La manovra ‘corre’ in Parlamento: intesa bipartisan e voto in due giorni
12 Luglio 2011
Tappe serrate in Parlamento. Per combattere la tempesta economico-finanziaria che ha investito l’Europa, Italia compresa, serve il varo definitivo della manovra. Berlusconi fa un appello alla “coesione nazionale” in linea con la sollecitazione di Napolitano che si traduce nell’accordo bipartisan tra maggioranza e opposizione al quale ha lavorato il presidente del Senato Schifani, siglato oggi davanti al ministro Tremonti.
A Palazzo Madama il ministro dell’Economia ha messo a punto il testo manifestando una sostanziale disponibilità ad accogliere i pochi emendamenti – e a saldi invariati – disposti sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Il Pdl presenterà cinque emendamenti finalizzati ad “assicurare alla manovra maggiore equità senza per questo perdere di vista il rigore necessario per rispondere all’attacco speculativo al quale è stato sottoposto il Paese” spiegano Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, per i quali si tratta di proposte aperte al contributo delle altre forze di maggioranza e a iniziative che sugli stessi temi presenterà l’opposizione. E se si pensa che in un gruppo di oltre 130 senatori si è arrivati a sole cinque proposte di modifica , è il segno che si è anteposto “l’interesse primario dell’Italia ai pur legittimi interventi che questo provvedimento avrebbe potuto suscitare”, osservano il presidente e il vicepresidente dei senatori Pdl. Che al termine dell’incontro con il titolare del Tesoro, il presidente Schifani e i capigruppo di maggioranza e opposizione annunciano la presentazione di alcuni emendamenti anche da parte di Tremonti su privatizzazioni e, probabilmente, su liberalizzazioni e la clausola relativa all’attuazione della delega fiscale.
E su un ipotetico ricorso alla fiducia (ieri non lo escludeva il ministro Romani) che allo stato attuale non è stato ancora deciso, Gasparri ha definito l’eventualità più “una scelta tecnica che politica”, considerato il timing serrato del voto in Parlamento. Tra le proposte di modifica a firma Pdl c’è il capitolo pensioni e nello specifico il meccanismo di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici. Secondo quanto si apprende, la misura manterrebbe l’attuale sistema di indicizzazione per le pensioni medio-basse e cancellerebbe la perequazione per quelle superiori cinque volte alle pensioni minime Inps.
E ancora: la correzione della norma sull’aumento dell’imposto di bollo sui conti titoli e la modifica sulla sterilizzazione, in relazione al patto di stabilità interno, della quota di cofinanziamento che rigurda l’uso dei fondi strutturali europei per regioni e enti locali. Infine si propone l’istituzione di una cabina di regia a livello nazionale sui fondi strutturali europei presieduta dal premier e alla quale partecipano i ministri Tremonti, Romani (sviluppo economico), Fitto (rapporti con le Regioni), Sacconi (Lavoro) e Gelmini (Istruzione).
Quattro emendamenti dalla Lega: patto di stabilità a favore dei comuni virtuosi, pensioni, imposta di bollo sui conti titoli e infrastrutture. Bossi è soddisfatto dell’esito della giornata tremontiana e a tarda sera cena col super-ministro a Palazzo Madama.
Approccio collaborativo dalle opposizioni ma col solito distinguo antiberlusconiano. Se ne incarica Anna Finocchiaro, nonostante Tremonti abbia accolto alcuni emendamenti proposti dalle opposizioni (tra questi le indicizzazioni delle pensioni, la norma sull’ammortamento per le società concessionarie e la progressività del bollo sui depositi titoli). Il capogruppo Pd al Senato si congeda da Tremonti e subito dopo annuncia che comunque il suo partito voterà no alla manovra pure se ci saranno modifiche (un paradosso) al testo originario. Non solo ma dopo il varo, Berlusconi si “deve dimettere”.
Un paradosso grande come una casa visto che, se il governo lasciasse Palazzo Chigi dopo l’approvazione della manovra, le ripercussioni in una fase così delicata per l’intera Europa azzererebbero gli sforzi compiuti fin qui.
Leit motiv rilanciato in coro da Bersani, D’Alema e Bindi. E al coro democrat si aggiungono Casini e Di Pietro: anche Udc e Idv voteranno contro mentre i finiani non hanno ancora deciso tra astensione e voto negativo. A ben guardare, dall’incontro con le forze parlamentari dell’intero schieramento, il testo della manovra esce blindato e, proprio per questo, il lavoro alla Camera dovrebbe scorrere via senza intoppi. Domani nella capigruppo verrà stabilita la tabella di marcia ma è possibile che dopo il via libera del Senato previsto per giovedì, il provvedimento approdi lo stesso giorno in commissione Bilancio e venerdì nell’Aula di Montecitorio. Un rush finale per dare un segnale forte ai mercati mondiali, già dalla riapertura delle borse, lunedì mattina.
Tremonti ringrazia l’opposizione per aver dimostrato “senso dello Stato” e tira il fiato dopo aver tessuto la tela del dialogo con maggioranza e opposizione ed essersi preso l’impegno con l’Europa e i mercati mondiali di arrivare al pareggio di bilancio nel 2014. Dopo l’uno-due delle Borse a picco, oggi Milano ha chiuso col segno più e il differenziale con i bund tedeschi si è ridotto. Segnale incoraggiante, commentano dalle file della maggioranza, che come la ricetta della coesione e della collaborazione bipartisan sia un buon antidoto per fronteggiare l’attacco degli speculatori internazionali.
E tuttavia la domanda è: basterà tutto questo? Basterà approvare a tempo di record una manovra economica, cioè una legge? Perché la sensazione è che l’attacco delle ‘locuste’ non riguardi l’Italia ma più direttamente investa l’Europa e la sua moneta: l’euro. In realtà più di una sensazione se è vero come è vero che è stato convocato in quattro e quattr’otto un vertice europeo e lo stesso Trichet, presidente (uscente) di Bce, ha richiamato l’attenzione sulla debolezza dell’impianto finanziario europeo di fronte all’assalto senza precedenti degli speculatori internazionali.
C’è poi da considerare gli effetti della crisi del debito americano che in questi giorni ha pesato e non poco sugli umori dei mercati mondiali. Ecco perché c’è chi come Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl e presidente Anci (domani Regioni e Comuni incontreranno Tremonti) prevede tempi lunghi per la battaglia alla quale l’Europa è chiamata.
Per l’Italia, la vera prova sarà lunedì. Alla riapertura delle Borse.