La guerra nel centrodestra si paga alle amministrative
20 Dicembre 2007
di Guido Forte
Dalla Casa della Libertà alla Casa della Confusione il passo
è breve. Anzi è stato breve. E’ bastata una mancata spallata ed una lettera al
Corriere della Sera per far cadere calcinacci, muri perimetrali e solai. Al di
là delle immagini che comunque ben fotografano l’attuale momento del
centrodestra, la realtà si presenta molto più complessa e ricca di sfumature.
Se da un lato è vero che ormai An e Forza Italia si rimpallano dichiarazioni di
fuoco come se giocassero a ping pong, dall’altro lato le relazioni ed i
tentativi di riappacificazione non sono mai venuti meno. Lo confermano le
parole di Berlusconi, “vogliamo bene agli alleati” e “le porte del Pdl sono
aperte”, e dello stesso Bonaiuti che proprio due giorni fa ripeteva “Il cielo si è
rasserenato. Ora dobbiamo costruire assieme il nuovo partito dei moderati come
ci chiede sempre la gente, i nostri elettori, uniti da comuni valori e comuni
ideali”.
Tentativi di recuperare un’unità essenziale, vista la situazione di
profonda crisi in cui versa il centrosinistra ma soprattutto le elezioni
amministrative di primavera. Su quest’ultimo punto sarà indispensabile trovare
un canale di comunicazione per non trovarsi impreparati. Due aspetti che si
legano tra di loro. Valutiamo il primo. Gli ostacoli sono ancora molti. Lo
conferma l’atteggiamento dello stesso Gianfranco Fini che ormai è sempre sulla
linea d’attacco pronto a rintuzzare o punzecchiare il Cavaliere. Cronache di
partito lo descrivono in questi giorni molto nervoso, a tratti addirittura
stizzito. Sintomo di un malessere profondo e difficile da superare. Lo hanno
capito anche i vertici di via della Scrofa che se, come sempre, davanti a lui
non esprimono il loro disappunto dietro le quinte si sfogano. L’unico a
%0Aprendere un po’ le distanze pubblicamente dal capo è stato Gianni Alemanno. Nell’ultimo
Esecutivo Nazionale ha sollevato più di un dubbio in merito alla linea politica
di Fini. Una strada che secondo l’ex leader di Destra Sociale non porterebbe
molto lontano soprattutto se andasse verso la cosiddetta “cosa biancoceleste”. E
proprio quest’ultima ipotesi dimostra il grado di confusione e di sbandamento
in An.
L’aveva annunciata Nania in sede di presentazione della kermesse
nazionale della componente “Nuova Alleanza”, tranne poi essere severamente smentito
dallo stesso Fini. Lo stesso scontro a distanza tra Nania e La Russa dimostra quanto
sul futuro del partito non ci siano idee chiare. Ed in effetti l’ipotesi di una
grande alleanza tra con Casini e Montezemolo lascia molti perplessi. Cronache
di partito raccontano che quando fu avanzata questa prospettiva fu fatto subito
notare l’atteggiamento ostile che lo stesso presidente di Confindustria ebbe
nei confronti del governo di centrodestra ed in particolare la sua posizione
non proprio imparziale durante l’ultima campagna elettorale. E non migliorano
la situazione di confusione gli annunci di Fini fatti a mezzo stampa secondo i
quali “una settimana dopo le elezioni Europee entreremo nel Ppe” o “abbiamo
delle sorprese in serbo” oppure ancora “lavoro per un nuovo centrodestra”.
Parole che creano in realtà ancora più incertezza al punto che qualcuno inizia
ad ipotizzare che “il Capo non ha una strategia e che stia andando avanti solo
su umori e sensazioni”.
Crisi che si respira anche dalle parti dell’Udc dove il
Consiglio nazionale dell’altroieri ha ratificato l’esistenza di una spaccatura interna
con una componente ormai in lotta con i vertici. Carlo Giovanardi è il capo di
questa fronda, per la verità minoritaria, ma che potrebbe allargarsi. Non è un
caso che Cesa abbia deciso nei giorni scorsi prontamente di azzerare tutti gli
incarichi di partito proprio al fine di contrastare l’emorragie interne. Dal
canto suo Giovanardi va avanti spedito verso il PdL convinto di avere con sé
buona parte dell’Udc. I numeri ufficiali dicono infatti che solo il 52 per
cento è con Cesa e Casini ed il progetto di intraprendere una strada
alternativa a quella presa da Berlusconi. Una maggioranza però risicata che non
promette quindi nulla di buono per il futuro.
Situazione, quindi, nebulosa che poi
si riflette anche sulle prime trattative per le amministrative di primavera. E
veniamo così alla seconda questione. La conferma viene dai contatti in corso
sulla Provincia di Roma. Da tempo l’Udc aveva rivendicato la poltrona per sé con
il proprio segretario regionale Luciano Chiocchetti ma le acque agitate di
questi ultimi tempi hanno cambiato la scena. Forza Italia, che in effetti non
aveva mai apprezzato l’ipotesi, ha ufficialmente chiuso la porta a Ciocchetti
prendendo a pretesto la decisione del Consiglio nazionale dell’Udc. Lo stesso
Giro, il coordinatore regionale di Fi, parla di “questione politica e non
personale”. Ed infatti si guarda già oltre precisamente verso Storace con cui
nei giorni scorsi ci sono stati una serie di contatti. “La Destra” è l’unica
che ha in questo momento le idee chiare e pensa di scendere in campo con
Teodoro Buontempo. Una scelta che stando ad alcuni sondaggi privati
commissionati dallo stesso ex governatore attribuirebbero a “er pecora” un
lusinghiero 14 per cento. Risultato che potrebbe addirittura proiettarlo al
ballottaggio. Una cifra notevole che sta facendo pensare molto i dirigenti di
via dell’Umiltà. Infatti è cosa risaputa che a Roma e provincia il peso di
Storace sia rilevante e che quindi non sia possibile evitare il confronto con
lui.
Ma se Fi sarebbe anche disponibile a trattare il problema è tutto per An.
Qui la scelta si fa dura perché tutte le ipotesi hanno un rischio. Alcuni a via
della Scrofa sono convinti che non bisogna confrontarsi con Storace e che si
dovrebbe avanzare una propria candidatura. In pole ci sarebbero Alemanno ma
soprattutto Rampelli. Una scelta per contarsi e dimostrare il peso che ha
ancora An nella Capitale. Ipotesi però sconsigliata da molti, visto l’alto rischio. Basterebbe
una piccolissima percentuale inferiore a Storace per determinare la disfatta
del partito. L’altra ipotesi è quella di sostenere la candidatura di Buontempo
ed in caso di vittoria intestarsi il successo. Mentre con la sconfitta sarebbe
possibile annunciare la fine dell’esperienza politica solitaria di Storace. Ma
qui il problema, dicono a via della Scrofa, è convincere Fini. “Come si fa a
farlo salire su un palco per sostenere il candidato di Storace?” si chiedono e
soprattutto “chi glielo dice”. Domande che per ora rimangono senza risposta e
che finiscono solo per aumentare l’incertezza. Al punto che lo stesso Alemanno
per evitare il precipitare della situazione ha stoppato tutti dicendo “ne
parliamo dopo Natale”. Già dopo Natale, ma intanto Storace per domani ha organizzato
un giro in pullman per “visitare” le periferie abbandonate da Veltroni. Lui
come il Cavaliere è già in campagna elettorale e chissà che alla fine non
riescano ad avere la meglio su chi ne centrodestra sogna nuovi
centrodestra.