La Merkel incassa il ‘sì’ del Bundestag e pensa già al G20 di Aprile
27 Febbraio 2012
Il G20 dei ministri delle finanze delle economie più sviluppate del mondo conclusosi ieri a Città del Messico non ha prodotto i risultati sperati. Se da una parte i “garanti” del cordone della borsa dei vari paesi si sono detti disponibili a fare in modo che il Fondo Monetario Internazionali, diretto dall’ex ministra delle finanze francese, Chrstine Lagarde, sia dotato di maggiori risorse di fronte alla crisi europea, è anche vero che le decisioni vere e proprie sono stata deferite ad altro appuntamento: il G20 che si terrà il prossimo Aprile.
Di fatto i paesi in rapido sviluppo, capitanati dal Brasile della ‘presidenta’ Dilma Rousseff, prima di conferire maggiori risorse al FMI, aspettano di vedere se la Germania, l’unica economia a livello europeo in grado di sostenere ulteriori esborsi per far fronte alla crisi dell’euro, effettivamente darà seguito agli impegni presi.
Il FMI della Lagarde sta puntando ad ottenere un aumento delle dotazione del fondo, dagli attuali 500 miliardi di dollari a 1 trilione. Così facendo il FMI, assieme allo European Stability Mechanism (ESM) riuscirebbe a fornire un firewall da 2 trilioni di dollari ai guai dell’Europa mediterranea. Indiscrezione trapelate dal G20 di Città del Messico parlano di un aumento di capitale da parte cinese di 100 miliardi di dollari e di 50 miliardi da parte giapponese.
Una disponibilità che però non nasconde i mal di pancia nel gruppo dei paesi in rapido sviluppo economico dell’area centro e sud americana. Il ministro delle finanze messicano, Guillermo Ortiz – uno dei rappresentanti di quel gruppo di paesi che nicchiano di fronte alla prospettiva di dover contribuire ancora ai guasti europei – non ha lesinato commenti al vetriolo sul piano di salvataggio greco, definendolo “mal concepito, mal disegnato, mal implementato”.
Il ministro messicano ha inoltre affermato che i problemi di breve periodo dell’Europa hanno “rapito” il dibattito sui problemi di lungo-periodo dell’economia internazionale. Dichiarazioni che danno la misura della riluttanza dei governi dell’America Latina, a far fronte ai guai dell’Europa, considerata una frontiera ormai in declino dell’economia mondiale.
Un G20 di ministri delle finanze fallimentare che si è chiuso non a caso alla vigilia del voto al Bundestag tedesco per la nuova tranche di aiuti tedeschi che dovrebbero mettere un tampone ai guai greci e a quelli dell’eurozona in generale. Nel pomeriggio di Lunedì 27 Febbraio, infatti, la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, è andata nuovamente a chiedere alla maggioranza CDU-CSU e FDP al Bundestag d’approvare un nuovo esborso dalle casse federali tedesche da 11 miliardi di euro, da conferire all’ESM per far fronte ai guai dell’Europa.
Il governo tedesco è riuscito ad ottenere un successo significativo, con 496 voti a favore e 90 contrari. Alla vigilia del voto, il ministro degli interni, Hans Peter Friederich, in un’intervista al noto settimanale ‘Der Spiegel’ (lo Specchio) aveva manifestato la propria perplessità sulla bontà della via del salvataggio per la Grecia. Per il ministro tedesco, l’idea che l’uscita dall’euro della Grecia debba necessariamente contemplare il collasso della moneta unica europea, è un argomento non dimostrabile.
Un uscita quella di Friederich, membro della CSU bavarese, che aveva fatto temere che in occasione del voto del 27 Febbraio si sarebbero manifestate incrinature nella maggioranza parlamentare che sostiene il governo di Angela Merkel. Con il voto in questione, la barra della cancelliera resta salda, facendo della Merkel il dominus assoluto della politica tedesca (anche alla luce delle dimissioni del presidente Wulff pochi giorni or sono).
Il prossimo anno la Germania sarà chiamata ad approvare una nuova tranche d’aiuti, sempre da 11 miliardi di euro. Un impegno difficile, visto che il 2013 anno sarà anno di elezioni politiche anche in Germania e la popolare cancelliera dovrà spendere pezzi del proprio (pur significativo) consenso per andare a spiegare ai tedeschi – secondo un sondaggio Emnid il 60% degli elettori tedeschi ritiene che la Grecia non possa essere salvata – che le scelte in favore della permanenza ellenica nell’euro zona abbiano servito il benessere dell’economia tedesca (e a pensar male anche quello della banche tedesche piene di titoli greci in pancia).