La lezione a bassa velocità di Saviano sulla Tav

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La lezione a bassa velocità di Saviano sulla Tav

06 Marzo 2012

C’eravamo quasi meravigliati che sul dibattito Tav non avesse ancora sentenziato. E invece è bastato aprire Repubblica di oggi per consultare il ‘Vangelo secondo Saviano’ sull’argomento.

“Bisognerebbe partire da un dato di fatto – scrive –: negli ultimi trent’anni l’Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia”. E fin qui vi direte, niente di nuovo sotto il sole.

Ma poi incalza arrivando al punto della questione: “Bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie. Il governo Monti deve comprendere che nascondere il problema è pericoloso”. Insomma per lo scrittore di Gomorra la Torino-Lione porterebbe nient’altro che a una proliferazione incontrollabile del malaffare e per questo non va costruita. Il Paese, dice infatti, “non può permettersi di tenere in vita con i fiumi di danaro della Tav le imprese illegali. Se non vuole arrendersi alle cosche, e bloccare ogni grande opera, deve dotarsi di armi nuove, efficaci e appropriate”.

Quali non si sa, ma ecco che Saviano sfodera, la (sua personalissima) soluzione delle soluzioni al problema: “fiaccare le imprese prima che entrino nel mercato, quando cioè è ancora possibile farlo”. Sicuramente lo scrittore intenderà quelle di stampo mafioso, ma se lui stesso dice che “vincono perché grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce”, come è possibile riconoscerle? Farlo diventa praticamente impossibile.

E poi cosa si fa, invece di imparare ad agire in maniera mirata, situazione per situazione e affrontare l’eventuale pericolo lì, quando si presenta con quelle armi che lui stesso suggerisce di adottare, ci facciamo spaventare preventivamente e impediamo a questo Paese di crescere, di dotarsi di infrastrutture, di abbracciare la modernità e permettere paradossalmente alle malavita organizzata di monopolizzare qualsiasi attività? Questa sarebbe a tutti gli effetti una resa, quella che Saviano dice da anni di non volere né potere accettare.