La Lega araba chiede un passo indietro ad Assad e un governo di transizione

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La Lega araba chiede un passo indietro ad Assad e un governo di transizione

24 Luglio 2012

Diciannovemilacentosei morti dall’inizio delle rivolte, dal Marzo del 2011. Sono gli inesorabili dati diffusi dall’Osservatorio siriano dei diritti umani. Cifre astronomiche volte a dimostrare, con estrema chiarezza e nel suo complesso, la virulenza dell’affaire siriano.

I combattimenti, a seguito dell’attentato di Rawda di mercoledì della scorsa settimana, si sono addirittura intensificati. Il regime, al riguardo, sta tentando in ogni modo di arginare l’avanzata del Free Syrian Army (FSA) e delle altre forze d’opposizione.

I lealisti, in questo senso, avrebbero condotto – sempre in base alle ricostruzioni dell’Osservatorio – ripetuti attacchi nelle città di Aleppo, a Damasco, Daraa e Homs. Inoltre, le truppe regolari avrebbero (il condizionale è sempre d’obbligo stante la frammentarietà delle informazioni in nostro possesso, ndr) fucilato una ventina di uomini disarmati a Damasco, nel quartiere di Mezzeh, sospettati di aver aiutato i ribelli. Questi ultimi, tuttavia, starebbero mettendo a segno, negli ultimi giorni, una serie di considerevoli vittorie sul piano strategico-militare. Per la BBC, infatti, avrebbero acquisito il controllo della frontiera di Bab al-Salam, al confine con la Turchia, oltre a quella di Bab al-Hawa (sempre sul fronte turco) e di Boukamal (su quello iracheno).

Sotto l’aspetto diplomatico, invece, occorre porre l’attenzione su quanto statuito all’incontro di Doha, in Qatar, dai ministri degli Esteri della Lega araba. L’organizzazione panaraba ha pregato Assad di intraprendere un “coraggioso passo” verso la risoluzione del conflitto. Meglio, verso la cessazione della repressione condotta da oltre un anno a questa parte, e dunque di abbandonare il potere. La Lega ha anche chiesto alle opposizioni e all’FSA di formare un nuovo governo che renda possibile una reale transizione.

L’Unione europea, dal canto suo, ha deciso di estendere le sanzioni contro la Siria, rafforzando in particolare l’embargo in vigore sulle armi. Una decisione assunta nella mattinata di lunedì nel corso della riunione dei 27 ambasciatori presso l’Unione che precede l’incontro tra i ministri degli Esteri dell’Ue.

Ora: Lega araba e Unione europea. E le Nazioni unite, verrebbe da chiedersi? Come già ampiamente approfondito da L’Occidentale, il Consiglio di Sicurezza è letteralmente paralizzato in conseguenza degli innumerevoli (e recenti) veti russi. Un link inestricabile, quello russo-siriano. E’ Con Coughlin, esperto di Medio Oriente e terrorismo internazionale del Telegraph, a coglierne efficacemente gli aspetti: “Siria: Russia = Israele: Usa”, è il titolo (e l’equazione) del suo report dell’11 Luglio scorso. Ed è in questo senso, quindi, che Mosca farà di tutto per evitare ogni tipo di regime change a Damasco.

Last but not the least, le armi chimiche: in base a quanto riferito da un portavoce del ministero degli Esteri siriano, il regime "utilizzerà le armi chimiche esclusivamente nel caso di un attacco di Paesi stranieri”. La notizia, evidentemente, non riguarda l’asserito mancato ricorso a tale genere di armi contro ribelli e oppositori interni. Semmai la questione è un’altra: la presenza di armi di distruzioni di massa in territorio siriano. Una presenza capace di preoccupare, e non poco, chiunque abbia a cuore la stabilità regionale (e mondiale).