
La guerra di Putin mette in crisi il settore del legno

06 Maggio 2022
Lo spirito imperialista di Putin continua ad aver conseguenze enormi sull’economia, ormai abbiamo imparato a capirlo. Spesso, tuttavia, ci dimentichiamo che l’apparato economico dei paesi occidentali è molto articolato e include settori a cui non pensiamo immediatamente pur essendo centrali. La guerra, infatti, ha penalizzato il settore del legno, a causa dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse.
La guerra e il legno
A marzo 2021 il valore del legname era di $1.357 per mille piedi di tavola, a maggio 2021 si parlava di oltre $1.700. La riduzione ad oggi è impressionante, si parla di una diminuzione rispettivamente del 39% e del 52%. Va ricordato che i produttori di mobili che importano dall’estero circa l’80% del proprio fabbisogno. Ben il 30% del legname importato arriva Russia, Bielorussia e Ucraina, sostituirlo non sarà facile.
Già prima dello scoppio della guerra, quindi del divieto delle importazioni dovute al quinto pacchetto di sanzioni, però, il settore del legno era in allerta. La scorsa estate la Federazione Russa aveva manifestato l’intenzione di Mosca di impedire l’importazione di tronchi di alto valore. Per questo motivo FederlegnoArredo aveva chiesto all’Unione Europea di aiutare l’industria del legno, richiesta rinnovata nelle scorse ore.
I numeri del settore
Il settore del legno arredo, comunque, tiene duro e registra dei buoni numeri, secondo l’ultimo studio di FederlegnoArredo. Il fatturato alla produzione dell’intero settore, 49,3 miliardi di euro, è aumentato complessivamente in valore del 25,5% rispetto al 2020 e del 14% rispetto al 2019. Non solo il dinamico mercato interno, movimentato artificialmente dai bonus del governo, anche un aumento sostanziale dell’export ha contribuito alla crescita.
In questo settore sono coinvolte circa 70.000 imprese, che danno occupazione a circa di 294mila addetti e che rappresentano il 4,7% del fatturato manifatturiero nazionale. Rispetto al totale, si tratta di numeri non da poco: il 15% delle imprese e il 7,7% degli occupati.