La mia passerotta è davvero adorabile, si merita un ringraziamento speciale

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La mia passerotta è davvero adorabile, si merita un ringraziamento speciale

25 Agosto 2009

Mario! Allora? Come è andata in Sicilia!”.

“Ragazzi: eccezionale!”.

“Dai racconta racconta!”.

“Mah, è semplicemente un posto incredibile… La gente è incredibile, il cibo è incredibile, il mare è incredibile. È incredibile!”.

Racconto ai miei colleghi per filo e per segno tutto il giro dell’isola, e nel farlo mi rendo conto ancora meglio di che viaggio incredibile sia stato: di quante cose abbia visto, di quante emozioni abbia provato legate a posti diversissimi ma tutti bellissimi, e tutto questo grazie a Roberta: è stata sua l’idea di fare un viaggio itinerante, e io l’avevo osteggiata non poco in questa decisione.

Me ne rendo conto solo ora che ne parlo coi colleghi. Non l’ho nemmeno ringraziata. Ho dato per scontato che fosse normale essere stati così bene avendo fatto tutto ciò che lei si è imposta di farci fare. Mi viene un irrefrenabile voglia di rimediare, di ringraziarla, di gratificarla.

Taglio corto con i racconti per mandarle un messaggio.

“E poi?” mi chiede Domitilla, l’unica che stava ascoltando veramente partecipata e si è resa conto del brusco taglio di dettagli.

“Poi ti racconto bene a pranzo tesoro!”.

Prendo il cell e scrivo alla mia passerotta. Le scrivo che è la donna più bella del mondo e che io sono l’uomo più fortunato, e le dico di non prendere impegni per la serata che ho in mente un programmino.

Quando esco dall’ufficio (dove ho combinato poco e niente) passo al ristorante giapponese e mi faccio fare un assortimento di sushi take-away.

Fantastico come all’apparenza sia così bello il cibo giapponese, tutti questi colori, questa cura per i dettagli, le forme.

Peccato che mi faccia letteralmente vomitare appena lo metto in bocca! Ma questo è un dettaglio irrilevante. La mia sushina lo adora e oggi se lo è meritato.

Passo anche dal cinese e prendo un risotto alla cantonese sempre take-away e torno a casa.

Candele, vino in fresco, e il gioco è fatto.

Quando arriva la mia lei spengo la luce e la faccio entrare nel (suo) castello.

“Wow! Che atmosfera romantica” dice compiaciuta.

Quando vede il sushi sulla tavola impazzisce: “Ma ciccio! Ma ti fa schifo a te il sushi!”.

La faccio accomodare e le verso il vino.

Poi la bacio.

Mentre mangia mi da un sacco di soddisfazioni, e in parte credo di capire cosa provi lei quando vede mangiare me, anche se il sushi non l’ho di certo preparato io!

Poco dopo cena la mia pasticcina va a dormire che, a differenza di me, ha avuto una giornatina niente male; poi ha lavorato anche ieri mentre io ronfavo mascolinamente beato a casetta.

Quindi rassetto tutto e lavo i piatti, con gioia, e penso che poterlo fare, poter rassettare e lavare i piatti sia miei che suoi, sia una fortuna incalcolabile, e spero di poterlo fare per sempre.