La Grecia approva il piano anti-crisi e ad Atene si scatena l’inferno
13 Febbraio 2012
di Andrea Doria
Raggiunto l’accordo per il piano anti-crisi voluto dalla triade FMI-UE-BCE per l’erogazione del piano da 130 mld di euro, in Grecia il Parlamento greco, durante una sessione dell’aula drammatica, ha approvato, con un voto schiacciante – 199 sì, 74 no, votanti 278 – il piano d’austerità che dovrebbe consentire alla governo di Atene di rimanere nella zona euro e di scongiurare il default (l’ultimo essendo un obiettivo non da tutti condiviso come abbiamo raccontato su l’Occidentale).
Nel piano ci sono tagli per 15.000 addetti nel settore pubblico, liberalizzazioni delle leggi sul lavoro e taglio dello stipendio minimo da 751 a 600 euro al mese, mandato per il negoziato con le banche per il taglio del debito. Il voto apre la strada a quei 130 miliardi, senza i quali la Grecia non potrebbe pagare il prossimo 20 marzo gli interessi sul debito, che ammontano a 14,5 miliardi. Ma anche alla possibilità di usufruire di 35 miliardi di prestiti dal fondo di stabilizzazione Efsf, che andranno ad aggiungersi ai 4,5 miliardi di euro dei ricavi dalle privatizzazioni e ai risparmi.
L’ultima settimana è stata segnata da una recrudescenza delle proteste in tutta la Grecia, e in particolare nella capitale Atene. La scorsa notte, dopo il voto del piano anti-crisi, gli scontri tra manifestanti di estrema sinistra e black bloc e forze di polizia ha raggiunto un’intensità violentissima secondo quello che viente riportato dalla testata greca E Kathemerini. Almeno 45 edifici sono stati dati alle fiamme. Saccheggiati molti negozi. I lavori dei vigili del fuoco continuano nelle strade principali.
Questa mattina Atene fa la conta dei danni e ripulisce le macerie. Per il sindaco della città Giorgos Kaminis, che stamattina ha fatto un sopralluogo agli edifici andati a fuoco, 45 tra negozi e uffici sono stati distrutti. Ha definito il danni "irreparabili". Secondo la polizia, 68 agenti e 70 dimostranti sono rimasti feriti negli scontri, e ci sono stati 137 tra arresti e fermi. I manifestanti hanno aderito all’appello dei principali sindacati ellenici, Gsee e Adedy, determinati nel chiedere all’assemblea parlamentare di respingere le condizioni imposte dalla troika.
Nel frattempo si rafforza il fronte che non esclude lo scenario che la Grecia esca dalla zona euro di fronte a misure da più parti considerate pro-cicliche, ovvero che spingerebbero ancora di più la Grecia nel vortice annientante delle recessione economica attualmente in corso. Su molti giornali anglofoni, a partire dal quotidiano di sinistra socialista “The Guardian”, si parla apertamente di ‘Grexit’, una crasi neanche tanto riuscita tra ‘Greece’, Grecia ed ‘exit’, uscita, con chiaro riferimento all’eventualità che l’attuale governo greco preferisca, in ultima istanza, far uscire la Grecia dall’eurozona con un default pilotato dello Stato greco.
Nicolas Spiro, direttore della ‘Spiro Sovereign Strategy’ di Londra, intervistato dal Wall Street Journal, ha affermato che l’uscita della Grecia dall’euro non è più considerata un’opzione catastrofica, alla luce anche dell’effetto psicologico che i prestiti a tasso agevolato concessi dalla Banca Centrale Europea lo scorso Dicembre 2011, hanno creato una protezione psicologica di fronte al rischio contagio su Italia e Spagna.