La lunga strada verso il Cremlino

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La lunga strada verso il Cremlino

27 Aprile 2007

Durante il suo discorso sullo stato della nazione di fronte alla Duma del 25 aprile, Vladimir Putin ha cercato di mettere l’accento sugli affari militari e la politica sociale e infrastrutturale degli anni a venire. Comunque, ha di nuovo aggirato il tema di maggiore interesse per i cremlinologisti: la sua preferenza per il futuro presidente del paese. Secondo l’attuale costituzione russa il presidente non può servire per più di due mandati e le prossime elezioni  sono previsti per marzo 2008.

Attualmente, due sono i principali candidati. Uno dei due è Dmitrij Medvedev. E’ nato nel 1965 e ricopre l’incarico tipicamente russo di primo vice primo ministro. In precedenza è stato capo dell’amministrazione del Cremlino. Ha ottime relazioni con Putin e come lui viene da San Pietroburgo, dove era  suo consigliere quando Putin serviva come vice-sindaco. Il suo grande vantaggio è di occuparsi nella funzione attuale ‘dei progetti di priorità nazionale’, come quelli riguardante la salute pubblica e l’edilizia sociale. Questi progetti si godono di grande popolarità e permettono a Medvedev di aumentare la sua conoscenza a livello nazionale. Al tempo stesso, però, Medvedev sembra avere anche un grande svantaggio: è troppo liberale per molti esponenti di Russia Unita, il partito di Putin. La biografia di Medvedev non mostra nessun legame con il KGB o il suo successore, il FSB. Secondo Olga Kryschtanowskaja, esperta di élites politiche russe, il 78 per cento dei deputati della Duma e dei parlamenti regionali sono dei siloviki, cioè in qualche modo legati ai servizi segreti sia oggi che nel passato. L’estraneità all’ambiente  mette Medvedev in una posizione un po’ isolata di fronte alla classe politica russa. Per di più, esprime a volte delle posizioni che non sono gradite all’inclinazione autoritaria e centralistica dell’attuale governo. Ad esempio, al Foro Economico Mondiale a Davos, Medvedev si è dichiarato un forte sostenitore dell’economia del mercato.

L’altro possibile candidato per le presidenziali è Sergej Ivanov, nato nel 1953 a San Pietroburgo come Putin. Da febbraio è primo vice primo ministro al fianco di Medvedev. Da marzo 2001 a febbraio 2007, è stato ministro della Difesa. Mentre Medvedev si occupa di questioni di rilievo sociale, Ivanov si occupa soprattutto della diversificazione dell’economia e dello sviluppo di nuove tecnologie, problematiche  meno conosciute tra l’elettorato. Ma a causa della sua lunga carriera nel governo, Ivanov ha già raggiunto un alto tasso di popolarità tra i russi. Il suo grande vantaggio su Medvedev è l’appartenenza all’ala siloviki della classe politica russa. Ivanov ha lavorato per venti anni come collaboratore del KGB e del FSB. Viene considerato come un nazionalista e ‘realista’ pragmatico, fortemente critico degli Stati Uniti ma consapevole della necessità di cooperazione con l’Occidente e parla inoltre un ottimo inglese.

Sul tavolo, comunque, c’è sempre un’altra possibilità da non escludere. Malgrado Putin abbia più volte affermato che non intende candidarsi per una terza volta, in molti non ne sono convinti. Alla fine di marzo, il presidente del Consiglio della Federazione e stretto alleato di Putin, Sergej Mironov, ha invocato un cambiamento della costituzione per rendere possibile un terzo mandato. Anche il leader del partito comunista, Gennadi Sjuganov, ha detto che il prossimo presidente con molta probabilità sarà quello di oggi. Sjuganov, che nel 1996 andò molto vicino alla presidenza, ritiene che la costituzione possa essere cambiata facilmente visto che Russia Unita ha 307 voti (su un totale di 450) nel parlamento e quindi dispone di una maggioranza di due terzi. Non c’è dubbio che se Putin si ricandidasse, otterrebbe un altro mandato. In occasione delle ultime elezioni presidenziali nel 2004, ha vinto con il 71 per cento dei voti e alcuni sondaggi lo danno adesso perfino all’80 per cento. Secondo un altro sondaggio, pubblicato dalla Neue Zuericher Zeitung, il 66 per cento dei russi è favorevole a una riforma della costituzione per garantire a Putin un terzo mandato. Perfino lo stesso Putin si è recentemente espresso in modo ambiguo. In un’intervista al canale televisivo arabo Al-Jazeera ha detto che molte persone in Russia e all’estero gli consigliano di candidarsi nuovamente ma che finora il popolo russo non si è espresso in questa direzione.

Per Putin la questione di un terzo mandato è alquanto spinosa perché ha sempre dichiarato che avrebbe rispettato la costituzione e anche nel discorso di fronte alla Duma di ieri ha ribadito che l’anno prossimo ci sarà un altro presidente. Ciononostante, nel marzo 2008 avrà solo 55 anni e sembra improbabile che si ritirerà dal mondo politico. Un’ulteriore ipotesi è che non prenderà certo la via della pensione ma “ripiegherà” su un’altra presidenza, quella di Gazprom, che potrebbe fondarsi con il Rosneft per diventare l’azienda più grande del mondo. Il settimanale tedesco Focus, invece, ha recentemente insinuato che ci potrebbe essere un ribaltamento costituzionale che indebolirebbe il ruolo del presidente così che Putin potrebbe di nuovo diventare primo ministro, come nel 1999, è gestire il paese con ampi poteri.