La Libia, l’Italia e Trump

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La Libia, l’Italia e Trump

14 Gennaio 2017

La riapertura dell’ambasciata a Tripoli, con tanto di tricolore e conferenza stampa di Minniti, per  un accordo col fragile governo al Sarraj per limitare gli arrivi di immigrati, si è trasformata in una débâcle per cui non ci sono attenuanti, se non l’incompetenza del governo Renzi e del ministro degli esteri Gentiloni, ora presidente del Consiglio. Inutile fare le vittime e dare la colpa a francesi, egiziani, russi, tedeschi, inglesi e americani, che fanno i propri interessi, come sempre in politica estera.

La situazione in Libia era nota, si sapeva che il generale Haftar era sostenuto da Egitto, Francia, Russia e anche dall’Arabia saudita. Pur conoscendo quanto l’Egitto fosse strategico, il governo Renzi ha rotto le relazioni con l’Egitto, mentre i media nostrani hanno scatenato una violenta campagna contro Al Sisi. Renzi contava sulla vittoria di Hillary per avere la guida della missione in Libia, anche se gli Stati Uniti, come dichiarò al Corriere l’ambasciatore statunitense a Roma, contavano a loro volta sull’invio in Libia di 5mila soldati italiani e di limitarsi, loro, gli americani, a fornire intelligence.

Dopo la sconfitta di Hillary e le dimissioni di Renzi, il governo Gentiloni ha scoperto che Schengen è fallito e bisogna fermare il flusso di migranti. Da qui l’invio, il 9 gennaio, dell’ambasciatore Perrone, che si è trovato a fronteggiare il caos di Tripoli e la debolezza di al Sarraj, asserragliato, come sempre, nella base navale  di Abu Sita. Tobruk ha fatto sapere attraverso il governo a interim di Al Thani, rifugiato in Cirenaica col parlamento di Tripoli, che l’Italia aveva dato il via a un’azione colonialista.  

L’11 gennaio Haftar, spalleggiato dall’Egitto, è arrivato a Mosca e ha visitato l’ammiraglia Kuznetsov. Il 13 gennaio il presidente francese Hollande, che non ha mai fatto mistero di sostenere Haftar e l’Egitto, ha dichiarato  che al Sarraj deve dialogare con la Cirenaica  e col solito generale Haftar, che piace anche ai britannici. Non si capisce la sorpresa dei media italiani, visto che al Sarraj è uno straniero per i libici, nominato dall’Onu via Martin Kobler a Shkirat (Marocco) e imposto a Tripoli.

Né si comprende lo stupore per l’arrivo di navi russe in Cirenaica: il prossimo presidente francese – Fillon o Le Pen – avrà buoni rapporti con la Russia. Cosa si aspettava il governo italiano? L’arrivo della cavalleria di Hillary? Il nuovo presidente è Trump, che è stato invitato alla conferenza sulla Siria da Putin, il primo segno, per il Washington Post, del nuovo rapporto con Mosca, che aveva escluso Obama dai colloqui in cui si decidono gli assetti del Medio Oriente.

La sinistra non ha capito, dopo trent’anni dalla fine del comunismo, che l’Italia non è più il confine tra Est e Ovest e non è più la cerniera tra il Nord e il Sud del mondo, una centralità che era stata costruita da Andreotti e Craxi. Questa centralità non esiste più, stanno cambiando anche i rapporti tra Stati Uniti e Russia, ma la sinistra non riesce a capirlo perché è  incapace di uscire dal Novecento. L’Italia, che con Berlusconi aveva firmato un trattato di partenariato con Libia, che escludeva qualsiasi azione di guerra dai rispettivi paesi, ha bombardato la Jamahiriya insieme alla Nato.

I libici hanno resistito per sette mesi sotto bombardamenti spaventosi, mentre i “ribelli” di Hillary avanzavano per prendere Tripoli. I libici si sono arresi solo quando è caduta Tripoli  e Gheddafi è stato massacrato. Certo, i libici non si aspettavano di essere bombardati proprio dall’Italia e possiamo aspettarci solo ostilità. La  Libia è per noi la maggiore sconfitta dopo la Seconda Guerra mondiale. Non possiamo dare la colpa agli altri Stati Nato  di averci costretto a bombardare la Libia: la Francia non fece la guerra in Iraq perché era contro il proprio interesse nazionale.

Fu la sinistra a volere la guerra a ogni costo per far fuori Gheddafi e fare fuori Berlusconi. Fu Napolitano, all’epoca un monarca assoluto, ad aderire alla decisione di Obama per l’intervento. Mentre la Libia veniva bombardata dalla Nato, l’Italia veniva bombardata dallo spread, come scrisse il Sole 24 Ore. Anche su questo dovremmo riflettere per la crisi in cui è precipitata l’Italia e che paga il popolo italiano.