La morte della figlia di Tyson è l’ultimo atto di una vita violenta
27 Maggio 2009
Exodus, la figlia del pugile Mike Tyson, è morta in un ospedale dell’Arizona. Aveva 4 anni ed era a casa a giocare. Da sola. Ha messo la testa in una corda appesa a un tapis roulant ed è rimasta soffocata. Suo padre era lontano, a Las Vegas, e appresa la notizia è corso al capezzale della figlia. Quando è morta, ha chiesto un po’ di tregua alla stampa.
Mike Tyson è il contrario di Obama. Con i suoi pugni rabbiosi e la violenza incontrollabile, l’ex campione dei pesi massimi rappresenta la metà oscura del sogno (afro)americano. Tyson è grosso pugile semianalfabeta finito in carcere per aver stuprato una reginetta di bellezza (tre anni, il tempo di convertirsi all’Islam e uscire), Obama uno smilzo presidente intellettuale con moglie e figli, una famiglia senza macchia. Il primo ha dichiarato bancarotta dopo aver accumulato 38 milioni di dollari di debiti col fisco, e aver dilapidato una fortuna in spese da nababbo. Il secondo sta cercando di rimettere in sesto l’economia degli Usa.
Tyson sta all’integrazione dei neri nella società americana come un uppercut alla mano tesa di Obama. Non ci sono stati sogni nella vita di Tyson, se non sul ring, e sono tinti di sangue come quel pezzo d’orecchio strappato allo sfidante Holyfield. “Iron Mike” è lontano anni luce dagli ideali del Reverendo King ma anche dal tormento e l’estasi di Cassius Clay. Per Tyson c’è solo il tormento. E una vita folle, sregolata, in ogni suo aspetto eccessiva. “Un tragico incidente”, ha detto la polizia a proposito della morte di Exodus. Una dei 6 figli avuti da Tyson ognuno da madri diverse.