavorare su sé stesso e sforzarsi di mantenere la disciplina di bilancio», Schäuble propone il modello di ammortamento istituito da Alexander Hamilton nel 1792 per i nascenti Stati Uniti d’America e che permise di ridurre i debiti pubblici dopo la I Guerra d’Indipendenza mettendo «peccatori ostinati del deficit in un’insolvenza strutturata per prevenire l’azzardo morale a scapito degli stati più frugali». Ora Schäuble, falsificando così la storia, omette un “piccolo particolare”: Hamilton, sostenne con forza, vincendo la sua battaglia, l’idea che le fondamenta degli USA non potessero essere costruite a partire dalla moneta ma fossero necessari una “rivoluzione politica” che realizzasse la costituzione di uno governo repubblicano e una “rivoluzione economica” che desse vita a un capitalismo industriale globalizzandone i mezzi della produzione e la finanza e che così si potesse realizzare naturalmente anche la possibilità di disporre di un debito comune prima ancora di una moneta.

Esattamente il contrario di quello che è avvenuto in Europa la quale, senza una Costituzione, è ben lontana dal poter essere considerata una confederazione di Stati – come sono gli USA – ma continua a essere un gruppo di nazioni governate da trattati internazionali. Infine Schäuble, nel tentativo di far proseliti, annovera sulla sua posizione, tirandolo per la giacchetta, Mario Draghi del quale l’autorevolezza e la stima in tutta Europa sono ben note.

Di segno opposto è l’intervista all’attuale vice cancelliere ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz. Anche in questo caso il titolo è esemplificativo: «Le regole del Patto? Sono flessibili e hanno funzionato contro la crisi pandemica». Il discorso del probabile candidato a succedere ad Angela Merkel è tutto improntato alla straordinaria risposta dell’Europa alla pandemia affrontata con uno «spirito di solidarietà senza eguali». Quasi a rivendicare gli investimenti massicci finalizzati a una crescita forte e sostenibile e a una sana politica fiscale, con un’enfasi particolare sull’opportunità storica della Next Generation EU e sulla decisione, considerata da Scholz «pietra miliare dell’integrazione europea», presa da tutti gli Stati membri di dare alla Commissione europea il potere di prendere in prestito fondi sul mercato dei capitali per conto dell’UE fino a 750 miliardi di euro per finanziare la risposta alla crisi.

Anche in questa intervista viene “chiamato a testimoniare” Mario Draghi, ma il Draghi che afferma che esistono due tipi di debito pubblico: il debito buono utilizzato a fini produttivi e il debito cattivo per fini improduttivi; il Draghi secondo il quale il patto di Stabilità e Crescita “era ed è inadeguato”. E, rispetto a questo Draghi, Scholz conviene «che vi siano buone ragioni per guardare alla struttura e alla qualità dei conti pubblici per promuovere investimenti pubblici orientati per il futuro, per rafforzare la crescita – naturalmente – in linea con le clausole delle nostre regole fiscali» perché – prosegue Scholz – «quando la ripresa sarà consolidata la Commissione europea rilancerà il dibattito pubblico sul quadro della governance economica».

Insomma non soltanto accenti diversi ma due modi completamente opposti di intendere il futuro dell’Europa. Entrambi “tirano per la giacchetta” Mario Draghi riconoscendone implicitamente capacità e autorevolezza, doti alle quali vanno aggiunti autonomia e capacità di giudizio critico che, fortunatamente, saranno utili per il futuro dell’Europa e dell’Italia.

*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari