La mano lunga di al-Qaeda sulla strage del Libano
26 Giugno 2007
di redazione
Secondo il governo di Beirut e quello di Madrid i mandanti della strage libanese in cui hanno perso la vita sei soldati dell’esercito spagnolo (tra cui tre colombiani) sarebbero gli uomini di al-Qaeda.
Non solo, stando agli ultimi aggiornamenti, pare che la Renault bianca riempita di esplosivo (circa 50 kg) sia stata fatta esplodere per mezzo di un telecomando a distanza, esclusa quindi l’ipotesi di un attentatore suicida.
Ipotesi che altre fonti invece non scartano a priori. Comunque sul fatto che l’attentato di ieri sia stato studiato nei minimi particolari sono in molti ad essere d’accordo. D’altronde i caschi blu dell’Onu erano stati accusati poco tempo fa di aver bombardato un un campo profughi palestinese da un portavoce di Fatah al-Islam, Abu Salim Taha. Inoltre il gruppo Qaedat al-Jihad fi al-Lubnan (Base della guerra santa in Libano) fu creato poco tempo dopo da una costola dei Partigiani di al-Qaeda in Iraq.
Il fatto che la stessa Hezbollah abbia apertamente condannato l’attentato fa capire quanto questo significhi una sconfitta per l’organizzazione sciita. Hezbollah infatti, agisce da polizia in quasi tutto il Libano tranne in quelle zone in cui la popolazione è a maggioranza cristiana, come nel luogo dell’attentato. Le comunità druse e sunnite, poi, condividono un’avversione per le forze dell’Onu e quindi è da qui che logicamente ci si dovrebbero aspettare eventuali covi anti-occidentali.
Il fatto che l’attentato sia stato organizzato dagli ambienti dell’Islam radicale collegati ad al-Qaeda è emerso dalle confessioni dei militari di Fatah al-Islam catturati nel campo profughi di Nahr al Bared e che avrebbero confessato l’esistenza di preparativi per colpire i caschi blu. Il ministro dell’Informazione libanese, Ghazi Aridi, ha fatto sapere che “esiste un nesso preciso tra l’attentato e la battaglia dell’esercito libanese contro i terroristi di Fatah al-Islam a Nahr al Bared”.