La gravidanza lascia il segno? Il mommy makeover cancella tutto

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La gravidanza lascia il segno? Il mommy makeover cancella tutto

La gravidanza lascia il segno? Il mommy makeover cancella tutto

24 Dicembre 2007

La maternità come uno stato simile alla malattia,
i cui segni vanno cancellati al più presto: questo il messaggio.

Un fastidio
dai segni indelebili, cui sottoporsi per avere il dono di un figlio, ma
cercando di pagare il prezzo più basso possibile. E quindi, impegnarsi per far
tornare tutto come prima, non solo la ricca e spensierata vita precedente alla
nascita del pupo, ma anche un corpo che non ceda ai cambiamenti della
gravidanza, bensì torni come prima e anzi meglio di prima.

La nuova tendenza è partita, prevedibilmente,
dalla California. E del fenomeno di recente si è occupato Il New York Times, seguito dai maggiori
quotidiani inglesi, che ne hanno denunciato la pericolosa seduzione.

Un plotone ben schierato di chirurghi plastici si
è alleato con il marketing più astuto e raffinato per esercitare le proprie
lusinghe su un pubblico già di per sé sensibile al fascino riparatore della
medicina estetica, le donne fra i venti e i quarant’anni (in maggioranza queste
ultime). Figuriamoci poi quando queste donne, emerse da una o più gravidanze,
si trovano a confrontare il proprio aspetto, necessariamente trasformato e in
molti casi sciupato, con quello di splendide celebrità debordanti dai media, le
cui forme sembrano non essere state affatto sfiorate da un evento travolgente
come la maternità. E se per caso lo sono state, immancabilmente messe alla
gogna per non aver saputo tornare perfette soltanto pochi giorni dopo il
parto. 

Ecco allora arrivare dei signori le cui
presentazioni sui siti web delle cliniche strappano l’applauso a chiunque si
occupi di vendite, per la cura e per la vestizione ammaliante e convincente, e
che per cifre che vanno dai 10,000 ai 30,000 dollari propongono un “mommy
makeover” o anche mommy job, e in un
colpo solo tirano a lucido seno, ventre, fianchi.

Un intervento globale di
restauro per cancellare qualsiasi traccia sgradevole dei nove mesi di attesa. E
quel che fa più impressione, mettere le mani anche in zone di un corpo in cui
magari non c’è tutto questo bisogno di intervenire; ma già che si è sotto i
ferri magici del chirurgo, e in più si è comprato un pacchetto completo, perché
non approfittarne. 

Le cifre che indicano la proliferazione di
cliniche specializzate nell’offerta e il numero di donne che si sottopongono al
trattamento parlano da sole: in America solo nello scorso anno le mamme
restaurate sono state 365.000. 
Interrogate, molte di queste signore, a parte il piacere comprensibile
di conquistare una linea perfetta e sentirsi di nuovo piacenti, hanno riferito
di aver sentito il bisogno di intervenire per tornare a stare senza disagio in
pubblico, o fra le altre mamme. Fra cui si sarebbero sentite delle paria, o
addirittura pare non sarebbero più state frequentate, se non avessero avuto
anche loro un fisico da calendario.

Si possono per un attimo mettere da parte le
considerazioni più ampie sulla diffusione compulsiva della chirurgia estetica,
cogliendo solo l’occasione per ribadire la serenità di giudizio su chiunque la
scelga, nella giusta misura, laddove questo porti a sentirsi meglio o a
superare complicati problemi di autostima.  

Viene piuttosto da chiedersi se una donna che ha
appena avuto un bambino non abbia altre priorità e altre soddisfazioni in quel
momento, nonchè un conquistato senso della realtà e dell’ordine di importanza
delle cose, che la spinga spontaneamente a far crescere la dose di buon
senso. 

Ma viene soprattutto da pensare che la scienza e
l’intervento medico sono riusciti ad appropriarsi anche di questo aspetto
fisiologico della maternità, la naturale e graduale ripresa dopo il parto.  La gestazione e il periodo immediatamente
successivo vengono ridotti a un seccante incidente per il corpo femminile, bene
di consumo da modellare, esibire, difendere con ogni mezzo dal passare del
tempo e preoccuparsi di proteggere dalla sanzione sociale. Un incidente che si
incastra fra l’ambizione a governare tutti gli aspetti della propria esistenza
e la necessità di prolungare fino ai limiti estremi la giovinezza e il culto
della perfettibilità del fisico.  E che in
molti casi le donne sentono l’urgenza di cancellare, intervenendo sul proprio
corpo in un momento ancora delicato per il riassestamento dell’organismo.  Andando avanti imperterrite nonostante i
moniti e le raccomandazioni delle associazioni dei chirurghi plastici  e di quelle per la tutela della salute
femminile, negli Stati Uniti come in Europa – dove la novità è senz’altro
destinata ad approdare presto, per diventare consuetudine irrinunciabile.   Per non parlare poi della psiche, per la
quale l’ultima cosa necessaria in quel momento delicato e stressante è la
pressione a conformarsi a un ideale estetico.

Su questa leva, su questa potentissima leva per
qualsiasi donna del ventunesimo secolo, il marketing medico costruisce la
fortuna di molti suoi operatori per i prossimi anni, riuscito nell’impresa di
far diventare la gravidanza una patologia da curare, e la rinuncia a
cancellarne il passaggio, un comportamento socialmente criticabile.