La guerra civile in Siria inizia a farsi sentire anche in Libano
14 Febbraio 2012
La macchina da guerra di Assad prosegue senza sosta la dura repressione dei ribelli che, come è emerso in un articolo pubblicato lo scorso 7 febbraio sul Foglio a firma di Daniele Ranieri, scarseggiano di armi e munizioni.
Se l’aumento dei prezzi di armi leggere nel vicino Libano conferma un incremento della domanda, è altresì vero che di fronte ad un esercito regolare come quello di Assad poco possono fare i fucili di assalto e i lanciarazzi da spalla.
Appare del tutto evidente che con questo tipo di armamenti leggeri sarà molto improbabile che l’Esercito libero di Siria possa rovesciare il regime di Assad in tempi rapidi, considerando anche gli ostacoli che la diplomazia incontra su questo terreno, vedi Russia e Cina.
Nelle ultime settimane sembra aumentare la possibilità che il Consiglio nazionale siriano, possa presentare una mozione di condanna del regime di Assad cercando di ottenere la maggioranza dell’Assemblea Generale dell’ONU, bypassando l’ormai paralizzato Consiglio di Sicurezza.
Su questa ipotesi molto si stanno adoperando la Turchia, gli Usa, la Francia, la Germania e la Gran Bretagna con l’intento di raggiungere almeno il voto di 70 Paesi.
Nel frattempo preoccupano le tensioni che si stanno registrando negli ultimi giorni nel Nord del Libano ed in particolare a Tripoli dove si stanno radunando molti siriani in fuga dalla repressione.
L’esercito di Assad non è infatti nuovo ad effettuare rapide puntate in territorio libanese per colpire i ribelli in fuga ma nelle ultime ore lo stesso Premier libanese Mikati, considerato filo siriano e sostenuto da Hezbollah, ha dichiarato al quotidiano francese Le Figaro la necessità per il Libano di dissociarsi da quanto sta avvenendo in Siria.
Non è ancora chiaro se a questa presa di posizione seguirà la scelta, che le forze di opposizione guidate da Hariri invocano da tempo, di garantire ad ogni costo la sovranità dei confini libanesi, soprattutto a Nord.
Quello che per ora sembra certo è che diverse unità dell’Esercito libanese si stanno schierando nel Nord del paese per fronteggiare e gestire sia una possibile fuga in massa dalla Siria che gli scontri che già si stanno registrando nella città di Tripoli.
Lo stesso numero due di Hezbollah, Naim Qassem, ha condiviso la scelta di schierare l’Esercito libanese nel Nord del paese arginando così le tensioni, peraltro già verificatesi tra venerdì e sabato a Tripoli, tra sunniti e alawiti.
Nel frattempo anche la comunità siriana presente in Italia testimonia tutte le sue preoccupazioni come confermato dal dott. Njem Abdsatar, stimato ed apprezzato medico odontoiatra che da trent’anni vive a Perugia.
Il dott. Njem, considerato dal regime di Assad un traditore per essersi rifiutato di fare il servizio militare e per la propria dissidenza, ci spiega a quali rischi si espongono tutti coloro che manifestano contro il regime. In Italia infatti non si sono avute solamente manifestazioni contro Assad ma anche manifestazioni a favore, organizzate dall’influente e temuta comunità siriana lealista, molto vicina ad Assad.
Contro il simbolo di Assad in Italia, si sono scagliati una dozzina di ragazzi siriani, tutti regolarmente residenti in Italia e originari di Homs, che si sono arrampicati, sfondando una finestra, nella sede dell’ambasciata siriana a Roma lo scorso Venerdì mattina.
Fermati dalla polizia i ragazzi, esasperati per le violenze indiscriminate contro donne e bambini, sono stati rilasciati già nella giornata di Venerdì.