La lunga domenica pomeriggio di un disoccupato di 50 anni del Nord-Est
13 Aprile 2009
di Paola Vitali
“A Vicenza si fa sesso per cooptazione. Siamo in provincia, in ambienti chiusi, la socialità è privata e privatista, la ricchezza un valore, i soldi e le competenze legate ai soldi sono un fattore di stratificazione sociale. I gruppi si formano in base ai soldi e al successo nella professione con una tendenza alla verticalizzazione più che alla orizzontalizzazione.”
Su questa teoria non particolarmente nuova né sofisticata del narratore-protagonista Andrea Bonin, lo scrittore-manager Massimo Lolli sviluppa una storia quanto mai attuale, quella di un cinquantenne di successo improvvisamente disoccupato. Bonin fino a un anno prima è stato il massimo dirigente di una prestigiosa azienda di tessuti vicentina, socialmente rispettato e sessualmente appetibile. Da quando è stato messo alla porta senza troppi riguardi, non solo non riesce a trovare una nuova occupazione, sebbene abbia fatto della ricerca di lavoro la sua occupazione a tempo pieno, ma ha anche deciso di girare alla larga dagli abituali luoghi cittadini della socialità e del tempo libero. Di giorno finge di lasciare casa per andare a Milano a lavorare, mentre invece trascorre la giornata passeggiando per cimiteri, al telefono con segretarie di manager che si rifiutano di parlargli e con poco utili società di selezione del personale; di sera punta locali con nomi tipo Elisiro Mascara nelle provincie “straniere” di Padova o Verona. Convinto che una città provinciale e ricca come Vicenza diventi un’impraticabile prigione se ti porti addosso la vergogna di non avere lavoro.
Il libro si apre con la spassosa sequenza di una serata da rimorchio in uno di questi “dancing dall’insegna azzurrina” frequentati da “tardone”. Sequenza in dialetto vicentino, spassosa, vivace e bella pronta per un adattamento cinematografico (che Lolli deve aver avuto in mente durante l’intera stesura del romanzo, visto il precedente e piuttosto fortunato film tratto dal suo “Volevo solo dormirle addosso” del 2004). Il resto delle storie invece da quel momento in avanti non brillano per originalità, e si resta delusi in particolare da un tono e da una prevedibilità che richiamano più che altro la fiction televisiva di medio livello.
Lolli sceglie di vestire il suo Bonin di spavalda determinazione a tornare a galla, di humour e di ironia, e confeziona il tutto con sapiente leggerezza. Ma anche i tentativi di restituire la grottesca, inconcludente artificialità delle tecniche da manuale per trovare lavoro e dei consulenti che le propongono, rimangono sempre piuttosto prevedibili e scontate.
La perdita di dignità che solitamente segue alla perdita di un’occupazione, per il suo protagonista immerso fino al collo in un mondo di materia e di apparenza si esaurisce nella impossibilità di prendere serenamente un aperitivo in piazza tra i suoi (ex) pari. Così in questa società industriale in crisi sembrerebbe che il peso di giornate di colpo tutte da riempire e senza più obiettivi sia inferiore a quello di sentirsi parte oltre il limite ragionevolmente tollerato del club degli sfigati, di cui il personaggio di Lolli è certo ormai di essere membro dopo diciotto mesi di inattività. Ma più per la difficoltà di continuare il tenore di vita da esibire sul suo palcoscenico provinciale, che non per un effettivo fallimento personale, o soprattutto per la mancanza di quelle piccole soddisfazioni quotidiane che ti fanno sentire anche un essere umano utile a qualcosa grazie al tuo mestiere.
Lolli è considerato uno “scrittore del lavoro”, ed in effetti il suo percorso professionale all’interno di grandi realtà industriali in veste di responsabile di risorse umane e di relazioni sindacali, gli ha fornito una buona dose di conoscenza sul campo. E’ un peccato e uno spreco però che metta più impegno nel dipingere un affresco sociale terragno e chiaramente a lui molto familiare del Nord-est che non nell’andare in cerca di tutte le pieghe oscure della lunghissima serie di domeniche pomeriggio di chi ha perso il lavoro e non ha nessuna idea di quando potrà ritrovarlo.
Massimo Lolli, Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio, Mondadori, 199 pagine, 18 euro.