La giornata più lunga del viaggio di Obama è oggi a Londra
01 Aprile 2009
Speriamo che stanotte Obama abbia fatto sogni d’oro perché oggi lo aspetta una giornata che farebbe impallidire Stefano Baldini. Alle 9.00 ora italiana è iniziato il colloquio ufficiale con Gordon Brown al numero 10 di Downing Street, anticipato nella giornata di ieri da una conversazione telefonica fatta sull’Air Force One. Seguiranno conferenza stampa con Brown, colloquio con Medvedev all’ora di pranzo, digestione con il leader dell’opposizione Cameron, mentre nel primissimo pomeriggio è previsto un round con l’altro peso massimo della politica internazionale, il presidente cinese Hu Jintao.
La sera invece a cena con i leader del G20, sempre che non vada di traverso. Gli Usa e l’Europa vivono una delle peggiori crisi economiche da decenni. Se Brown vuole “riformare il sistema economico mondiale”, Sarkozy ha fatto sapere che “Se a Londra non ci saranno risultati concreti, ci sarà una sedia vuota: mi alzerò e me ne andrò. Preferisco rompere che un consenso fiacco”.
La coppia presidenziale è atterrata ieri sera all’aeroporto di Stanstead. Da lì ha raggiunto la residenza dell’ambasciatore americano nel centro di Londra. Ci sono andati in elicottero militare – nome in codice Marine One – perché la Cadillac ultracorazzata di Obama non è ritenuta abbastanza sicura nelle strade della capitale inglese. Come ha spiegato uno degli agenti della sicurezza “se fosse per noi, i metteremmo il presidente in un blocco di cemento e nessuno potrebbe vederlo o sentirlo”.
C’è poi il problema del regalo da fare a Brown, un’altra delle questioni di stato di questa prima tappa del viaggio europeo. Quando era andato a trovarlo a Washington qualche settimana fa, il premier inglese aveva regalato a Obama un prezioso portapenne ricavato dalla scafo della “Gannet”, una celebre nave antischiavista della marina britannica. In cambio, Obama se n’era uscito con “il meglio del cinema americano” in 25 Dvd. Mancanza di tatto o di rispetto, ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che FoxNews ci ha ricamato sopra un’agguerrita campagna stampa convincendo centinaia di americani a spedire una lettera di scuse a Brown. Il portavoce della Casa Bianca Gibbs, fino a ieri sera, ha mantenuto il più stretto riserbo sul dono che verrà fatto oggi. E se gli americani possono sbagliare una volta, si sa che poi sanno anche farsi perdonare.
Ricucite le relazioni transatlantiche, lo aspettano Medvedev e Hu Jintao. Qui il lavoro di sartoria rischia di farsi veramente arduo. Obama è pronto ad archiviare lo scudo spaziale ma prima del disarmo il presidente russo ci ha tenuto a precisare che “il dialogo dev’essere su condizioni paritarie e tenendo conto dei rispettivi interessi”. E se Obama vuol coinvolgere la Cina sulle questioni energetiche e ambientali, Hu Jintao preferisce sapere quanto valgono i buoni del Tesoro Usa acquistati a tonnellate da Pechino. Dopo la cena del G20, a letto presto perché nei prossimi giorni c’è da festeggiare il Sessantennale della Nato e incontrare circa un’altra quarantina di leader mondiali.
Il governo di Ankar ha schierato 4.000 agenti per proteggere il presidente americano. L’intelligence pensa di usare sistemi di jamming per ‘disturbare’ i telecomandi di eventuali attentatori. Ma l’ultima tappa della maratona obamiana, l’incontro con Erdogan e Gul, oggi sembra ancora lontanissima.