La lezione del voto pugliese

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La lezione del voto pugliese

09 Maggio 2012

Non bisogna credere a chi dice che dal voto pugliese può trarsi una lezione unica. Gli apparentamenti, le situazioni particolari, sono stati tali e tanti che è estremamente difficile risalire ad un fil rouge in grado di tenere insieme tutto.

Ciò premesso, cerchiamo di analizzare un dato che forse emerge più degli altri. Ottengono buoni risultati i candidati che sono partiti dalle primarie – per il centrodestra Nicola Gemmato, nella Terlizzi di Vendola, e Paolo Perrone, a Lecce. Tra l’altro, nel capoluogo salentino le primarie nel centrodestra sono state una vera e propria prova di forza che ha convinto ex alleati riottosi a rientrare nella grande alleanza per Perrone sindaco. Ma conquistano la fiducia degli elettori soprattutto quelle persone che sono partite bene e per tempo, che avevano una storia da proporre e la fiducia dei propri cittadini.

Ecco, l’insegnamento principale da trarre è che i partiti, in questa fase, contano poco. Tanto meno i leaders. Conta la gente, la capacità di proporre il cambiamento richiesto a gran voce dall’elettorato. Che vuole vedere persone serie, in grado di ridurre gli sprechi e fornire servizi migliori senza aumentare tasse e spese. La gente non segue più bandiere, ma persone in grado di fare squadra, di proporre progetti credibili, anche a livello di alleanze.

Se dovessimo trarre una lezione per il Pdl pugliese è quella che è finito il tempo in cui ognuno coltivava il proprio feudo felice. Il Pdl deve evolvere in qualcosa di differente, proporsi come un contenitore in grado di contenere identità per certi versi molto diverse tra loro, una sorta di confederazione di partiti e movimenti di area liberal-popolare sulla quale costruire l’alternativa del buon governo ad una sinistra inadeguata ad affrontare le sfide della modernità e clientelare. Solo così potremo sperare di vincere le competizioni che verranno: meritocrazia, svecchiamento, capacità di accoglienza e confronto nei confronti di tutti. A partire dalle persone che di questi valori dovranno farsi portavoce a livello politico.

Esiste, in Puglia come altrove, un 50% dell’elettorato senza casa. Ed è, per l’assoluta maggioranza, un elettorato moderato disgustato da questa politica. Bisogna ridare delle ragioni a questa parte importante dell’elettorato, attraverso un grande progetto di partito riformista e popolare che sappia farli riappassionare alla politica.

In fondo, lo stesso Grillo ha ottenuto affermazioni importanti dove ha proposto persone normali, conosciute, che magari non hanno trovato spazio nei partiti tradizionali per l’assoluta incapacità di questi di accogliere gente nuova, in grado di pensare in modo autonomo, magari senza pacchetti preconfezionati di voti ma con una storia da spendere. Possibile che in Italia la forte domanda di politica nuova, pulita e al servizio della Nazione possa trovare risposta solo nel Movimento cinque stelle? C’è un anno di tempo. Il risultato di queste elezioni risuona, anche a livello nazionale, come un preavviso di rilascio. Sapranno il segretario Alfano, i coordinatori regionali e tutta la classe dirigente del Pdl cogliere l’opportunità per dare finalmente alla gente il partito che ha sempre voluto?