La “lettera dei 70”, capolavoro di orgoglio e pregiudizio
11 Luglio 2013
di redazione
La "lettera dei 70", vergata dai senatori del Pd dopo la decisione presa ieri dal partito di accettare la richiesta del Pdl di sospensione dei lavori parlamentari (per un pomeriggio), è uno di quei capolavori d’interpretazione tipici dei Democrats. I senatori scrivono che il partito ha bisogno di uno "scatto di orgoglio", definiscono il sostegno dato ieri al Pdl "un autogol", e chiedono che il partito dica a elettori e al paese che il sostegno a Letta è "la migliore scelta vista le circostanze". Si va dal veltroniano Giorgio Tonini al bersaniano Gotor, al "giovane turco" Verducci. Ma se è stato un autogol, un piegarsi ancora una volta ai desiderata di Berlusconi e alle sue questioni processuali, allora come mai poi si rivendica la scelta di votare con il Pdl? "La serietà e la responsabilità si esercitano anche, e soprattutto, nelle scelte difficili e non immediatamente popolari. Non sosterremmo un minuto di più questa maggioranza se non pensassimo che possa produrre in tempi certi le scelte di cui il Paese ha bisogno. Ma oggi rivendichiamo che questa è la miglior scelta che si possa fare date le circostanze". Il segretario del Pd, Epifani, ha dato ragione ai 70. Viene da chiedersi se all’autogol o alla rivendicazione dell’azione di governo e del sostegno ai partiti alleati in maggioranza. Ieri Epifani aveva definito il Pdl schizofrenico. Certo in casa sua le patologie non mancano. Ma se Epifani dichiara che "in Parlamento non è successo quello che è stato raccontato: noi abbiamo sventato un tentativo di blocco, il Pdl ha fatto una riunione come sempre e oggi il Parlamento ha lavorato", allora forse possiamo stare un po’ più tranquilli sulla interpretazione da dare alla celebre lettera dei 70.