La Merkel vince la scommessa dello Efsf, il fondo europeo salva-Stati

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La Merkel vince la scommessa dello Efsf, il fondo europeo salva-Stati

La Merkel vince la scommessa dello Efsf, il fondo europeo salva-Stati

29 Settembre 2011

Doveva essere il giorno della verità. E lo è stato, in un certo senso. L’Europa può di fatto contare sull’impegno tedesco sul futuro dell’euro di fronte alla crisi del debito sovrano. Al Bundestag, la maggioranza Cdu-Csu/Fdp ha approvato il piano di trasferimenti dalle casse tedesche al fondo salva-Stati europei, lo European financial stability facility (Efsf), facendo crescere la quota tedesca fino a 211 miliardi di euro sui 750 miliardi di cui è attualmente dotato il fondo.

Quest’ultimo è la struttura fondata nel giugno del 2010 e affiancata dall’agenzia delle entrate tedesca la Finanzagentur, la Bce e la European Investment Bank- di nuove risorse provenienti dalle casse federali tedesche.

Il capitale in gestione allo Efsf passerà da 250 miliardi di euro a 440 miliardi. Il piano di ampliamento della dote era stato deciso a Marzo e a Luglio di quest’anno ma non ancora implementato. Si tratta dell’onda lunga del Financial Stability Package da 750 miliardi di euro che adesso vede il passaggio parlamentare, lo stesso pacchetto che vedeva il Efsf mettere 440 miliardi, l’FMI raggiugerà quota 250 miliardi e lo European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) salirà a 60 miliardi di euro. Nulla a che vedere però con le cifre che circolano in queste ore – due trilioni di euro – da conferire in aggiunta ai 440 di oggi al Efsf. 

Il reperimento di questi ulteriori 2 trilioni di euro sarebbe alquanto pesante, e per di più tale progetto (buttato giù all’ultimo G20 dei ministri delle finanze a Washington lo scorso sabato) non piace affatto al ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble e pare non raccogliere grandi consensi neanche alla Banca Centrale Europea.

Il banco di prova di oggi è di quelli decisivi per il governo liberal-conservatore tedesco. Angela Merkel si batte da giorni per ottenere la sua maggioranza al Bundestag: 311 voti, per raggiungere i quali i ‘No’ e gli astenuti non dovrebbero superare quota dicianove.

Il voto di oggi al Bundestag ha segnato la buona tenuta del governo – in grave difficoltà dopo le sconfitte subite dai partiti di coalizione nelle recenti tornate amministrative. Anche sul piano esterno, vista la diffidenza mostrata da tanta parte delle cancellerie europee nei confronti di quel presunto anti-europeismo tedesco che in più di una ripresa è stato percepito dalle parti di Berlino.

Un segnale forte anche alla comunità internazionale e all’amministrazione americana, molto critica nei confronti dell’Europa. E questo perchè alla Casa Bianca sanno che l’Occidente è entrato in una seconda recessione e tra un anno Barack Obama si gioca la rielezione.

C’è abbastanza unanimità nel dire, infatti, che l’Europa e gli Stati Uniti siano entrati in recessione. Forse è per questo che Obama ha già iniziato ad attaccare l’Europa, come ha fatto ieri dalla California in un discorso pubblico a Montain View. Ed è per questo che gli americani non perdono occasione di darcele in testa. Anche il Segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, non smette di tirare il martello sul cranio degli europei.  

Infatti tra le costanti degli ultimi mesi – proprio in occasione degli incontri a porte chiuse del G20 e dell’Ecofin i ministri delle finanze Occidentali – stanno le ripetute cariche di Geithner contro gli europei, rei di essere i veri artefici della doppia recessione in arrivo. Ai rimbrotti statunitensi, gli europei da mesi fanno ‘spallucce’, dicendo che non accettano lezioni da un governo, quello statunitense, che non ha visto arrivare la crisi finanziaria del 2008 e che contagiato il sistema finanziario globale, conducento alla più dura recessione economica internazionale dalla crisi del 1929.

Con il voto di oggi, il governo di Angela Merkel e più in generale la Germania – oggi la più forte nazione europea – non solo accettano di salvare la Grecia (storicamente la Germania non ha mai avuto un grande interesse a intrattenere relazioni molto cooperative con il governo ellenico), ma soprattutto si impegnano anche a metterci gran parte dei soldi necessari per farlo.

Ma esistono alternative credibili al default della Grecia (e dunque al suo salvataggio)? Secondo un’esclusiva del quotidiano francese ‘La Tribunè ci sarebbe un piano segreto messo a punto dalla società tedesca ‘Roland Berger’ chiamato “Piano Eureca”, con l’obiettivo di privatizzare l’attivo patrimoniale dello stato ellenico e fornire liquidità alle casse greche. Il piano sarebbe stato presentato dal Ceo della società, Martin Wittig alla cancelliere tedesca Angela Merkel circa una settimana fa.

Il piano è declinato in sei fasi e prevede oltre alla vendita di tutti gli asset, il costituirsi di una sorta di ‘trust’ con sede in Lussemburgo, prevedendo che tutti gli stati dell’Unione entrino in una holding.

Questa sarà a capo del trust, immettendo subito i 125 miliardi e trasferendoli ad Atene per abbattere il suo debito pubblico. Così Atene passerebbe da un debito del 145% a circa l’88%, sostenibile secondo diversi analisti. Il piano, sempre secondo ‘La Tribune’ ha al suo interno anche una misura che possa concederea alla Grecia di aiutare la crescità economica attraverso la creazione di un fondo di 20 miliardi ricavato dall’emissione di obbligazioni sugli asset greci venduti.

“Il nostro piano di recupero – ha dichiarato l’ad di Roland Berger Wittig al quotidiano francese – persegue un obiettivo chiaro: aiutare le finanze della Grecia a ristrutture il suo debito e supportare la crescita”.