La Lega batte cassa ma i milanesi non hanno bisogno di nuovi ministeri
22 Maggio 2011
Dicono che questi ballottaggi siano caratterizzati da toni eccessivi, da contrapposizioni insanabili e visioni diametralmente opposte della società. I faccia a faccia televisivi di Napoli si sono trasformati in micro-risse dove Lettieri e De Magistris se ne rinfacciano di tutti i colori, a Milano i candidadati dei rispettivi partiti denunciano di essere stati molestati dai militanti dei loro avversari. Ma tranquilli, c’è un argomento che unisce tutti, Nord e Sud, una proposta che sembra accontentare anche la Lega Nord.
"Con Bossi abbiamo pensato di continuare la nostra attività di governo con qualche decentramento", ha detto Silvio Berlusconi rivolgendosi al suo miglior alleato. Se non sarà il ministero dell’economia, a essere decentrati saranno quelli delle riforme e della semplificazione amministrativa, così come, per accontentare i napoletani, si potrebbe spostare a Napoli quello delle pari opportunità. "Sarebbe un ulteriore segnale di attenzione da parte dell’Esecutivo per la Campania e il Mezzogiorno," sostiene Lettieri. "Una sede decentrata delle Sviluppo Economico a Napoli potrebbe servire davvero alle imprese", gli fa eco De Magistris, puntando alto. Miracolo, i due sfidanti per la prima volta sono d’accordo su qualcosa. Il ministro La Russa aggiunge: "Già da due anni il ministero della Difesa ha una sede distaccata a Milano, senza troppi problemi. Per un fatto logistico".
Tutto risolto, allora? Così sembrerebbe, anche se poi ad arrabbiarsi sono il sindaco della capitale e il presidente della Regione Lazio che di quei ministeri (posti, voti, eccetera), detengono il monopolio assoluto. In questa nobile difesa dello statalismo, però, ci sorprende che a entrare a gamba tesa siano proprio quelli della Lega, confermando che la mutazione antropologica dei lumbard da partito di lotta a forza di governo, con annessi interessi e vantaggi delle vecchie politiche centraliste, sia già compiuta.
Sul sito della Lega Nord, che oggi chiede una maggiore presenza dello stato a Milano, in una pagina web intitolata "Le idee della Lega", e ispirata alla "Legge quadro per il governo del territorio" di Umberto Bossi, c’è scritto a chiare lettere che il federalismo si basa sulla "limitazione delle prerogative che rimangono al Governo centrale". Se andassimo a riaprirci qualche testo sacro di Gianfranco Miglio, ricorderemmo che un’Italia federale dovrebbe mantenere, a livello centrale, il governo della politica estera, l’ordinamento supremo della Giustizia, i programmi economici generali. Le altre attività sarebbero svolte, come diceva Miglio, dalle "Repubbliche federali", anche se preferiamo ancora chiamarle Regioni e Comuni ed enti locali, con tutte le loro relative articolazioni.
Insomma, da "Roma Ladrona la Lega non Perdona" il rischio è di passare a "Roma Ladrona, Milano piagnona". Archiviata la secessione, il ‘decentramento’ assume i tratti di un semplice ‘decongestionamento’ del governo centrale. Se per far vincere il Pdl a Milano, il problema è davvero quello di spostare due o tre ministeri, Berlusconi decida se accontentare Bossi oppure no. Ma noi siamo convinti che i cittadini di Milano, una città abituata a "far da sé", non daranno il loro voto in base a quanti nuovi uffici ministeriali sorgeranno nel capoluogo lombardo.