La lunga giornata di Obama è iniziata

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La lunga giornata di Obama è iniziata

20 Gennaio 2009

In una grigia giornata di gennaio, con una temperatura raggelante di tre gradi sottozero, Barack Obama si prepara a giurare per diventare ufficialmente il 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America. In questi giorni Washington è stata letteralmente invasa da una folla immensa di cittadini, di curiosi e di addetti ai lavori che hanno voluto partecipare a un evento che tutti definiscono storico. Sarebbero circa due milioni e mezzo le persone che sono arrivate in città per partecipare alle manifestazioni dell’Inauguration Day. Un numero di persone che eccede largamente le capacità di ricezione del sistema alberghiero della capitale americana. Per trovare un albergo i visitatori sono dovuti andare nei vicini stati della Virginia e del Maryland, altri hanno dovuto pagare prezzi salatissimi per trovare alloggio presso dei privati. Ieri ho parlato con un tassista di origine somala che mi ha assicurato che un suo cugino aveva affittato una stanza per quattro giorni a ben 15.000 dollari. Forse siamo già alle leggende metropolitane.

L’Inauguration Day è stato preceduto da una settimana di celebrazioni. A sottolineare il carattere storico della sua elezione, Obama ha voluto ripercorrere su una vecchia carrozza ferroviaria degli anni Trenta lo stesso cammino che Abramo Lincoln effettuò nel febbraio del 1861 da Filadelfia a Washington prima di essere eletto presidente. Un omaggio all’uomo che nel 1863, grazie all’Emancipation Proclamation abolì la schiavitù all’interno della Confederazione. Un altro personaggio a cui Obama ha voluto rendere omaggio è stato Martin Luther King. Ieri era la festa federale che commemora la nascita del reverendo King, fautore della resistenza pacifica e dell’eguaglianza fra le razze. Obama ha chiesto alla nazione di onorare l’eredità del reverendo rafforzando l’impegno a rifondare la nazione: “Vi chiedo un impegno di lungo periodo per migliorare la vita dei vostri concittadini – un impegno che deve durare più di un solo giorno; in questo momento di grandi sfide e di grandi cambiamenti, io vi chiedo di fare la vostra parte, di tirarvi su le maniche e di lavorare per rifondare questa nazione”. Subito dopo Obama, per dare il buon esempio, si è recato prima all’ospedale militare Walter Reed a visitare dei soldati feriti e dopo in una casa per homeless a prestare opera di volontariato dando una mano di vernice blu alle pareti.

Un sondaggio, lanciato nei giorni scorsi dalla CNN, ha mostrato che il 69 per cento degli afro-americani è convinto che, con l’elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti, il sogno del reverendo King si sia realizzato, 45 anni dopo il celebre discorso “I have a dream…”. Un sondaggio simile, lanciato lo scorso Marzo, aveva mostrato che solo il 34 per cento la pensava così. Lo stesso sondaggio mostra che la popolazione bianca è molto più scettica al riguardo. Sorprendentemente, solo il 46 per cento dei bianchi crede che il “sogno” si sia realizzato, comunque in crescita rispetto al 35 per cento dello scorso marzo. Domenica scorsa c’è stato anche un grande concerto, intitolato “We are the one”, di fronte al Lincoln Memorial, che ha visto la partecipazione di artisti di area democratica come Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Denzel Washington e tanti altri che si sono esibiti in un freddo polare e di fronte ad una folla strabocchevole. Quando Garth Brooks ha eseguito il successo degli Anni ’70 “American Pie” Obama si è messo a cantare assieme a lui.

Uscendo di casa questa mattina, verso le nove, mi sono reso conto che Washington è come in stato d’assedio. Ci sono polizia e forze di sicurezza ad ogni piè sospinto. Ho provato ad entrare nella metropolitana, ma la stazione di Ferragut North è stracolma di gente con polizia e cani che attuano le severe misure di sicurezza previste per l’occasione. Decido di continuare a piedi lungo la Connecticut per andare verso la Casa Bianca dove Obama dovrebbe arrivare nel primo pomeriggio. Anche qui mi trovo di fronte a una muraglia umana. Molti, nonostante il freddo hanno dormito all’addiaccio per conservare un posto in prima fila. Ho rinunciato e sono tornato a casa perché tanto Obama non sarei riuscito a vederlo comunque.