La morte del figlio di Cameron mostra come s’intrecciano politica e privato

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La morte del figlio di Cameron mostra come s’intrecciano politica e privato

26 Febbraio 2009

L’epilessia è una brutta bestia. Anche nelle sue forme più blande fa vivere in una condizione di paura e insicurezza costanti, in attesa di quell’attacco che potrebbe essere peggiore di altri. Figuriamoci cosa può essere la "Sindrome di Ohtahara", una forma di encefalopatia epilettica precoce che colpisce i bambini, sin dalla nascita, provocando gravi disfunzioni fisiche e mentali e addirittura la morte.

Ivan, il figlio di 6 anni del leader dei conservatori inglesi David Cameron, soffriva della sindrome di Ohtahara. David e sua moglie Samantha sapevano che il bambino era destinato a una vita breve e difficile ma lo hanno amato senza riserve, convinti che il loro bambino aveva portato gioia e amore nella loro famiglia.

Ivan è morto all’alba di oggi dopo un attacco più grave di altri, e una disperata quanto inutile corsa al St. Mary Hospital di Londra. Per un giorno, la vita politica inglese si è fermata stringendosi intorno a Cameron e al lutto che ha colpito la sua famiglia.

L’esperienza vissuta a fianco di Ivan è stata fondamentale nella formazione del Cameron politico ed è per questo che ci interessa raccontare questa storia, per mostrare come, in fondo, le esperienze della vita privata possono intrecciarsi e influenzare in modo significativo le idee di un uomo politico. 

Lunghi giorni trascorsi negli ospedali pubblici, ore ed ore a parlare con i medici e i genitori di altri bambini sofferenti, tutto questo ha spinto Cameron a dire che – se la parola d’ordine di Blair era stata ‘istruzione, istruzione, istruzione’ – la sua può essere riassunta in tre lettere: NHS, il sistema sanitario nazionale. “La mia famiglia – ha detto una volta Cameron – è spesso nella mani nel sistema sanitario nazionale. E voglio che loro siano al sicuro”.

Meno burocrazia, dunque, meno sprechi sulla scorta dell’eredità thatcheriana, ma anche un “conservatorismo compassionevole” in grado di smussare i tratti più aggressivi di quella ideologia. Cameron è tornato spesso su questo concetto per definire la sua posizione sulle questioni bioetiche. Ha confessato di essersi sentito “investito da un treno” quando scoprì la rarissima malattia del figlio, aggiungendo: “Per un po’ sei depresso per lo scarto tra quelle che erano le tue speranza e la realtà, ma poi superi questo stadio ed è meraviglioso”.

Ivan non parlava, non camminava, non riusciva a mangiare da solo. Ma a sentire le parole con cui Cameron lo ha ricordato – la gioia di aver vissuto con lui mescolata al dolore di averlo perso – dimostra che il tema politico dell’assistenza ai malati e ai disabili in Gran Bretagna non è solo un copyright dei laburisti.

Un conservatorismo moderno e compassionevole, dunque. Moderno perché il partito conservatore in Inghilterra è sempre stato una forza modernizzatrice, il partito del futuro e del cambiamento. Compassionevole perché il conservatorismo ha ancora molto da dire su come aiutare quelle persone che rischiano di essere lasciate indietro. Conservatore perché, se diamo più fiducia alla gente e la mettiamo in grado di essere responsabile della propria vita, il risultato sarà una società più forte.

Questa impostazione ha influenzato le posizioni di Cameron su temi decisivi come possono essere l’aborto o i limiti della ricerca scientifica. Cameron è un difensore della famiglia ed ha votato per una legge restrittiva sull’aborto, incalzato dalla componente pro-life del partito (una legge che comunque non è passata per l’opposizione dei laburisti). Eppure Cameron è in controtendenza. L’estate scorsa ha dichiarato che se fosse scelto come nuovo premier non cambierà le leggi esistenti che permettono di abortire anche dopo il limite delle 24 settimane, se le analisi mostrano che il nascituro è disabile.

Ancora più discutibile, per molti inglesi, è stata la scelta di schierarsi a favore di quel fronte trasversale della politica inglese favorevole alla ricerca sugli embrioni. Anche in questo caso, Cameron ha detto che su argomenti del genere vale la libertà di coscienza ed ognuno è libero di votare come crede ma, secondo lui, è fondamentale che la scienza faccia dei passi avanti in questo campo: “Ho un figlio epilettico e con una paralisi cerebrale e quando lo guardo e vedo quanto soffre penso ‘Se potessi fare qualcosa per bloccare le sue sofferenze perché non dovrei provarci?’”. Dichiarazioni come queste hanno provocato una levata di scudi dal mondo cattolico. Secondo il cardinale Keith O’Brien la legge sugli ‘embrioni ibridi’ è stata “un attacco mostruoso alla dignità umana e alla vita, una manipolazione degna di Frankenstein”.

Ma adesso non è il momento delle polemiche. E’ solo un’occasione per ricordare Ivan, la gioia della sua nascita e il dolore per la sua perdita, e i sentimenti di un padre che ha perso suo figlio. Ma anche un modo per riflettere sulle relazioni tra politica e privato.