La libertà di stampa secondo Giulia Bongiorno
01 Luglio 2010
di redazione
E’ un vero scontro di titani quello fra il duo Giulia Bongiorno-Michelle Hunzinker, autrici della indimenticabile rubrica "Doppia difesa" sul settimanale scandalistico "Chi", e il direttore del medesimo, Alfonso Signorini, che la rubrica ha deciso di cancellarla perché, dice, non in linea con il taglio "ottimistico" della sua testata.
Secondo un’indagine di mercato svolta su un campione di diecimila lettori, è emerso chiaramente che agli italiani pronti a trascorrere l’estate sotto l’ombrellone, sfogliando le sorti magnifiche e progressive di una discinta Canalis, può turbare l’abbronzatura il fatto di trovarsi a leggere di stalking e violenza sulle donne (di questo parlava la fu rubrica Doppia difesa). Non sia mai che gli roviniamo le vacanze, avrà pensato Signorini, giudicando notizie del genere troppo depressive. E fin qui nessun problema, stiamo parlando di Chi mica del New Yorker.
L’avvocato Bongiorno se l’è presa a male, sostenuta, in questa battaglia di principio, dalla direttora del Secolo d’Italia, Flavia Perina, che ha preso la palla al balzo per dare tutt’altra interpretazione dell’accaduto: "la cancellazione della rubrica – ha detto la Perina – è avvenuta con modalità tali da avvalorare il sospetto di una meschina ritorsione per il ruolo politico svolto dalla Bongiorno in commissione giustizia". L’avvocatessa delle cause vinte, per chi non lo sapesse, è infatti anche presidente della commissione giustizia alla Camera, oltre a essere una finiana "doc", e ha sempre avuto un atteggiamento molto critico sul ddl intercettazioni, approvato in Senato e che adesso è alla sua attenzione a Montecitorio.
Proprio in questi giorni, la Bongiorno ha chiesto un ulteriore giro di audizioni per una verifica del provvedimento e questa mossa, negli ambienti della maggioranza, è stata presa come un modo per ritardarne l’approvazione. Da qui la tentazione cospirativa della Perina: i piani alti di Mondadori avrebbero fatto pressione su Signorini che a sua volta avrebbe ordinato di cancellare la rubrica.
Noi però a nostra volta vorremmo provare a inquadrarla da un altro punto di vista, la questione. La Bongiorno esprime dei dubbi, solo dei dubbi, legittimi, per carità, sul ddl, prestando (involontariamente?) il fianco a tutti quelli che oggi si ritroveranno in piazza per gridare indignati contro la "legge bavaglio" e in nome della libertà di stampa. E poi, quando il suo Direttore, nel pieno possesso delle sue facoltà editoriali, decide di chiudere Doppia difesa, che fa? Si straccia le vesti, polemizzando contro una scelta del tutto normale per chi dirige, liberamente, un giornale. Che poi Signorini abbia un’idea tutta sua di cosa sia l’ottimismo, e che i suoi lettori lo seguano a ruota, questo è un altro discorso.