La letteratura italiana non è affatto morta, soprattutto oltre confine
15 Febbraio 2009
Certo: il tema del suo più fortunato libro, Vita, l’ha aiutata. Così come l’assegnazione dello Strega nel 2003. Eppure, il successo che Melania Mazzucco ha riscosso all’estero non si può spiegare solo così. La storia dei due giovani emigranti italiani che ad inizio Novecento raggiungono New York è già, nel suo nocciolo, una storia europea, quantomeno una storia di una certa Europa.
Ed infatti il romanzo della scrittrice è nato da spunti ed esperienze biografiche che innervavano il passato della sua famiglia. Un’esperienza personalissima, che col tempo ha finito con il contagiare persino una colonia di lettori oltreconfine.
La sua Vita è sbarcata in ventuno nazioni, Amsterdam le ha dedicato una giornata dell’ultimo festival internazionale, Guadalajara l’ha vista protagonista con le altre prime lame della narrativa nostrana. Ma pure i romanzi successivi hanno riscosso un certo seguito: il caso più evidente è stato quello del quotidiano “El Pais”, che qualche mese fa le ha dedicato un’ampia intervista. Presentando Un giorno perfetto, che in Spagna è stato pubblicato da Anagrama per le cure di di Xavier González Rovira, Miguel Mora dapprima si è soffermato sul “titolo di orientamento salingeriano, ma ispirato a una canzone di Lou Reed”. E poi ha ricordato che “la presenza di Roma come metafora dell’Italia attuale è continua nel libro”, sottolineando come “dopo aver venduto 300.000 copie, il romanzo è stato portato al cinema da Ferzan Ozpetek, e presentato all’ultimo Festival di Venezia”.
Dopo ampio e laudativo cappello introduttivo, è seguita lunga intervista. Con temi svariati, peraltro piuttosto approfonditi. Ci si sofferma così sulla “buona relazione” che c’è in Italia tra cinema e letteratura, “specialmente con il romanzo nero, che sia sociale o politico. Abbiamo bisogno di storie che cerchino di spiegare questo paese in una forma solida, e da tre o quattro anni, gli incontri tra cinema e letteratura sono più abituali, abbastanza frequenti”. Ma si guarda anche con una certa speranza alla nuova generazione degli scrittori nostrani. A tal proposito, la Mazzucco confessa un certo ottimismo: “Credo che negli ultimi anni, se non una rinascita, ci sia stato per lo meno un rinnovamento. Si è ricreato un patto molto solido con i lettori, dal vuoto, perché abbiamo passato un periodo di cinema e letteratura molto elitarie, di autori molto bravi ma poco conosciuti, che producevano sfiducia nel pubblico”. La conversazione lascia poi spazio persino a qualche ricordo personale, legato al debutto nelle patrie lettere: “Nel 1996, quando scrissi il mio primo romanzo, ‘Il bacio della medusa’, quasi nessuno leggeva libri italiani e pensavo ‘Dio mio, nemmeno io li leggo!’. Ora questo è cambiato, la nuova generazione ha ristabilito il filo con i lettori, la fusione cinema-letteratura ci permette di arrivare a molta più gente, e la società letteraria sta rinascendo. È un buon momento, di cambiamento”.
Quanto al resto, si vedrà. Nell’attesa, quanto ad audience europeo, anche l’ultimo libro, La lunga attesa dell’angelo (Rizzoli), pare destinato ad imitare il seguito dei precedenti. Non solo in Italia.