La giravolta di Tonino: da moderato ad aizzatore di piazza

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La giravolta di Tonino: da moderato ad aizzatore di piazza

21 Settembre 2011

Dov’è finito il Di Pietro moderato, conciliante, sorridente e non più incazzato? Il Di Pietro che si rifà il look vestendo i panni del saggio uomo politico dialogante, che archivia la stagione dello scontro frontale intriso di ideologia e si misura con spirito costruttivo sulle questioni concrete? Dov’è finito il Di Pietro che sul restayling ha impostato la nuova strategia per sfilare elettori e voti a Bersani e magari pure a Vendola?

Di quel Di Pietro che mesi fa abbiamo visto nei salotti televisivi discettare come un buon padre di famiglia su cosa serve e occorre fare per il bene della famiglia (intesa nel senso letterale e tradizionale del termine), oggi è rimasto ben poco o nulla. Basta leggere cosa scrive il leader dell’Idv sul suo blog: al pressing serrato su Napolitano affinchè sia lui a staccare la spina ci aggiunge uno scenario apocalittico, quello per il quale se Berlusconi resta a Palazzo Chigi prima o poi ci scappa il morto. Al presidente della Repubblica, Tonino da Montenero di Bisaccia rinnova la “supplica affinché ponga fine a questa lenta agonia prima che sia troppo tardi”. E il ‘prima che sia troppo tardi’, per lui vuol dire “mandiamo a casa questo governo prima che ci scappi il morto”.

Siamo all’apoteosi. Primo perché è alquanto risibile il tentativo di insistere nell’assegnare al Capo dello Stato un compito che non gli compete, forzandone l’alto ruolo istituzionale fino a politicizzarlo all’estremo. Se un governo democraticamente eletto ha i numeri in Parlamento non può e non deve lasciare perché sennò “ci scappa il morto”. Un governo e il premier vanno a casa se vengono sfiduciati dal Parlamento, non dal Quirinale. Secondo: evocare la piazza usando l’escamotage di segnalare che in giro c’è questo rischio, è un modo perverso di alimentare un clima di tensione che riporta a fatti di piazza purtroppo già visti e rivisti nella storia repubblicana.

‘Costruire’ il 25 aprile di Berlusconi mettendo insieme pm politicizzati che dispongono centomila intercettazioni su un’inchiesta o che chiamano in procura il premier ma poi si scopre che non potevano farlo per incompetenza territoriale; l’anti-berlusconismo viscerale dei vari popoli colorati e indignati a prescindere; il clima di odio montante e preconcetto per la ‘casta’ e per i politici che sono ladri e corrotti in quanto politici, è un’operazione allucinante e pericolosissima che richiama i modelli totalitari sconfitti dalla storia e seppelliti nel secolo scorso. Non è questione di prevedere il futuro o di mettere in guardia da chissà quale scenario apocalittico.

Qui c’è molto altro e molto di più: c’è l’irresponsabilità di chi vagheggia l’idea di un ‘golpe’ per affermare ciò in cui ha fallito nelle urne. E che la regola democratica e la Costituzione, custodiscono.