La Merkel “non poteva non sapere”. E non ha fatto nulla

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La Merkel “non poteva non sapere”. E non ha fatto nulla

21 Dicembre 2016

Se persino noi dell’Occidentale avevamo lanciato l’allarme su possibili attacchi contro i mercatini natalizi, prima dell’eccidio a Berlino, è inaccettabile che il governo tedesco non abbia fatto la necessaria prevenzione per evitarli e che i grandi giornali non abbiano messo in guardia l’opinione pubblica su quello che poteva accadere. La notizia c’era, l’allarme era stata lanciato dai servizi di intelligence, quelli inglesi in particolare, ma nulla è stato fatto per proteggere i mercatini di Natale. Si parla di “low technology”, attacchi a bassa intensità, commessi usando camion per seminare morte un po’ com’è avvenuto per certi blitz palestinesi contro i civili israeliani, ma i Paesi europei, a quanto pare, nulla hanno imparato da Israele che deve difendersi da anni dalla minaccia del terrorismo islamico.

In Gran Bretagna, a dire il vero, qualcosa era stato fatto e il mercatino natalizio di Birmingham è protetto da barriere anticarro, che fanno tanto Baghdad ma a qualcosa servono; gli inglesi hanno un loro modello di prevenzione, dopo gli attacchi nelle metropolitane i servizi di Sua Maestà avranno infiltrato e tengono sotto controllo le centrali dell’odio jihadista nel Paese. Ma perché la stessa cosa non è accaduta nei mercatini tedeschi? Forse perché la Germania, o la Francia, si pensi alla strage sul Lungomare di Nizza, stanno prendendo la minaccia jihadista sottogamba. Hollande e Merkel non hanno saputo leggere e decifrare la realtà, insieme ai giornaloni che su questo come su tanti altri temi non riescono più a guardare in faccia la verità. E la verità è che il terrore islamico ha dichiarato guerra da anni agli americani ed europei, e che continuerà a colpire con la stessa spietatezza.  

Ecco perché non si può non ritenere Angela Merkel responsabile di quello che è accaduto. L’attacco di lunedì scorso a Berlino è infatti solo l’ultimo di una lunga serie, iniziata, esattamente un anno fa, con la notte di Colonia, quando centinaia di donne tedesche furono molestate sessualmente e derubate da bande di immigrati arabi e nordafricani in una notte di Capodanno fuori controllo. Le autorità tedesche in queste ore indagano, hanno arrestato e poi rilasciato un giovane richiedente asilo pakistano (ma dal Pakistan, che non è un paese in guerra, perché arrivano richiedenti asilo in Europa?), è caccia all’uomo nei confronti di un altrettanto giovane tunisino che avrebbe guidato il camion della morte. Il suo documento è stato ritrovato nel Tir. Di passaporti il tunisno ne avrebbe avuto più d’uno, ed era già nel mirino dell’antiterrorismo perché legato a un network islamista che fa capo a un predicatore arrestato dalla polizia tedesca. Il giovane si era visto respingere la sua richiesta di asilo ma continuava a vivere in Germania grazie a un permesso speciale.  

Dobbiamo ringraziare il cielo se tanti attacchi condotti nel 2016 in Germania da immigrati, sedicenti profughi e richiedenti asilo non hanno provocato una ondata di morti. Lo scorso 27 febbraio, ad Hannover, un agente di polizia viene accoltellato da un teenager radicalizzato da ISIS. Il 16 aprile, due giovani musulmani piazzano una bomba in un tempio Sikh a Essen, l’esplosione fa tre feriti. Il mese di luglio è particolarmente sanguinoso: il 18 luglio un rifugiato afghano minorenne ferisce con un’ascia cinque persone su un treno. Il 22, un uomo apre il fuoco in un grande magazzino, ammazzando 9 persone e ferendone altre 35. Il 24, un richiedente asilo siriano armato con un coltello uccide una persona e ne ferisce altre cinque a Reutlingen; nello stesso giorno, un altro rifugiato siriano fa scoppiare una bomba fuori una vineria ferendo 15 persone. A novrembre, a Ludwigshafen, un 12enne iracheno aveva già costruito un ordigno artigianale per colpire un mercato di Natale. Queste minacce e questi attacchi non hanno spinto a nessuna reazione. 

Si può anche criticare gli esponenti delle destre nazionaliste tedesca, inglese e olandese, che adesso accusano la Merkel di avere le mani sporche di sangue – becera propaganda elettorale, commenta qualcuno infastidito dal veder crollare una dopo l’altra le proprie insormontabili certezze sulle magnifiche sorti e progressive della società multiculturale – e in un momento in cui la cancelliera sembra particolarmente debole politicamente, è possibile che i cristiano-democratici perdano le prossime elezioni. “Se l’attacco fosse stato commesso da qualcuno arrivato nel paese in cerca di protezione sarebbe ripugnante”, ha detto Angela alla stampa, ma un secondo dopo la cancelliera ha ribadito la sua volontà di continuare con una politica della accoglienza. 

Il  problema è proprio questo, la politica della “porta aperta”, l’apertura incontrollata delle frontiere inaugurata nel recente passato dalla cancelliera, simbolo di un modello della accoglienza, indiscriminata, fine a se stessa che non ci stanchiamo di ripeterlo non è una politica sulla immigrazione. Merkel ha fatto entrare quasi un milione tra profughi ed immigrati in Germania, prima di fare retromarcia pagando il regime di Erdogan per fare il guardiano dei confini europei. Ma ormai era tardi: quella politica di apertura si è rivelata “disastrosa”, come ha detto l’ex ambasciatore americano alle Nazioni Unite, John Bolton. Lo tsunami dei rifugiati o presunti tali in Germania ha esposto il Paese agli attacchi dei jihadisti. E molti tedeschi, come altrettanti cittadini europei, sentono di aver perso il controllo della loro nazione. Di non essere più sicuri in casa propria.

Le anime belle non si lamentino se al prossimo giro l’Afd, Hofer, l’Ukip di Farage, il partito di Geert Wilders, Viktor Orban in Ungheria o Marine Le Pen vinceranno le elezioni. “Non intendiamo pagare gli errori della Germania,” ha detto il presidente ungherese dopo l’attacco a Berlino. In Europa bisogna darsi una regolata in politica interna, come fecero gli Stati Uniti subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle. I cittadini europei devono essere consapevoli che per difendere la democrazia bisognerà abituarsi anche ai check-point stile Israele per controllare i passanti, magari durante eventi pubblici a rischio come le festività. Siamo popoli accoglienti, quello italiano in particolare, ma il nostro spirito solidale non può essere sfruttato da chi ci odia per attaccarci e uccidere persone innocenti. 

“I nostri cuori e le nostre preghiere sono con i familiari delle vittime del terribile attacco terroristico di Berlino,” ha detto il presidente eletto Donald Trump. “Civili innocenti sono stati uccisi nelle strade mentre si preparavano a celebrare il Natale. Isis e altri gruppi terroristici islamici continuano a massacrare cristiani nelle loro comunità e nei luoghi di lavoro come parte della loro jihad globale. Questi terroristi e i loro complici e network regionali e mondiali devono essere sradicati dalla faccia della terra, una missione che noi ci incarichiamo di condurre con tutti gli alleati amanti della libertà”. Questo vuol dire fare chiarezza, nonostante ti diano del “razzista”.