La mitologia veltroniana è già tutta in campagna elettorale (con qualche aiutino)

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La mitologia veltroniana è già tutta in campagna elettorale (con qualche aiutino)

07 Febbraio 2008

Il doppio tenore della campagna elettorale veltroniana è ormai delineato. Sul primo spartito ci sarà il timbro mesto della “occasione perduta”, del Berlusconi che ha chiuso le porte in faccia alle riforme e ha precipitato il paese nell’avventura elettorale con l’impresentabile abito del “porcellum”.

Sul secondo ci  sarà invece il timbro eroico del “solo contro tutti”, della corsa ardita e pura col vento dei valori in poppa, contro le ammucchiate e i compromessi elettoralistici degli altri.

Si tratta di due portentosi artifici retorici che Veltroni saprà alternare con sapienza e con l’attivo sostegno della stampa amica e della sua personale capacità mitopoietica.

Sulle variazioni meste e vittimistiche Veltroni è stato ben spalleggiato dal duo istituzionale Napolitano-Marini e dalle loro multiformi consultazioni, chiuse, con il “rammarico” del Colle, dal no di Berlusconi.

Il cuore simbolico del tema eroico sarà invece incentrato sulla figura mitica di Barak Obama, l’uomo nuovo che corre da solo contro l’apparato democratico clintoniano, che parla di poesia e di sogni (e solo di questo) al cuore indurito dell’America bushiana, e ha un piede piantato nel nuovo mondo e l’altro nel continente dimenticato. Africa e America insieme, perfetta e vivente rappresentazione dell’immaginario veltroniano.

Ieri  il segretario del Pd  si è impossessato dello stesso slogan obamiano: “Yes we can”,  che qualcuno ha prontamente tradotto in “sì, se po’ fa”. Presto probabilmente farà suo anche il video con lo stesso titolo che un supporter della campagna ha realizzato con cantanti e attori che trasformano un discorso del loro beniamino in un toccante inno a più voci.Un raro esempio di culto della personalità messo in musica (lo potete vedere qui).

Tina Brown, l’ex direttrice di Vanity Fair e di New Yorker, (una che di star system se ne intende) intervistata qualche giorno fa da un giornale italiano così definiva Obama: “Lui è l’eroe giovane, attraente e superficiale dell’era tv, funziona grazie all’alto quoziente di glamour che gli ha tirato dietro Hollywood e la televisione”. A parte qualche dettaglio sembra il ritratto di Walter.

Su questo apparato mitico Veltroni sovrappone la sua potente macchina comunicativa e il sostegno dei giornali e giornalisti amici. La Repubblica di martedì scorso, giorno in cui Marini ha rinunciato all’incarico, sembrava già un perfetto volantino elettorale, studiato con la massima cura sia nella grafica che nei contenuti. A Concita De Gregorio Veltroni confida con toni ispirati la chiave della sua campagna d’attacco. Prima il timbro vittimistico: “Avevamo la possibilità di fare una legge che desse a questo paese governi stabili. Qualcuno, non noi, l’ha respinta”. Subito seguito dal tema eroico del cavaliere solitario, il lone ranger senza macchia e senza paura: “Noi andiamo da soli a queste elezioni: noi cambiamo ritmo e cambiamo rotta. Gli altri sono oggetti desueti, il centro-destra è costretto a ripetere lo stesso schema di sempre. Non è una scelta tattica la nostra ma l’unico modo possibile per indicare una direzione nuova”.

Nel mezzo c’era tutto l’armamentario mitico necessario alla bisogna: “Anche a Obama nessuno credeva” e poi: “Ha visto il superbowl? Hanno vinto i Giants contro i Patriots che dire favoriti era poco%E2