La grandezza dell’Italia sta nell’unione tra Nord e Sud

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La grandezza dell’Italia sta nell’unione tra Nord e Sud

Alla Summer School della Fondazione Magna Carta non poteva mancare un incontro di approfondimento storico-politico sulla ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Cos’è stata, allora, l’unità d’Italia? Qual è stato il ruolo del Meridione nel processo di unificazione del paese? Ma soprattutto: cos’è stato davvero il brigantaggio? A queste e ad altre domande ha risposto lo storico e giornalista Giordano Bruno Guerri, autore del libro Il sangue del Sud, intervistato da Erminia Mazzoni, europarlamentare del PPE.

Come ha sottolineato la Mazzoni, se già il titolo del libro di Giordano Bruno Guerri è eloquente, il sottotitolo lo è, forse, ancora di più: "Antistoria del Risorgimento e del Brigantaggio". In titolo e sottotitolo abbiamo, dunque, un fortissimo elemento di comprensione del libro: l’autore non è nuovo a ricostruzioni di questo tipo e con il termine "antistoria" si riferisce al "revisionismo come metodo storico-scientifico", che non si appiattisce sulle posizioni della verità storica ufficiale ma, al contrario, ricerca un’interpretazione nuova dei fatti accaduti. Come ben spiegato da Guerri, il revisionismo è alla base di qualsiasi scienza, perché qualsiasi scienza, per progredire, ha la necessità di rinnovarsi, rivedendo le tesi date per acquisite in passato.

Con il suo libro, lo storico toscano ha voluto mettere in evidenza quel pregiudizio nei confronti del Meridione che ha dominato per lunghi decenni della storia d’Italia. A lungo è valso il paradigma secondo il quale i meridionali dovevano essere "purificati" perché il popolo italiano sarebbe dovuto essere lo specchio di quello piemontese. Del resto, Guerri ha cercato di spiegare come, per circa un secolo, l’Unità d’Italia sia stata percepita dal popolo del Mezzogiorno come una vera e propria "invasione piemontese". Il brigantaggio, in quest’ottica, va considerato come la reazione degli uomini del Sud nei confronti di un potere non riconosciuto. E non manca neppure, da parte dell’autore, un’analisi del ruolo delle donne, impegnate in prima linea in quella che è stata definita la "prima guerra civile italiana".

Nel descrivere il difficile contesto economico degli anni del dopo Unità, contesto che ha esasperato le divisioni Nord-Sud, Guerri analizza anche il momento attuale. Sempre più, infatti, si sviluppa un nuovo movimentismo meridionale contrapposto a quello settentrionale. Secondo Guerri non è certamente questa la strada per ricomporre una frattura che, comunque, è innegabile che esista. Con l’incontro, piuttosto, si è voluto ripercorrere il processo di unificazione nazionale abbandonando i diversi approcci partigiani per cui da una parte c’erano i buoni e dall’altra i cattivi, chiunque fossero, piemontesi o meridionali.

Alla fine della discussione rimane certamente il rammarico per ciò che è stato, per il modo in cui il Meridione è stato maltrattato durante il processo unitario. Tuttavia, si rimane, al contempo, della convinzione ben espressa da Guerri che "grazie all’Unità, l’Italia è diventata un grande paese. Non lo sarebbe mai stata senza il Risorgimento. Lo Stato unitario ha realizzato, seppure con modalità discutibili, un inevitabile processo della storia" (Giordano Bruno Guerri, Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del Brigantaggio, Mondadori, pp. 253-254).