La lezione siciliana suona la sveglia al Pdl. Alfano raddoppia e avverte il Cav.

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La lezione siciliana suona la sveglia al Pdl. Alfano raddoppia e avverte il Cav.

30 Ottobre 2012

di L. B.

Sicilia docet. Il laboratorio del centrodestra che non c’è e per questo punito dal voto, è lo specchio nel quale il Pdl dovrà guardarsi per non fare la stessa fine tra cinque mesi. Perché nei personalismi che hanno portato alla commedia dell’assurdo tra Musumeci e Miccichè che insieme avrebbero preso il 40 per cento dei consensi, c’è molto di ciò che da mesi sta avvenendo a Roma. L’altra faccia dello specchio è, da un lato il 53 per cento dei siciliani rimasti a casa, più o meno la stessa cifra che i sondaggi continuano a rilevare per le politiche; dall’altro l’avanzata di Grillo. Tripla lezione per il Pdl. Ma non solo.

Tocca ad Alfano spiegare il perché, dopo due giorni di silenzio – voluto – che seguono il ‘ciclone Cav.’ da Villa Gernetto. E in quello che spiega ci sono messaggi in codice per più destinatari, fuori e dentro il Pdl, non escluso lo stesso Berlusconi: il miglior regalo alla sinistra è andare divisi al voto. Affermazione lapalissiana se ci si ferma alle parole, ben più significativa se si applica alle tensioni degli ultimi mesi che il segretario ha dovuto parare e ricondurre a sintesi. Nella conferenza stampa attesissima, attorno alla quale aleggiavano gli auspici dei falchi affinchè si traducesse nell’annuncio delle sue dimissioni, Alfano non lascia, anzi raddoppia. E lo fa per dire che la maggioranza del partito sta con lui, sull’europeismo, sul sostegno a Monti e sull’agenda economica che, tuttavia, a Monti chiede un cambio di passo su tasse e legge di stabilità.

Il messaggio ai pluridestinatari è netto: se si apre la caccia interna tra anti-montiani e filo-montiani, se si continua a tirare bordate distruttive anziché costruire, se non si toglie la licenza di parlare a nome di Berlusconi a quelli che lo fanno, non si va da nessuna parte. Anche qui la lezione siciliana aiuta a tradurre, se è vero che il Pdl dal 33 per cento delle precedenti regionali (primo partito) è passato al 12 per cento di oggi (terzo partito superato da quello di Grillo, esattamente come confermano i sondaggi a livello nazionale). L’avvertimento: se la linea del Cav. è quella di Villa Gernetto, la maggioranza del partito sta da un’altra parte. Alfano non  rompe con Berlusconi, anzi è molto attento a non sconfessarne le parole e lo fa anche per lo stesso motivo per il quale rivolge agli altri l’invito a non marciare per bande, eppure il senso del suo ragionamento non cambia. Chiarisce di aver parlato con l’ex premier il quale condivide l’analisi sul voto in Sicilia.

Il raddoppio sta in due mosse: Alfano ufficializza la data delle primarie e ifficialmente dice che si candida alla leadership. Un modo per sfidare in campo aperto i potenziali avversari ma pure per consolidare il suo ruolo potendo contare sul sostegno della maggioranza del gruppo dirigente. E la fotografia dei big presenti in conferenza stampa lo racconta. Tra i destinatari della missiva c’è anche Casini per il quale basta la vittoria di Crocetta in Sicilia a fargli considerare (e dichiarare) ‘ineludibile’ l’alleanza tra moderati e progressisti. In realtà, il leader Udc dimentica alcuni dettagli non irrilevanti: che in Sicilia gli uomini di Sel che sono andati da soli e da soli sono rimasti fuori da Palazzo d’Orleans, sono espressione della minoranza interna al partito di Vendola; che a Roma Vendola ha già firmato la Carta di intenti con Bersani; che Vendola corre alle primarie del centrosinistra.

Alfano rilancia il progetto dei moderati buona parte del quale si regge proprio sulle sue spalle e su quelle del gruppo dirigente che gli fa quadrato attorno. Anche perché ben consapevole che l’oltranzismo dei falchi porterebbe il partito nel recinto dell’isolamento. Non a caso sul sostegno al governo Monti scandisce: “Per quanto ci riguarda questo governo resta”. La controprova arriva quando dichiara che oggi il partito voterà ‘compatto’ il ddl anticorruzione sul quale l’esecutivo ha posto la fiducia e al tempo stesso conferma il pacchetto di modifiche chieste sulla legge di stabilità. E quando gli domandano se si senta sconfessato dalle parole di Berlusconi replica: “Sono fortemente convinto delle mie idee che sono largamente condivise nel Pdl”.

Nel quartier generale di via dell’Umiltà si fa osservare un altro aspetto: a giorni il segretario darà seguito – cioè nomi e volti – a quanto annunciato una settimana fa a Norcia al convegno di Magna Carta, cioè l’ufficializzazione della nuova squadra che lavorerà con lui alla campagna per rilancio del partito e primarie. Fissata la data, ora servono le regole. Oggi la prima riunione dei vertici – assente il segretario in quanto candidato -, poi la definizione di una road map di iniziative da qui al 16 dicembre. Ma tra oggi e domani potrebbe essere convocato l’ufficio di presidenza del Pdl con due dossier sul tavolo: partito e voto in Sicilia.

Il terzo dossier che potrebbe aggiungersi è un chiarimento, a questo punto necessario, sulla linea politica, se la lezione siciliana ha insegnato qualcosa.