La manovra fa tremare la maggioranza e Alfano apre al confronto
25 Agosto 2011
Il conto alla rovescia segna meno tre. Tre giorni per trovare un accordo sulle modifiche alla manovra e metterle nero su bianco prima che scada il termine per la presentazione degli emendamenti. Da qui a lunedì, dunque, l’agenda del governo sarà rovente.
Ieri i tavoli di lavoro sono stati due. Da una parte il Pdl, con Angelino Alfano che, chiamando i suoi a raccolta in Senato ha cercato di sciogliere, insieme ai cosiddetti frondisti, i nodi su pensioni, aumento dell’Iva e contributo di solidarietà. Sull’altra sponda la Lega, che non ha la minima intenzione di allentare la presa sulla previdenza e, in più, sta lavorando a un pacchetto di modifica per ridurre i tagli agli enti locali intervenendo con una tassa sui beni di lusso.
La tensione rimane alta, soprattutto se si considera quando detto con chiarezza dal segretario pidiellino durante la riunione di Palazzo Madama: “La manovra è emendabile, non è il Vangelo”. Una dichiarazione che è suonata come il gong prima della ripresa. Ieri pomeriggio Alfano aveva scelto il Meeting di Comunione e Liberazione, a Rimini, per raffreddare i bollenti spiriti che aleggiano sulla manovra. Dopo aver garantito che il Pdl non ha “pregiudiziali nei confronti di nessuno, né della sinistra, né del Terzo polo” si è detto convinto che superato questo passaggio critico, l’asse Pdl-Lega si rafforzerà. E proprio in merito ai battibecchi degli ultimi giorni con il Carroccio sul tema delle pensioni ha detto che “coloro i quali hanno già una pensione, non la vedranno toccata. Noi siamo a difesa dei pensionati che hanno già una pensione”. Poi ha sottolineato la necessità di “un patto” contro il precariato: “Non vogliamo creare un conflitto generazionale fra padri e figli, vogliamo pensare al futuro dei giovani, che hanno già difficoltà a trovare un lavoro e che si trovano ad essere precari.
Insomma, quella di Alfano è un’apertura al confronto, purché non sia ideologico e guardi al bene dei cittadini. Così, in merito alla contro-manovra del Pd, dice che alcune proposte possono essere studiate e valutate nonostante le “molte ombre”. Ma i democrat, convinti che la manovra avrà un “impatto recessivo tale da scompaginare le tutele sociali”, mettono l’esecutivo sotto pressione: “Siamo pronti – dice il segretario, Pierluigi Bersani – purché il governo non perda tempo”. Fli alza la posta in gioco, con Carmelo Briguglio che è disposto a tendere la mano all’esecutivo solo “se il governo modifica la manovra per abolire non alcune Province, ma l’ente Provincia”.
Intanto, all’orizzonte, c’è lo sciopero generale indetto dalla Cgil per il 6 settembre. Bocciato da Bersani, è stato invece accolto dal leader dell’Idv, Antonio di Pietro: “Tra poco non solo io, ma tutto il popolo italiano finirà per scendere in piazza”. A via dell’Umiltà, invece, viene bollato come lo “sciopero contro Berlusconi”.
Polemiche a parte, il Pdl lavora senza sosta. L’intervento sulle pensioni, nonostante le barricate del Carroccio, è di primaria importanza per il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Sembrerebbe scartato l’intervento sull’Iva: c’è il rischio di rottura con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e con tutta la Lega. Ci potrebbe essere invece un innalzamento della soglia del contributo di solidarietà, nella formula di un unico prelievo del 5% sui redditi sopra i 200 mila euro.
Ma dalle file della maggioranza c’è chi invita alla massima prudenza e responsabilità. A parlare è il vicecapogruppo Pdl a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello: “La manovra va approvata senza stravolgimenti, altrimenti cade il governo”.
Intanto, gli Enti locali che sono nella traiettoria di un colpo di falce da 6 miliardi, sono sul piede di guerra e annunciano battaglia contro il decreto. Per questo oggi l’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), guidata da Osvaldo Napoli, farà il punto sulla manovra con Alfano. Nel pomeriggio, invece, una delegazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sarà sentita dalle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.