La grande preghiera per la pace in Polonia, per Repubblica è un rito esorcista

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La grande preghiera per la pace in Polonia, per Repubblica è un rito esorcista

10 Ottobre 2017

Enorme la partecipazione popolare al rosario recitato sabato lungo i confini della Polonia, in 320 chiese distribuite su 4000 “zone di preghiera”: più di un milione di persone coinvolte direttamente, in loco, e tantissime altre, impossibili da stimare, idealmente da tutto il mondo, che hanno recitato il rosario all’unisono. “Rosario al confine” il nome dato al gesto, celebrato nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Madonna del Rosario, che prima aveva il nome di Nostra Signora della Vittoria, per ricordare la vittoria cristiana nella battaglia di Lepanto, il 7 ottobre 1571, quella che sconfisse il nemico ottomano e impedì che in Europa svettassero i minareti. L’allora papa San Pio V fu l’anima della coalizione cristiana che vinse a Lepanto, e fu lui a proclamare la festa.

Il gesto di ieri ha avuto l’appoggio della Conferenza episcopale polacca, e voleva infatti essere una preghiera per la nazione polacca – per questo la preghiera ai suoi confini – e per l’Europa, perché le protegga e conservi la fede cristiana, unica possibilità di pace. In questo senso, nel nostro tempo insanguinato dal terrorismo islamico e segnato dalla secolarizzazione, in cui le invocazioni di pace sono spesso uno strumento partigiano o una vaga aspirazione irenica, questa è stata una vera, grande, sincera preghiera per la pace: con la recita del rosario ne sono state indicate pubblicamente le radici.

Un gesto enorme, come mostrano le foto che circolano abbondanti in rete: folle ordinate in preghiera, ovunque, in riva al mare, in campagna, dentro e fuori le chiese. Colpisce in particolare vedere una lunga catena umana che prega stringendo un altrettanto lungo rosario in mano, con grandi grani. Sono immagini scattate anche dai tanti italiani che si sono recati sul posto, ieri, recitando il rosario insieme ai credenti polacchi, e hanno documentato tutto sui social. Giornali e tiggì hanno invece completamente ignorato l’evento: solo Antonio Socci ieri su Libero ha dedicato un articolo all’evento, in compagnia di Joanna Berendt e Megan Specia che ne hanno scritto oltreoceano, sul New York Times. Oggi, a due giorni dall’evento, finalmente Repubblica dà conto dei fatti, a modo suo: cronaca corretta, titolo tutto un programma “L’esorcismo di massa contro i migranti islamici”. Qualcuno spieghi a Repubblica, giornale così voglioso di mostrarsi dialogante con il papa, che la preghiera non è un rito esorcista.

Ma oramai certe notizie circolano solo in rete. Tv e carta stampata sono irrimediabilmente appiattiti a descrivere un mondo che non c’è, o meglio, si ostinano a rappresentare solo una parte del reale, sempre meno significativa e rappresentativa del mondo vero, salvo disperarsi quando poi i fatti non danno loro ragione o le vendite inesorabilmente vanno a picco. Basti pensare come a un anno dalla sua elezione, Trump continui a essere descritto quotidianamente come un pazzo scriteriato sull’orlo della rovina.

Fatti enormi come il rosario polacco di ieri sono agli antipodi del mondo globalizzato che ci è stato descritto come il migliore dei mondi possibili, dove tutti sono egualmente cittadini perché sostanzialmente privi di appartenenza identitaria, dove famiglia e patria sono declinate al plurale perché nessuno riconosce più la propria, e dove la fede si vorrebbe confinata a un sentimento intimistico o ad attivismo sociale. La grande preghiera recitata fisicamente lungo i confini della Polonia esprime innanzitutto la naturale, spontanea necessità di mantenere le proprie radici e la propria storia, di sapere chi si è e da dove si viene. Una richiesta che non può essere ignorata o, peggio ancora, declassata a manifestazione populista e xenofoba.

Chi sono io? A chi appartengo? Sono queste le domande che stanno emergendo in modo eclatante nel mondo occidentale sempre più vecchio, infecondo e soprattutto disorientato. I polacchi – e tanti italiani con loro – hanno risposto esprimendo la loro appartenenza alla fede cattolica, con un gesto antico e semplice: la recita del rosario, nel giorno che celebra la vittoria della cristianità. In un modo cioè che fa storcere il naso al clima politicamente corretto che si respira; ma non farsi interrogare da un fatto del genere sarebbe l’errore peggiore.