La “Iran Connection” di Beppe Grillo

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La “Iran Connection” di Beppe Grillo

La “Iran Connection” di Beppe Grillo

09 Marzo 2013

Ci sono due donne nella vita di Beppe Grillo che lo legano al mondo persiano. Due sorelle di origine iraniana, la moglie Parvin e la cognata Nadereh, legata a quel Walter Vezzoli autista factotum di Grillo spaparazzato in questi giorni dall’Espresso. Il padre delle due donne, Nosratollah Tadjik, originario di Teheran e venuto in Italia a commerciare tappeti diversi anni fa, si è spento nei giorni scorsi.

La famiglia Tadjik non sembra appartenere alla diaspora iraniana contemporanea, quella che sfugge al regime totalitario dei mullah. Se mai veniva fuori dal fascino discreto della sinistra araba scampata alla bolla d’oro dello Scià e poi alla Rivoluzione Islamica, trovando fortuna e accoglienza in Occidente. La signora Parvi, inoltre, ci sta molto simpatica, perché in un’intervista ha dichiarato di volersi godere senza troppe menate il benessere occidentale. Altro che decrescita felice.

Parvin somiglia al modello della donna araba smaliziata di oggi, quella delle classi agiate che in Europa ed America si sono occidentalizzate, mentre nel mondo islamico nascondono il trucco sofisticato e i vestiti all’ultima moda sotto l’osservanza apparente a una tradizione poco incline ai cocktail party sulle spiagge di Malindi. Ma da questa simpatica "Persepolis and the City", fatta di bei viaggi, bella vita, bella gente, restano comunque tagliate fuori le Neda pestate a sangue per strada dai Basiji durante l’Onda Verde, le donne imprigionate perché non hanno indossato l’hijiab in pubblico, uccise dai mariti con l’accusa di adulterio perché così si puniva e così si punisce il gentil sesso nella mite religione fiorita secoli fa.

Intervistato da un giornale israeliano, Beppe Grillo ha detto che l’Iran è un Paese economicamente a posto, dove "la donna è al centro della famiglia". Stai al centro della famiglia finquando sei buonina, ovviamente, ma se fai di testa tua allora da angelo del focolare ti traformi in un ribelle corrotto dal satana occidentale (Ayaan Hirsi Ali docet). Con la sua visione piuttosto esotica dell’Islam, Grillo è pronto ad ogni relativismo. Ha raccontato di aver assistito di persona a una delle esecuzioni di piazza iraniane: "Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos’è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d’ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos’è più barbaro?".

Se la mettiamo su questo piano – l’equivalenza morale tipica degli occidentalisti – allora va aggiunto che nel 2011 ci sono state 43 esecuzioni capitali negli Usa a fronte delle 676 in Iran. Non ci risulta che in America sia venga condannati a morte per "deviazioni" sessuali. Alcuni Stati degli Usa al contrario hanno recentemente abolito la pena capitale. Da Teheran purtroppo non giungono news rassicuranti. Qualcosa vorrà pur dire.

D’altra parte nessun agente di influenza iraniano in Italia avrebbe potuto fare meglio del magnifico Capataz a 5 Stelle, che ha sputtanato il MEMRI (uno dei pochi centri di ricerca che monitorano il livello di guardia dell’odio antisemita) giudicandolo una costola del Mossad. La solita solfa: la Parola del Presidente Ahmadinejad sarebbe scientificamente travisata dai traduttori-spia in malafede. Proprio come quei poveri militanti del Movimento manipolati dai giornalisti quando denunciano i piani segreti degli yankee per sottomettere il mondo intero tramite micro-chip emozionali inseriti sottopelle a noi poveri ebeti che ancora non abbiamo scoperto la Verità grazie al Web, il vangelo taumaturgico dei grillini.

All’epoca, la radio di stato iraniana Irib salutò Grillo come l’eroe dei media italiani (avete presente quelli intervistati da Bill Emmott?) che aveva finalmente rotto la cappa del mainstream sulle disgraziate sorti e regressive dei mullah atomici. A Teheran però i blogger non entrano a far casino in Parlamento né possono divertirsi con lo "psiconano" perché se lo facessero marcirebbero in galera (l’Iran è al 175esimo posto su 179 nell’annuale classifica sulla libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere, "ma vuoi mettere con il conflitto d’interessi berlusconiano?!", ti risponderebbe il Cappellaio Matto). Ad ogni modo, a fare chiarezza sui rapporti tra l’Iran e lo Stato di Davide ci ha pensato l’ayatollah Khamenei, convinto al di là di ogni ragionevole traduzione che "il regime sionista è un cancro da estirpare e sarà estirpato".

Anche la palestinolatria dei 5 Stelle non rappresenta nulla di nuovo, e nulla di buono, rispetto alle tradizionali aberrazioni di estrema destra e di estrema sinistra che percorrono il movimento. Stiamo freschi: complotto sionista, 11 Settembre,  dittatura militare israeliana, sappiamo bene da che retroterra e da che humus culturale provengono certe idee. Grillo alliscia la bestia con dichiarazioni del genere: "Parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista". Chissà quanti fremono schiumanti d’indignazione di fronte a verità sconcertanti come questa, sempre taciuta dai media mondiali notoriamente controllati dai sinarchisti. Ma che possiamo farci se il livello dei 5 Stelle è questo, in fondo buon sangue non mente. "Grillo è un populista sfrenato con qualche idea da pazzoide", ha detto lo storico Edward Luttwak a La Zanzara su Radio 24. "È l’unico attore politico sulla scena italiana che preoccupa davvero gli Stati Uniti".

Nella curiosa ma neanche tanto visione della politica internazionale propugnata dal comico genovese, il modello della teocrazia iraniana funziona un po’ come quello dei Paesi sudamericani dove "prima si stava molto peggio". Tipo il Costa Rica, il Paese centroamericano che ha abolito l’esercito, ha eletto una donna Presidente e si regge su un modello eco-sostenibile che lo ha reso uno dei luoghi più felici al mondo (almeno secondo le inchieste di un centro di ricerca specializzato in questo genere di analisi, la classifica dei popoli più felici, che amenità…). Dietro questa immagine da cartolina caraibica si nasconde purtroppo un "ecofeudo" fatto di ricette liberiste (e fin qui meno male), violenza di strada, "safe house" delle FARC (480.000 dollari scoperti in un covo dei narcotrafficanti nella capitale San José) e un indice di povertà diffuso in particolare tra le giovani generazioni. Secondo i Padri Missionari, noti agenti della neo-colonizzazione, un adolescente su tre vive in condizioni di povertà. Ma i turisti per caso non se ne accorgono o fanno finta di non saperlo.

Nel Febbraio del 2010, la Clinton visitando il Costa Rica e altri Paesi dell’area ebbe a dire: "L’Iran è al top della mia agenda". L’asse tra Ahmadinejad e il fu Hugo Chavez del resto non è mai stato un mistero. Resta da verificare la "Grillo connection" con i mullah. Ma i presupposti per la "mano tesa" ci sono tutti.