La Leopolda e la legge di stabilità
01 Dicembre 2015
Dalla Leopolda alla Legge di Stabilità, dalle canzoni di Jovanotti al bonus 500 euro per i diciottenni, la rottamazione sta entrando in corto circuito. La strategia di Renzi è sempre stata quella di combinare azione politica e ricerca del consenso, ma il pendolo comincia a oscillare un po’ troppo verso la popolarità e sempre meno verso la concretezza. Concretezza che pure aveva simbolicamente contraddistinto i provvedimenti di questo governo, Jobs Act, responsabilità civile dei giudici, tassazione sulla casa, ma che adesso scivola nello spettacolo, nella kermesse in deficit, una legge di stabilità fatta senza aggredire come si dovrebbe la spesa. Purtroppo, per restare al tema dei millenials, ci pensano i dati ISTAT a riportarci alla realtà: la disoccupazione giovanile non scende, punto. A leggere cronache e retroscena sulla prossima Leopolda, piena di canzoni famose e supereroi dello sport, l’impressione è che gli spin di Renzi abbiano già rinunciato a dare un messaggio chiaro al Paese: tipo ragazzi, è dura, le riforme sono difficili e non sono finite. Siccome non è semplice costruire ed esercitare il consenso con slogan impopolari, tutto si risolve cercando di acchiappare voti qua e là, in questa o quella nicchia dell’elettorato. Pare che alla Leopolda arriveranno anche i rinforzi, gli amministratori, le buone pratiche del partito a livello locale, ma anche questa chiamata all’appello rischia di rivelarsi un segnale di debolezza nell’immaginario collettivo. Il Pd si ritrova a fare i conti con la mancanza di candidati spendibili sul territorio, con governatori ribelli e liste civiche sempre più concorrenziali. Alle amministrative tira aria di smottamento e il Rottamatore, prima di regalarci la prossima pagina di Saint-Exupéry, farebbe bene a tenere dritta la barra delle riforme.