La luna di miele in prima pagina

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La luna di miele in prima pagina

La luna di miele in prima pagina

04 Luglio 2006

Con il suo decreto dedicato al “cittadino consumatore” il governo Prodi ha messo a segno un impareggiabile en plein mediatico.

Difficile ricordare a memoria d’uomo un tale coro di consensi verso una qualsiasi iniziativa governativa: dal Sole 24 Ore al Manifesto, da Repubblica a Libero, passando per il Foglio e per il Giornale, il plauso è stato unanime. Certo ci sono state molte sfumature, come i distinguo dei giornali d’opposizione, ma anche imbarazzanti picchi di entusiasmo. E’ il caso di Repubblica che ha trasformato puntualmente, sulle sue pagine, le misure proposte dal governo in conquiste già realizzate: “Trovare un taxi sarà più facile”; “Chiudere un conto bancario sarà gratuito”; “I farmaci costeranno meno”, ecc…

Pagato pegno alla capacità (o alla fortuna) comunicativa del Governo e constatata l’incredibile e perdurante luna di miele che Prodi intrattiene con la stampa nazionale (anche quella d’opposizione) ci sarebbe da fare qualche piccola osservazione nel dettaglio sulle tanto conclamate misure di liberalizzazione.

Cominciamo con i taxi. I comuni potranno vendere nuove licenze a chi ne ha già una: chi le compra avrà il divieto di rivenderle ma potrà assumere tassisti a cui assegnarle. E’ facile immaginare che le saranno soprattutto le grandi cooperative a giovarsi di questa opportunità per poi assumere i tassisti necessari. Con il risultato ben poco liberalizzatore di trasformare dei piccoli imprenditori in dipendenti . Senza contare l’effetto, sulla qualità del servizio, di avere dei tassisti a busta paga: se a fine mese lo stipendio è sempre quello, a che vale starsene in giro col caldo o quando c’è da vedere una partita o da portare a spasso la fidanzata?

Veniamo ai farmaci nei grandi magazzini. E’ vero, i farmaci da banco potranno essere venduti dalla grande distribuzione ma a patto che dietro il banco ci sia un farmacista iscritto all’ordine. Si dice che i grandi magazzini potranno assumere giovani farmacisti disoccupati, ma non risulta che questa categoria ne annoveri molti, anzi già oggi le farmacie fanno fatica a trovarne. L’effetto, in sostanza, sarà che le farmacie apriranno succursali nei grandi magazzini. Davvero non sembra una grande conquista di libertà.

Che dire del fatto che i professionisti, avvocati, medici, dentisti, architetti, potranno essere pagati solo con bonifici o altri strumenti bancari? Oltre a sembrare un bel regalo alle banche per le varie commissioni, non ci vediamo grandi vantaggi per il consumatore. Se non per quello disonesto che, fattosi togliere il dente cariato, prometterà un bonifico che non arriverà mai. E i negozianti (con più di 250 mq di superficie) che ogni settimana dovranno comunicare all’agenzia delle entrate i loro incassi giornalieri, con la lista di clienti e fornitori? Si sentiranno più liberi dopo le nuove misure del governo?

Si tratta di piccoli e grandi dubbi, di incongruenze e contraddizioni che avremmo voluto vedere registrate anche dalla grande stampa, tutta impegnata invece in una sorta di marcia trionfale in onore del governo. Anche alcuni giornali di opposizione hanno dato il meglio del loro complesso di inferiorità, quasi fossero ansiosi di mostrare finalmente ossequio ai nuovi potenti.

La mossa del ministro Bersani è stata intelligente: maturata in silenzio, piena di accorgimenti propagandistici, ideale per mettere l’opposizione sulla difensiva. I giornali amici hanno fatto il resto, con tanto di associazioni dei consumatori che per la prima volta nella loro storia possono calcolare il risparmio per le famiglie invece della solita stangata (che peraltro è arrivata quasi inosservata, sulle bollette energetiche, appena la settimana scorsa). Persino la rivolta dei tassisti è una benedizione e i loro scioperi, in atto o minacciati, non hanno mai avuto così tante prime pagine.

Se il governo di centro-destra avesse saputo in cinque anni fare un quinto di quanto Prodi ha fatto in un giorno sul fronte del consenso mediatico, forse la storia sarebbe andata diversamente.

Ma, si sa, Berlusconi era il padrone d’Italia. Solo che l’Italia non se ne era accorta.