La Gran Bretagna e l’incubo di quei “mostri” generati dal multikulti

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La Gran Bretagna e l’incubo di quei “mostri” generati dal multikulti

06 Aprile 2012

La questione dei matrimoni forzati rappresenta un problema, se non addirittura una vera e propria emergenza in Gran Bretagna. A testimoniarcelo qualche mese fa era stato il rapporto dell’Association of Chief Police Officers che forniva dei numeri da brivido sull’incidenza della pratica: 17,000 donne vittime ogni anno di violenze “d’onore” e 8.000 costrette ad accettare “forced marriage”. Ai matrimoni forzati, infatti, spesso si accompagnano rapimenti, mutilazioni genitali, pestaggi, violenze basate sull’onore e stupri.

Adesso, a conferma di questi dati, giungono quelli del Forced Marriage Unit (FMU) istituito dal governo come parte di uno sforzo continuo per creare una legge che criminalizzi il matrimonio forzato in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord. Secondo il FMU solo l’anno scorso più di 400 bambini sono stati sottoposti a matrimoni forzati in Inghilterra, persino una di 5 anni la vittima più giovane del paese. E i casi assistiti dall’ente sarebbero stati 1.500 nel 2011.

Non solo, secondo la Foundation for Women’s Health Research and Development, più di 65.000 donne e ragazze in Inghilterra e Galles sono state le vittime di mutilazioni genitali femminili, e altre 24.000 di età inferiore ai 15 sono ritenute ad alto rischio. Inoltre l’Iranian and Kurdish Women’s Rights Organization (IKWRO), un ente di beneficenza che fornisce consulenza alle donne musulmane e bambine che vivono nel Regno Unito, ha attestato che sempre lo scorso anno 2.800 cosiddetti attacchi e violenze d’onore sono stati registrati dalla polizia britannica. Tutti numeri che si limitano a descrivere solo una parte del fenomeno, quello emerso grazie alle denunce. La cifra reale potrebbe essere cinque volte più alta (soprattutto nella città di Londra) di quella che conosciamo. La realtà che interessa moltissime donne e ragazze musulmane dell’Asia meridionale che vivono nel Regno Unito, ha assunto una gravità tale da portare il primo ministro inglese David Cameron a paragonarla ad una forma di “schiavitù moderna” che bisognerebbe affrontare e sconfiggere senza farsi intimorire da “preoccupazioni culturali”.

Parlando alla Camera dei Comuni il 6 febbraio, il ministro degli Interni britannico Theresa May ha dichiarato portando alla luce un aspetto della problematica: “Purtroppo, assistiamo a troppi esempi di questo terribile crimine che continua ad avvenire. Penso che molte persone sarebbero sorprese di sapere quante giovani ragazze all’interno della Regno Unito sono sottoposte a mutilazioni genitali”. Sì, perché quest’ultima pratica, nonostante risulti illegale e punibile con 14 anni di carcere ai sensi del Female Genital Mutilation Act del 2003, è una tra le più comuni soprattutto tra gli immigrati musulmani provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. In molti casi, le famiglie musulmane spesso mettono in comune le risorse per mandare dall’Africa “cutters” professionisti in Gran Bretagna  per effettuare mutilazioni su ragazzine giovanissime spesso senza anestesia, e utilizzando coltelli affilati, lame di rasoio o bisturi per un minimo di £ 40 ($ 65). In altri casi, le ragazze sono spedite all’estero per ridurre al minimo il rischio di essere scoperti.

Un altro fenomeno, apparentemente meno violento ma che rappresenta comunque una piaga per la Gran Bretagna, è la rapida crescita dei matrimoni multipli alimentata dalle politiche multiculturali che riconoscono diritti speciali agli immigrati musulmani che chiedono che la legge della Sharia islamica si rifletta nella legge britannica. Nonostante si tratti di un reato punibile fino a sette anni di carcere, il fenomeno sembra essere inarrestabile. Nel settembre 2011, un quotidiano britannico ha rivelato che denuncia decine di migliaia di immigrati musulmani in Gran Bretagna stanno praticando bigamia o la poligamia per raccogliere maggiori benefit da parte dello Stato britannico. Un andazzo a cui il governo, assicura, dirà basta a partire nel 2013.

Cameron sta anche lavorando a una nuova legge che dovrebbe garantire che la carne macellata in conformità con la legge della Sharia islamica non sia venduta, come spesso succede, inconsapevolmente alla gente. Nel settembre del 2010, infatti, il Daily Mail ha scoperto che grandi catene di supermercati, fast-food, ospedali e scuole britanniche servivano carne halal, spacciandola per carne qualsiasi.

Nel frattempo, però, sebbene questo scenario renda più che palese il fatto che il multiculturalismo abbia clamorosamente fallito in Gran Bretagna, c’è ancora chi come la BBC – guardacaso – si rifiuta di mandare in onda una sceneggiatura (“Can We Talk About This?”) su come la cosiddetta “cultura delle differenze”, peraltro bocciata da Cameron, abbia diviso ancor più la società britannica e sulla minaccia che l’Islam pone alla libertà d’espressione. Resistenze queste che rendono ancor più difficoltoso per gli inglesi liberarsi dall’incubo di quei terribili “mostri” – quali i matrimoni forzati e le violenze d’onore – generati dal mulikulti.